Il Regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione europea per l'informazione alimentare fornita ai consumatori

Regolamento UE 1169/2011

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Il Regolamento 1169/2011 (sotto allegato) ha aggiornato e semplificato le precedenti norme sull'etichettatura degli alimenti, integrando la Direttiva 2000/13/CE (etichettatura dei prodotti alimentari) e la Direttiva 90/496/CEE (etichettatura nutrizionale), al fine di tutelare ulteriormente la salute dei consumatori e garantire un'informazione chiara e trasparente sui prodotti alimentari acquistati e consumati, contribuendo così a una maggiore sicurezza alimentare e permettendo di assumere decisioni informate e scelte consapevoli. In vigore dal 13 dicembre 2011, a decorrere dal 13 dicembre 2014 è stato applicato alle disposizioni in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti e, dal 13 dicembre 2016, alle disposizioni sull'etichettatura nutrizionale. Obiettivi principali, fornire informazioni chiare, accurate e facilmente comprensibili sugli alimenti, inclusi ingredienti, allergeni, informazioni nutrizionali, origine, quantità netta, data di scadenza, condizioni di conservazione e modalità d'uso. La varietà delle legislazioni in materia di etichettatura dei singoli Stati membri UE ostacolava la certezza del diritto per i consumatori. La standardizzazione, perseguita con la disciplina organica del Regolamento UE 1169/2011, a prescindere dalla specifica normativa a tutela della qualità DOP (Denominazione di Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta) dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli, si è concentrata sulla corretta tracciabilità dei prodotti e sulla descrizione delle materie prime in essi prevalenti.

Etichettatura degli alimenti: le modifiche al d.lgs. 109/92

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All'inizio del XX secolo, in seguito all'introduzione del commercio di cibo in scatola, cominciarono a comparire informazioni sulle confezioni alimentari, oggi note come etichette, che fino ad allora erano semplici strisce di carta riportanti solo uno slogan o il nome del produttore o addirittura il nome del prodotto alimentare. Nel 1950 si usavano etichette per riportare informazioni sugli ingredienti e la data di scadenza del prodotto. In Italia, ai sensi del Decreto Legislativo n. 109 del 27 gennaio 1992 di attuazione delle direttive 89/395/CEE e 89/396/CEE, per etichettatura si intende l'insieme dei riferimenti, indicazioni, marchi, immagini o simboli commerciali relativi al prodotto alimentare che compaiono direttamente sulla confezione, su un'etichetta o sulle chiusure o segni, anelli o collari che accompagnano o fanno riferimento al prodotto stesso. L'omogeneizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative all'etichettatura, alla presentazione e alla pubblicità dei prodotti alimentari ha statuito un terreno comune per disciplinare le informazioni sugli alimenti, in particolare per prevenire azioni ingannevoli e omissioni di informazioni, al fine di prevenire pratiche commerciali sleali e garantire la libera circolazione degli alimenti.

