L'articolo intende dare indicazioni ai genitori nel loro difficile percorso per mantenere un giusto equilibrio tra amore e doveri nella relazione con i figli e con gli altri

Il bioeticista Paolo Marino Cattorini scrive: "Il mestiere di vivere si impara più o meno come si apprende lo sport o l'arte della regia. Ci vuole una conoscenza delle regole, delle teorie più significative che la tradizione ci ha consegnato e che applicheremo a una situazione concreta e specifica. Occorre poi imitare buoni esempi, trarre ammaestramento da racconti e gesti di giustizia, che altri prima di noi hanno incarnato. Infine, occorre scendere in campo e vivere, spendersi per un desiderio buono, giocare la faccia per una causa di liberazione". Essere genitori non è propriamente un mestiere ma si impara quotidianamente come un mestiere per poi far imparare il mestiere di vivere. Per preparare alla vita occorre essere preparati e avere tempo e strumenti, questo il compito dei genitori: "[…] occorre preparare appieno il fanciullo ad avere una vita individuale nella società, ed allevarlo nello spirito degli ideali" (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

"I genitori non sono i costruttori dei figli ma i loro custodi" (cit.). Etimologicamente "custode" deriva da radici con significato di "coprire, difendere, proteggere, avvolgere", è colui al quale è affidato l'incarico di guardare, conservare qualcosa di non sua proprietà, da restituire. Così i genitori sono responsabili della vita dei figli in quanto ne devono dare risposta, perché "ogni fanciullo ha un diritto innato alla vita" (art. 6 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia) e "a conoscere i propri genitori ed essere da essi accudito" (art. 7 par. 1 Convenzione). L'etimologia della parola figlio è da ricondursi ad una radice sanscrita col significato di "succhiare, poppare, allattarsi", da cui il verbo latino "fellare", "succhiare" e il sostantivo "filius", letteralmente, "colui che succhia il latte". I genitori per i figli: momento e riferimento, alimento e nutrimento, arricchimento e non annichilimento di vita. Infatti, nei casi estremi è prevista la decadenza dalla responsabilità genitoriale sui figli (art. 330 cod. civ.) o vi possono essere altri provvedimenti.

Il Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, d. lgs. 26 marzo 2001 n. 151, e successivamente il decreto legislativo 80/2015 "Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, in attuazione dell'articolo 1, commi 8 e 9, della legge 10 dicembre 2014, n. 183" confermano quanto siano importanti il primo periodo di vita per un bambino e la funzione della famiglia. I genitori e le altre figure di riferimento (nonché le istituzioni) si dovrebbero, perciò, interrogare e ravvedere da scelte individualistiche, egoistiche o adultistiche.

Il pedagogista Daniele Novara spiega: "Il senso dell'organizzazione è anche quello di essere positivi, di non lasciarsi andare a nervosismi particolari, rancori, a un senso di sconforto, ma di mantenere sempre la fiducia nelle risorse nostre e dei nostri figli. Non mi stancherò mai di ripetere che a guardare il bicchiere mezzo pieno, almeno in questo settore, non si sbaglia mai" (in "Organizzati e felici. Come organizzare in famiglia le principali sfide educative dei figli, dai primi anni all'adolescenza", 2019). I genitori devono essere "positivi" per poter assistere moralmente i figli ai sensi degli artt. 147 e 315 bis comma 1 cod. civ..

I genitori devono educare alla vita e non edulcorare la vita, devono aiutare i figli a prevenire o evitare gli inciampi e non spianare gli inciampi lungo la strada che deve essere scelta e percorsa dai figli: "[…] preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia fra tutti i popoli" (art. 29 lettera d Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). È un dovere cui corrisponde anche una forma di responsabilità civile ai sensi dell'art. 2048 cod. civ.. I genitori devono mettersi dalla parte dei figli ma non giustificarli, far sentire la presenza, dare l'appoggio ma non l'approvazione, la comprensione ma non l'indulgenza (per esempio quando i figli fanno qualcosa di grave). Da più parti gli esperti invitano i genitori a non essere fan dei figli: i figli non sono da venerare ma da generare e rigenerare continuamente.

Lo psicoanalista Massimo Recalcati sostiene: "I genitori devono fare come gli arbitri di calcio che si prendono tutti gli insulti, ma non replicano agli insulti perché devono consentire che il gioco continui" (nella lectio magistralis del 15 febbraio 2020 a Matera). I genitori hanno un ruolo visibile e sociale, quello di rappresentare le regole (acquisite in quanto adulti) del gioco della vita e di farle rispettare, quel gioco (o esercizio) di cui sono protagonisti i figli che devono imparare a scendere in campo e giocare al meglio nel rispetto delle regole condivise, per cui "[…] occorre preparare appieno il fanciullo ad avere una vita individuale nella società, ed allevarlo nello spirito degli ideali" (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

Essere genitori non è avere il figlio dei propri sogni ma soddisfare i bisogni del figlio che si ha e far sì che disegni i suoi sogni pur coi suoi limiti e superando i suoi limiti. I figli non sono né da adorare né da adornare, sono soggetti e non oggetti.

I genitori devono comportarsi come i conduttori in un contratto di locazione, con la consapevolezza che a fine contratto devono restituire la casa senza danni e dar conto al proprietario. Perché i figli non appartengono ai genitori ma alla vita, per questo esistono anche gli istituti dell'affidamento e dell'adozione (l. 4n maggio 1983 n. 184 "Diritto del minore ad una famiglia", novellata dalla l. 28 marzo 2001 n. 149).

