Un equilibrio tra l'innovazione e la dimensione umanistica della professione forense


L'ingresso dell'intelligenza artificiale nel mondo del diritto sta diventando ormai una realtà. Di sicuro rappresenta una svolta significativa, segnando l'inizio di un'era in cui la tecnologia e la legge diventeranno alleati consentendo interazioni precedentemente inimmaginabili.

Non si tratta solo del normale progresso tecnologico, ma di un fenomeno che pone interrogativi profondi sul ruolo e sul futuro della professione legale. Mentre l'intelligenza artificiale apre nuove frontiere in termini di efficienza e capacità analitica, solleva anche questioni etiche e pratiche che richiedono un'attenta considerazione da parte dei professionisti del diritto.


Iniziamo però a fugare alcune paure. Nell'era dell'intelligenza artificiale, la percezione che la tecnologia possa sostituire l'avvocato appare come un timore comprensibile ma a ben vedere ingiustificato.

L'essenza del ruolo di un avvocato infatti non è nella mera conoscenza delle leggi e delle procedure ma si radica profondamente nella sua dimensione umana, nella sua capacità di stabilire un rapporto fiduciario con il cliente.

Le qualità umane sono il nucleo centrale di un grande avvocato, ciò che fa la differenza, ciò che lo rende unico e che gli consente di immergersi nella vita reale delle persone.

Un bravo matrimonialista ad esempio deve saper bilanciare i diritti del cliente con le sue esigenze emotive e relazionali. Diversamente una vittoria sul piano strettamente economico potrebbe tradursi in una sonora sconfitta sul piano umano e delle relazioni familiari.

Insomma un avvocato non è solo un esperto di legge, ma anche un confidente, un professionista su cui riporre fiducia e da cui sentirsi ascoltati.

Lo spessore umano, l'abilità di instaurare un legame di fiducia, la capacità di "calarsi nei panni" del cliente sono doti che l'intelligenza artificiale non potrà mai replicare.

Ogni avvocato, nella sua dimensione umanistica e nella sua capacità di convincere, è unico e irripetibile.

Questo non significa che l'AI non possa generare anche problemi. Ogni scoperta dell'uomo si presenta con una duplice valenza. Anche la scoperta del fuoco può essere servita all'uomo per riscaldarsi ma allo stesso tempo poteva costituire un pericolo, quello di generare un incendio.


Non preoccupiamoci dunque delle possibili criticità e proviamo a cogliere gli aspetti positivi.

L'intelligenza artificiale può, per esempio, trasformare radicalmente la gestione dei dati, l'analisi di precedenti giurisprudenziali, e la previsione degli esiti processuali, offrendo a noi avvocati strumenti potenti per affinare la nostra professione.

Ciò che conta è l'approccio che riusciamo ad avere con questa nuova sorprendente tecnologia. Deve trattarsi di un approccio equilibrato e dobbiamo fare in modo di non farci trasportare dall'intelligenza artificiale ma diventarne "piloti", guidandola e utilizzandola a vantaggio della professione, senza mai perdere di vista l'importanza dell'elemento umano.

Pensiamo solo che l'intelligenza artificiale ci da modo di potenziare le nostre capacità e che possiamo sempre mantenere il controllo e la responsabilità di ogni decisione.


L'empatia, la comprensione umana, e l'abilità di interpretare e rispondere alle esigenze uniche di ogni cliente rimangono prerogative esclusivamente umane. Nessuno mai potrà sostituire il cuore e l'anima di un avvocato.


Se sapremo accogliere l'intelligenza artificiale come uno strumento e non come un sostituto, allora possiamo migliorare la nostra professionalità dando ancora più risalto alle qualità umane e la professione legale potrà fare un passo avanti senza perdere la sua essenza umana e la sua unicità.


Foto: 123rf.com
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