La maggior parte dei 204 problemi notificati, relativi all'etichettatura, ha riguardato etichette errate, ingredienti allergenici non dichiarati e irradiazione (radurizzazione) non etichettata.[1] Le novità introdotte dalle normative sull'etichettatura nutrizionale emesse dall'UE a confronto con il vecchio decreto legislativo italiano 109/1992 possono essere distinte in termini di principi e requisiti. Il d.lgs. 109/92, all'art. 1 definisce ingrediente qualsiasi sostanza, inclusi gli additivi, utilizzata nella fabbricazione o preparazione di un alimento e ancora presente nel prodotto finito, anche se in forma alterata. L'art. 2 del Reg. (EU) 1169/2011 definisce ingrediente qualsiasi sostanza o prodotto, compresi gli aromi, gli additivi alimentari e gli enzimi alimentari, e qualsiasi costituente di un ingrediente composto, utilizzato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento e ancora presente nel prodotto finito, anche se in forma alterata. I residui non sono considerati ingredienti. L'art. 3 del d.lgs. 109/92 fornisce l'elenco delle indicazioni per i prodotti preconfezionati destinati al consumatore, che devono riportare: la descrizione di vendita (nome merceologico con cui un prodotto è commercializzato); l'elenco degli ingredienti; la quantità netta o la quantità nominale (nel caso di prodotti preconfezionati su base quantitativa); il periodo minimo di conservazione o la data di scadenza; la quantità netta dell'alimento e la quantità di determinati ingredienti o categorie di ingredienti; eventuali condizioni particolari di conservazione e/o condizioni d'uso; il nome o la ragione sociale e l'indirizzo dell'impresa alimentare; il paese di origine o il luogo di provenienza; le istruzioni per l'uso, nei casi in cui la loro omissione renderebbe difficile un uso appropriato dell'alimento; la dichiarazione nutrizionale, facoltativa, che diventa obbligatoria quando viene riportato un claim nutrizionale in etichetta o in una pubblicità, ovvero qualsiasi indicazione che affermi, suggerisca o implichi che un alimento abbia particolari proprietà nutrizionali benefiche, dovute all'energia/sostanze contenute, nutritive o di altro tipo. L'art. 9 del Reg. (EU) 1169/2011 fornisce l'elenco delle indicazioni obbligatorie: nome dell'alimento; elenco degli ingredienti; qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico, o derivato da una sostanza o prodotto, elencato nell'allegato 11, utilizzato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento e ancora presente nel prodotto finito, anche se in forma modificata, che provoca allergie per intolleranze; quantità di determinati ingredienti o categorie di ingredienti; quantità netta dell'alimento; data di durata minima o data di scadenza; eventuali condizioni particolari di conservazione e/o condizioni d'uso; nome o ragione sociale e indirizzo dell'operatore del settore alimentare. Gli aspetti innovativi del Reg. (EU) 1169/2011 riguardano la dichiarazione nutrizionale obbligatoria per le carni, le preparazioni di carne e i prodotti della pesca che appaiono come tranci, filetti o porzioni, ricavati da un unico pezzo, ma che in realtà sono il risultato dell'unione di parti diverse ottenute attraverso ingredienti, compresi additivi alimentari ed enzimi, che devono indicare la specifica indicazione di carne ricostituita e pesce ricomposto. Gli alimenti confezionati devono avere una tabella nutrizionale con un elenco di sette valori (energetici, grassi, grassi saturi, carboidrati, proteine, zuccheri e sale) per 100 g o 100 ml di prodotto, che possono essere supportati da dati riferiti a una porzione; la data deve essere indicata su ogni singola porzione preconfezionata e non solo sulla confezione esterna; deve essere indicata la data del congelamento (o del primo congelamento per i prodotti congelati più volte); un prodotto venduto scongelato deve riportarlo in etichetta; deve essere indicato il paese di origine o il luogo di provenienza delle carni suine, ovine, caprine e pollame. Per quanto riguarda gli alimenti non preconfezionati, il d.lgs. 109/92 stabilisce che i prodotti sfusi, alimenti non pre-imballati o venduti prima del frazionamento, anche se originariamente preconfezionati, i prodotti confezionati nei locali di vendita su richiesta dell'acquirente e i prodotti preconfezionati per la vendita diretta, devono essere muniti di un cartello visibile, applicato ai loro contenitori o nei settori di vendita in cui sono esposti. L'insegna deve riportare: la denominazione di vendita; l'elenco degli ingredienti (salvo casi di esenzione); le condizioni di conservazione degli alimenti rapidamente deperibili (se necessario); la data per la pasta fatta in casa e ripiena. Secondo il regolamento UE, l'unica indicazione obbligatoria è per l'eventuale presenza di allergeni. Per il resto si rimanda alle disposizioni nazionali. Le novità introdotte dal nuovo regolamento sono contrassegnate dalla necessità obbligatoria di etichettatura nutrizionale e di informazioni specifiche circa la presenza di allergeni negli ingredienti stessi. I requisiti generali di etichettatura sono integrati da una serie di disposizioni applicabili a tutti gli alimenti in circostanze specifiche o a determinate categorie di alimenti. Inoltre, esiste una serie di norme specifiche applicabili a certuni alimenti. Non vi è alcun riferimento al lotto di produzione, che deve essere citato in etichetta in base alla Direttiva del Consiglio 89/396/CEE. Gli obiettivi generali del regolamento intendono tutelare i marchi di qualità locali garantendo la libera circolazione delle merci all'interno della Comunità, la correttezza degli scambi e la tutela della salute e degli interessi dei consumatori. L'art. 8 prevede che l'FBO (Food Business Operator) sia responsabile delle informazioni sugli alimenti con il cui nome o ragione sociale l'alimento è commercializzato. L'FBO ha la responsabilità di assicurare la presenza e l'esattezza delle informazioni, nel rispetto delle regole, pur non influenzando le informazioni stesse. Chiarisce inoltre le responsabilità degli operatori economici per quanto riguarda le informazioni fornite sull'etichetta e la pubblicità. Nel caso di alimenti provenienti da paesi extra UE, l'etichettatura è sotto la responsabilità dell'importatore.[2]