Nell'esercizio della genitorialità si riscopra il senso etimologico e profondo dell'affidamento: atto di fiducia e fede nella vita di quell'essere che non appartiene a nessuno dei due genitori. E si tenga presente la peculiarità dell'adozione internazionale: per il bambino è un continuo sconvolgimento, prima la ferita abbandonica e poi lo sradicamento dalla propria terra per raggiungere la nuova famiglia. Chiedersi quale sia lo stato d'animo di quel bambino è la più elevata forma di empatia, soprattutto per i genitori adottivi.

C'è differenza tra crescere e far crescere i figli e di questo devono essere consapevoli e responsabili i genitori. Nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia è chiara la differenza tra crescita e sviluppo: la crescita è un processo accumulativo, lo sviluppo è un processo trasformazionale.

Come la trasformazione che è oggetto del libro di Pinocchio che da burattino vuole diventare bambino. I personaggi del libro Pinocchio sono tutti simbolici e didascalici, tra cui quello di Mangiafoco. Adulto, apparentemente burbero, burattinaio (abituato a manipolare esistenze altrui e a suscitare emozioni effimere) e, alla fine, regala cinque zecchini d'oro che procureranno a Pinocchio solo guai. È l'emblema di quei genitori (o adulti in generale) che hanno dentro qualcosa di irrisolto, non sanno gestire i rapporti con i figli e danno loro soldi o cose materiali pur di "toglierseli di torno" o pensando di fare la scelta migliore senza tener conto delle vere esigenze e lasciandoli soli di fronte a situazioni non ancora alla loro portata.

I genitori sono come degli artisti, in particolare degli scultori: dell'opera d'arte conservano solo l'autorialità, concetto che richiama quello di autorità.

Tra gli errori genitoriali più frequenti: perdere la pazienza per un nonnulla e parlare con un linguaggio violento o inadeguato o adultistico. E, poi, il più delle volte si scarica ogni responsabilità sulla scuola da cui si pretende ogni cosa, anche quello che a casa non si fa.

Si parla frequentemente di collaborazione scuola-famiglia ma, spesso, i genitori interpellati dagli insegnanti per un qualsiasi problema dei figli (disturbo del linguaggio, disturbo comportamentale o altro) si mettono sulla difensiva o, peggio, passano all'attacco puntando il dito contro la scuola ritenendola responsabile di aver cagionato il problema segnalato. E pensare che, in alcuni settori, si sono sviluppati il "parent training" e il "parent coaching". Si dimentica che "istruire ed educare i figli", prima ancora di essere un diritto, è un dovere costituzionale (art. 30 comma 1 Cost.) e, pertanto, da adempiere nel migliore dei modi, come cittadini, considerato anche che i tre articoli della Costituzione sulla famiglia sono posti sotto la rubrica "Rapporti etico-sociali" nella Parte I "Diritti e doveri dei cittadini".

Non è vero che l'amore per i figli non conosce limiti perché i limiti sono i figli stessi che sono altre persone rispetto ai genitori. I figli sono soggetti d'amore e non oggetti d'amore perché l'amore, in particolare quello genitoriale, è una relazione in divenire e non un'emozione individuale. Non a caso la rubrica dell'art. 1 della Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori (ottobre 2018) è: "I figli hanno il diritto di continuare ad amare ed essere amati da entrambi i genitori e di mantenere i loro affetti".

Tra genitori e figli ci si può anche non parlare o avversare, ma qualcosa di profondo per sempre rimane, fosse anche il vuoto d'amore, descritto nelle parole dello scrittore Erri De Luca rivolgendosi alla mamma Emilia: "Sono sgusciato dalla tua pienezza senza lasciarti vuota perché il vuoto l'ho portato con me".

Quel vuoto d'amore che si prova quando i figli se ne vanno da casa tanto che si parla di "sindrome del nido vuoto" o, ancor di più, quel baratro d'amore in cui si sprofonda in caso di morte di un figlio e ancor di più in caso di suicidio.

Quando un genitore perde un figlio è un'esperienza "innaturale" e un dolore indescrivibile e non esiste nemmeno un termine per indicare questa situazione. Ci si dimentica, però, che anche gli altri figli si ritrovano nella stessa situazione di aver perso un fratello e di aver perso anche quello che erano prima di allora i genitori e anche per loro non esiste un termine per indicare la loro situazione di "orfani" del fratello scomparso. Bisogna considerare, perciò, anche i figli "superstiti" affinché non vivano nell'ombra sino a provare la cosiddetta "sindrome del sopravvissuto".

"Ladri di entusiasmo" (cit.): come sono, spesso, i genitori o altri adulti di riferimento nei confronti delle nuove generazioni.

Il bioeticista Cattorini si chiede: "Ma contano davvero solo i risultati oppure vale anzitutto il significato dei gesti, la qualità delle azioni realizzate per il presunto bene dei figli"". Una domanda che dovrebbero porsi spesso i genitori.

I figli hanno bisogno di genitori credibili: genitori consapevoli, coraggiosi, coerenti, costanti, costruttivi, come contadini della vita.

Genitori e figli si concepiscono a vicenda: i genitori concepiscono i figli la prima volta e i figli concepiscono i genitori di volta in volta.


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