Manovre d'esate: Il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, quantifica gli effetti fiscali delle recenti manovre correttive - quella di luglio e la manovra bis di agosto - e lancia un allarme: nel 2013 la pressione fiscale si attesterà al 44,3%, gravando sui cittadini e sulle imprese. Il rischio che possa soffocare i deboli segnali di ripresa dell'economia degli ultimi mesi è elevato. Nel 2013 il carico fiscale si stima possa aumentare dell'1,7% . A tali risultati, informano dalla CGIA, si è giunti muovendo dalle previsioni di finanza pubblica contenute nel DEF 2011 (Documento di Economia e Finanza), e dall'ipotesi che le maggiori entrate fiscali per gli anni 2012 e 2013, subiranno un incremento dovuto proprio agli effetti fiscali previsti dalla manovra correttiva di luglio e dalla maxi-manovra di agosto. La simulazione
è dunque la risultante della somma tra le entrate fiscali previste per il 2012 dalla manovra di luglio (che ammontano a circa 6.081 milioni di euro) e il gettito aggiuntivo, previsto dalla manovra bis, che si traduce in 4 miliardi di euro derivanti dalla diminuzione delle agevolazioni ed esenzioni fiscali, cui si aggiungono ulteriori 3 miliardi di euro dalla "Robin Tax", la tassa sulle imprese, energetiche italiane, dal contributo di solidarietà, dalla riforma della tassazione delle rendite finanziarie. Per il 2012 sono state prese in considerazione le stesse entrate fiscali stimate per il 2014. "Per stimare la pressione fiscale negli anni 2012 e 2013 - ha precisato Bortolussi - abbiamo classificato come entrata fiscale anche il gettito prodotto dalla futura riforma della assistenza sociale. Tale decisione è coerente con la norma di salvaguardia che prevede, nel caso di mancata attuazione della delega, che si proceda al taglio delle detrazioni e delle agevolazioni fiscali e quindi un conseguente aumento delle entrate fiscali. Nel caso la riforma assistenziale venisse attuata, si può ipotizzare che i 4 miliardi di gettito anticipati al 2012 e i 20 miliardi anticipati al 2013, si traducano in minori erogazioni ai cittadini e quindi vengano considerati nei bilanci pubblici come risparmi di spesa. In questa ultima ipotesi, la pressione fiscale potrebbe essere inferiore a quella ipotizzata nella nostra elaborazione".
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