Sicurezza alimentare e nutrizionale

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Sfide globali e prerequisiti per una società sana e pacifica, i termini sicurezza nutrizionale e sicurezza alimentare sono spesso usati in modo intercambiabile nei contesti di politica alimentare. Sebbene le strategie per affrontare ciascuno di questi temi siano interconnesse, ed esistano percorsi causali bidirezionali, classificabili in salute e fisiologia, comportamento dei consumatori, catene di approvvigionamento e mercati, politiche e normative, esistono tuttavia importanti differenze. La nutrizione si riferisce alla scienza che studia come l'organismo utilizza i nutrienti essenziali, quali proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali presenti negli alimenti, per la crescita, lo sviluppo e il corretto funzionamento dell'organismo. La sicurezza alimentare, invece, consiste nel garantire che il cibo sia sicuro e privo di contaminanti nocivi. Include pratiche e misure per prevenire le malattie di origine alimentare causate da batteri, virus, parassiti, sostanze chimiche e altri contaminanti e comprende aspetti quali la manipolazione, la conservazione, la cottura e l'igiene degli alimenti per ridurre al minimo il rischio di malattie di origine alimentare. L'uso di un approccio incentrato sul sistema alimentare, e la conseguente progettazione di politiche/programmazioni, consente di considerare questi processi interconnessi, situati in un contesto più ampio di forze rilevanti.[3] I sistemi alimentari comprendono tutti gli attori e le attività che svolgono un ruolo nella produzione, trasformazione, distribuzione, preparazione e consumo di cibo. Le catene di approvvigionamento alimentare devono garantire che gli alimenti nutrienti siano prodotti in quantità sufficienti e con controlli adeguati sulla qualità e sulla sicurezza, in modo che sia la sicurezza alimentare che quella nutrizionale siano considerate e/o mantenute in tutto il processo. Gli ambienti alimentari (i luoghi dove i consumatori acquistano o consumano gli alimenti) necessitano di pratiche di conservazione, preparazione e smaltimento e di infrastrutture adeguate a mantenere gli alimenti sicuri e a ridurre al minimo la perdita di cibo e di nutrienti, bilanciando al contempo altre proprietà alimentari desiderabili, quali l'accessibilità economica. La pubblicità e l'etichettatura dovrebbero favorire la scelta consapevole e la corretta gestione di alimenti sicuri e nutrienti. Le relazioni più evidenti tra sicurezza alimentare e nutrizione sono fisiologiche, al di là degli effetti cronici e acuti delle malattie di origine alimentare o della sola malnutrizione. Alcuni meccanismi storicamente descritti come meccanismi di malattie di origine alimentare o meccanismi di malnutrizione possono essere sempre più compresi come risposte fisiologiche interconnesse all'interno dell'organismo umano. La sicurezza alimentare e la nutrizione sono collegate anche attraverso il comportamento del consumatore, che, rispetto alla salute e alla fisiologia, è malleabile e plasmato dalle percezioni e dal contesto. Il timore che un alimento possa essere pericoloso può portare a evitarlo, aspetto particolarmente rilevante dal momento che alcuni degli alimenti più nutrienti presentano anche il maggior rischio per la sicurezza alimentare, quali alimenti di origine animale e verdure fresche. L'evitamento alimentare può sorgere attraverso l'esperienza personale o attraverso la copertura mediatica. Le preoccupazioni per cibi particolari possono anche spostare il consumo verso cibi percepiti come più sicuri, portando a una qualità della dieta più scadente o migliore, a seconda della natura del cambiamento.[4] La sicurezza alimentare e la nutrizione possono avere un impatto reciproco anche attraverso le dinamiche all'interno delle catene di approvvigionamento e dei mercati. Se i consumatori richiedono una maggiore sicurezza di un prodotto alimentare, i venditori del mercato possono rispondere, migliorando la sicurezza nella fase di vendita al dettaglio, cioè attraverso azioni sotto il loro controllo, o acquistando prodotti più sicuri. Ciò potrebbe comportare effetti positivi (ad es. miglioramento della sicurezza alimentare lungo le catene del valore degli alimenti nutrienti) o effetti negativi (ad es. spostamento dei venditori verso alimenti per i quali è più facile mantenere la sicurezza, come gli alimenti trasformati, con diminuzione della disponibilità di alimenti freschi e nutrienti). Le pratiche di stoccaggio, manipolazione e lavorazione all'interno di una catena di approvvigionamento, finalizzate a migliorare la sicurezza, potrebbero influire sui livelli di nutrienti, positivamente o negativamente. Ad esempio, la fermentazione, il trattamento ad alta temperatura, l'essiccazione e la conservazione con sale sono tutte pratiche di lavorazione volte a migliorare la sicurezza o la durata di conservazione che possono anche influire sul contenuto di nutrienti. Le misure di sicurezza alimentare nella catena di approvvigionamento possono aumentare i prezzi, incidendo sui consumi (in particolare tra i consumatori a basso reddito) e sui profitti e sui mezzi di sussistenza di produttori o venditori. Infine, gli alimenti nutrienti noti per essere contaminati potrebbero essere dirottati verso i mercati che servono i consumatori più poveri, rendendoli più accessibili, ma anche meno sicuri. Considerando i collegamenti nella direzione opposta, l'aumento della domanda di alimenti nutrienti (ma rischiosi) potrebbe incentivare gli attori della filiera a migliorare la loro sicurezza alimentare (e viceversa per una domanda ridotta). La lavorazione degli alimenti volta a migliorare la nutrizione, ad esempio con la fortificazione o arricchimento, offre un facile percorso per migliorare contemporaneamente la sicurezza alimentare (ad esempio, attraverso l'installazione di attrezzature e l'aggiornamento del processo) ma può anche introdurre ingredienti di scarsa qualità e dosaggio improprio/pericoloso di fortificanti. Gli aggiornamenti delle infrastrutture di mercato e gli sforzi per migliorare la salute ambientale, se adeguatamente mantenuti, possono avere un impatto positivo sia sulla sicurezza alimentare che sulla nutrizione.[5]

