La Suprema Corte ribadisce come anche un telefono cellulare, usato come corpo contundente, possa far scattare l'aggravante dell'arma impropria

Cellulare arma impropria

Un cellulare, usato come corpo contundente, può far scattare l'aggravante dell'arma impropria. Lo ha ribadito la quinta sezione penale della Cassazione (con sentenza n. 7385/2023 sotto allegata), accogliendo il ricorso del procuratore generale contro la sentenza di non doversi procedere, nei confronti di un uomo imputato del reato di cui all'art. 582 c.p., per intervenuta remissione di querela.

Per il PG, nel capo di imputazione risultava contestata in fatto la circostanza aggravante dell'arma impropria - ossia il telefono cellulare scagliato contro la persona offesa - il che rendeva il reato perseguibile di ufficio.

Per gli Ermellini il ricorso è fondato.

Alla luce della giurisprudenza di legittimità, cui il Collegio intende dare continuità, va ribadito, affermano infatti, "come anche un telefono cellulare possa essere utilizzato coma arma impropria. In tal senso, infatti, la circostanza aggravante emerge evidente dalla realizzazione di una condotta lesiva attraverso l'uso di uno strumento di uso comune, nella specie utilizzato come corpo contundente e, pertanto, sicuramente idoneo nella sua idoneità offensiva" (cfr. Cass. n. 17942/2020; n. 8640/2016).

Nel caso di specie, peraltro, l'uso del telefono cellulare, scagliato contro la persona offesa, risulta chiaramente descritto dal capo di imputazione, con conseguente competenza per materia del Tribunale in relazione alla contestata fattispecie.

Da qui l'annullamento della sentenza impugnata senza rinvio, con la trasmissione degli atti al PM per quanto di competenza.

Scarica pdf Cass. n. 7385/2023

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