La Cassazione ha detto stop all'uso del saluto romano fuori e dentro gli stadi. La Corte è stata categorica sottolineando che il saluto fascista non può essere interpretato come un saluto scherzoso ma anzi costituisce 'una manifestazione esteriore che rimanda, per comune nozione storica, all'ideologia fascista, e quindi ad una ideologia politica sicuramente non portatrice dei valori paritari e di non violenza ma, al contrario, fortemente discriminante ed intollerante'. È così la prima sezione penale della Corte, (sentenza n. 25184/2009) ha confermato la condanna emessa nei confronti di un capo ultras, sulla base della legge Mancino che punisce l'incitamento alla violenza per motivi razziali e religiosi. L'uomo, dell'età di circa 30 anni, era andato in trasferta per seguire la partita della sua squadra del cuore. Giunto allo stadio però pretendeva di entrare senza pagare il biglietto. Lui e un gruppo di altri ultras avevano dato vita ad un corteo con tanto di saluto fascista e ne erano scaturiti dei tafferugli. Il caso finiva prima in Tribunale e poi in Corte d'Appello che emetteva sentenza
di condanna. In Cassazione, l'ultras ha sostenuto che la condanna sarebbe stata eccessiva visto che il 'saluto romano' era soltanto un 'saluto scherzoso'. La Corte però non ha voluto sentire ragione ed ha ribadito il divieto per questo gesto, evidenziando come esso riporti 'ad un regime totalitario che ha emanato, fra l'altro, leggi di discriminazione di cittadini per motivi razziali'.

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