Gli allergeni alimentari

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La gestione degli allergeni lungo la catena del valore alimentare e la diagnosi di malattie allergiche alimentari pone importanti sfide, sia per l'industria alimentare che per gli operatori sanitari. Degli oltre 170 alimenti noti per provocare reazioni allergiche, nove alimenti (e i loro prodotti derivati) sono oggi considerati importanti allergeni, che rappresentano oltre il 90% di tutte le reazioni allergiche alimentari e che includono latte, uova, semi di soia, arachidi, frutta a guscio, frutti di mare, crostacei e molluschi, cereali contenenti glutine, sesamo e senape. I sintomi delle reazioni allergiche alimentari e la dose soglia richiesta variano notevolmente tra gli individui sensibilizzati. Le pratiche di produzione alimentare, le condizioni di lavorazione e l'effetto matrice (riferito al concetto che le singole sostanze nutritive o componenti presenti negli alimenti possono interagire tra di loro in modo sinergico, ove gli effetti combinati sono maggiori della somma degli effetti individuali), possono modificare la struttura molecolare degli allergeni alimentari e le loro potenziali proprietà immunogeniche, rendendo difficile la loro rilevazione, anche se presenti negli alimenti. L'allergia alimentare viene definita quale effetto avverso sulla salute derivante da una risposta immunitaria specifica che si verifica in modo riproducibile all'esposizione a un determinato alimento e può essere classificata in base alla natura della risposta immunitaria come IgE-mediata, non-IgE-mediata (cellulo-mediata) o mista IgE/non-IgE-mediata. Reazioni anomale del sistema immunitario a determinate proteine presenti negli alimenti, la gravità delle allergie alimentari può variare notevolmente, causando reazioni cutanee, sintomi digestivi e respiratori, fino a reazioni potenzialmente fatali (anafilassi), ad insorgenza rapida, che possono causare la morte. Sia la predisposizione genetica che le influenze ambientali predispongono all'allergia alimentare. È inoltre importante ricordare che i tassi di reattività crociata variano ampiamente tra i comuni allergeni alimentari. I pazienti allergici ai crostacei o ai pesci con pinne (quali tonno, salmone e merluzzo) potrebbero aver bisogno di evitare l'intero gruppo alimentare a causa degli alti tassi di reattività crociata . Tuttavia, è anche possibile che alcuni individui soffrano di allergie alimentari isolate. Anche tra gli alimenti con alti tassi di reattività crociata vi sono delle sfumature. Ad esempio, le noci sono correlate alle noci pecan, gli anacardi ai pistacchi e le mandorle alle nocciole. L'allergia alimentare è prevalente, sebbene i tassi auto dichiarati siano molto più alti della prevalenza reale. Una comprensione della presentazione clinica caratteristica può aiutare con la diagnosi. I test diagnostici sono altamente sensibili e spesso identificano una sensibilizzazione clinicamente irrilevante. I test devono quindi essere selezionati e interpretati nel contesto della storia clinica del paziente. La prognosi varia a seconda dell'allergene alimentare e l'allergia alimentare è un fattore di rischio per altre malattie atopiche.[6] Non esiste una cura per l'allergia alimentare e, quindi, evitare rigorosamente gli alimenti allergenici è fondamentale nella prevenzione dei sintomi. Causa frequente di anafilassi indotta dal cibo, l'allergia alimentare colpisce circa circa 220 milioni di persone in tutto il mondo, con un bilancio di circa un decesso ogni 50 milioni di persone all'anno a livello globale. Per aiutare l'identificazione gli alimenti allergenici e quindi evitare reazioni anafilattiche, 66 paesi nei 5 continenti richiedono per legge che gli ingredienti allergenici debbano essere dichiarati quando utilizzati in alimenti preconfezionati. Sfortunatamente, l'elenco obbligatorio degli allergeni non è uniforme, ma varia da paese a paese. L'adozione diffusa dell'etichettatura precauzionale degli allergeni (Precautionary Allergen Labeling PAL) si traduce in una proliferazione di PALs non regolamentati con diverse dichiarazioni informative. Otto principali allergeni alimentari, The Big 8, oltre ai solfiti, devono essere dichiarati quasi ovunque, vale a dire uova, latte, frutta a guscio, arachidi, pesce, soia, grano e crostacei, anche se alcuni altri paesi come la Tailandia, l'India, le Filippine e Hong Kong non includono specificamente il grano, ma più genericamente i cereali con glutine. Alcuni altri paesi aggiungono cereali con glutine, molluschi, senape, sesamo (ad es. Canada), più lupino e sedano, (es. Europa) ai The Big 8. La Corea ha la legislazione più esigente, che aggiunge all'etichettatura obbligatoria grano saraceno, molluschi, manzo, pollo, pesca, maiale e pomodoro. Al contrario, in Giappone, il regolamento sull'etichettatura degli allergeni alimentari, in vigore da oltre 15 anni, è stato modificato secondo necessità, con attualmente un numero inferiore di elementi nell'elenco degli allergeni obbligatori. In Australia e Nuova Zelanda, agli 8 principali si aggiungono i cereali con glutine, lupino, sesamo, polline d'api/propoli e pappa reale. In Sud America, le normative sull'etichettatura degli allergeni alimentari vanno dal no show (Belize, Antigua, Barbuda, Repubblica Dominicana, Ecuador, Cuba, Giamaica) all'etichettatura obbligatoria (ad es. Argentina, Brasile). Alcuni paesi adottano un'etichettatura degli allergeni alimentari "volontaria" (ad es. Messico, Bolivia e Perù), altri ancora richiedono una regolamentazione tecnica sull'etichettatura dei soli alimenti preconfezionati (Nicaragua, Honduras, Guatemala, Panama, Costa Rica, Belize, El Salvador). È quindi urgente un consenso scientifico sulla definizione di allergia alimentare, strumento di tutela dei soggetti allergici alimentari e sull'identificazione di un rischio tollerabile, con test di rilevamento utilizzati di routine, considerando non solo la dose elicitante ma anche la fonte alimentare. Tutto questo per eliminare la possibilità di omissioni "consapevoli" della presenza di allergeni (ingredienti complessi, definizioni incomprensibili, ecc.).[7]

Conclusioni

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La Commissione europea mira a garantire un elevato livello di sicurezza alimentare e salute degli animali e delle piante all'interno dell'UE attraverso misure coerenti dal produttore al consumatore, Farm to Fork, e un monitoraggio adeguato, garantendo al contempo un mercato interno efficace. L'attuazione di questa politica integrata per la sicurezza alimentare prevede varie azioni, in particolare nel garantire sistemi di controllo efficaci e valutare la conformità alle norme dell'UE nei settori della sicurezza e della qualità degli alimenti, della salute e del benessere degli animali, della loro alimentazione e della salute delle piante all'interno dell'UE e nei paesi terzi in relazione alle loro esportazioni; nel gestire le relazioni internazionali con i paesi extra UE e le organizzazioni internazionali in materia di sicurezza alimentare, salute animale, benessere animale, nutrizione animale e salute delle piante; nel coordinare le relazioni con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (European Food Safety Authority EFSA) e garantire una gestione del rischio su base scientifica. Ogni cittadino europeo ha il diritto di sapere come viene prodotto, trasformato, confezionato, etichettato e venduto il cibo che mangia. Dal momento che uno degli obiettivi perseguiti dal Regolamento 1169/2011 è fornire al consumatore finale una base per effettuare scelte informate, è importante garantire a tale riguardo che possa comprendere facilmente le informazioni fornite sull'etichetta. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che l'etichettatura nutrizionale può essere utile nell'orientare i consumatori verso prodotti che contribuiscono a una dieta più sana, parte delle misure di politica alimentare che mirano a migliorare l'informazione del consumatore, riducendo l'asimmetria informativa nel mercato, dal momento che le caratteristiche nutrizionali degli alimenti sono riconosciute con difficoltà poiché rappresentano attributi alimentari non direttamente osservabili. L'etichettatura degli alimenti fornisce al consumatore informazioni sia sulla composizione e le caratteristiche del prodotto alimentare, sia sul corretto uso, consumo e durata, includendo anche informazioni riguardanti gli aspetti nutrizionali e salutistici.

Dott.ssa Luisa Claudia Tessore

Note bibliografiche

[1] Kleter GA, et al. (2009) Identification of potentially emerging food safety issues by analysis of reports published by the European Community's Rapid Alert System for Food and Feed (RASFF) during a four-year period. Food Chem Toxicol 47:932-50

[2] Fransvea, A. et al. (2014) Food Labelling: a Brief Analysis of European Regulation 1169/2011 Ital J Food Saf. 3(3):1703

[3] Nordhagen, S. et al. (2022) Integrating nutrition and food safety in food systems policy and programming Global Food Security, Volume 32

[4] U. Trübswasser, U. et al. (2021) Factors influencing obesogenic behaviours of adolescent girls and women in low? and middle?income countries: a qualitative evidence synthesis Obes. Rev., 22

[5] M. Focker & H. van der Fels-Klerx (2020) Economics applied to food safety Curr. Opin. Food Sci., 36 pp. 18-23

[6] Abrams, EM. & Sicherer, SH. (2016) Diagnosis and management of food allergy CMAJ. 18;188(15):1087-1093

[7] Fiocchi, A. et al. (2021) Food labeling issues for severe food allergic patients World Allergy Organization Journal Volume 14, Issue 10

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