Profili giuridici e psicosociali del reato di evasione fiscale: definizioni, condizioni, sanzioni e conseguenze

Cos'è l'evasione fiscale

[Torna su]

Trattasi della condotta di colui il quale omette il pagamento delle tasse con qualsiasi mezzo o le paga in maniera inferiore al dovuto, arrecando un danno allo Stato.

La quantificazione dei fenomeni di evasione è necessariamente incerta e approssimata.

Secondo l'ISTAT, le principali componenti del sommerso sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni non veritiere del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato mediante l'utilizzo di lavoro irregolare. Sulla base delle stime più recenti, il complesso dell'economia sommersa valeva, nel 2018, circa 192 miliardi, con un'incidenza del 12,8% sul valore aggiunto prodotto dal sistema economico. Sempre nel 2018, si ritiene che la componente del sommerso attribuita alla sotto-dichiarazione del valore aggiunto da parte delle imprese fosse pari a 95,6 miliardi (nel 2015 era di 93,9 miliardi); quella riconducibile all'impiego di lavoro dipendente irregolare ammontasse, infine, a 78,5 miliardi (era di 79,7 miliardi tre anni prima).

Un ultimo dato riguarda infine l'IVA (la tassa sugli scambi di beni e servizi), che in Italia sembrerebbe essere evasa più che in ogni altro paese europeo.

Evasione fiscale e reato: quali sono le condizioni?

[Torna su]

Va chiarito che non ogni condotta di evasione fiscale, ovverosia di violazione degli obblighi di carattere tributario verso l'Erario, produce conseguenze penali, trattandosi, in caso di importi minimi, di una condotta punita con la sola sanzione amministrativa economica.

Pertanto, in questo articolo si tratterà dei soli casi in cui tale condotta comporta assume rilievi penali, comportando, così, per l'autore conseguenze penali a suo carico.

L'evasione fiscale assume rilevanza penale ogni qualvolta la condotta rientri tra le seguenti:

  • dichiarazione fraudolenta;
  • dichiarazione infedele;
  • dichiarazione omessa;
  • omesso versamento Iva e ritenute certificate;
  • emissione di fatture false;
  • occultamento e la distruzione di documenti contabili.

Fattispecie di reato: definizione e sanzioni

[Torna su]

Vediamole singolarmente:

La dichiarazione fraudolenta

Trattasi della falsificazione della dichiarazioni dei redditi o dell'Iva attraverso l'indicazione di passivi fittizi o attraverso l'alterazione delle fatture.

Per la sua sussistenza è necessario che l'imposta evasa sia superiore a 30mila euro con riferimento a ciascuna delle singole imposte; i redditi non dichiarati superino il 5% del totale (o comunque 1,5 milioni di euro).

Per tale reato è la prevista la reclusione da 1 a 6 anni.

La dichiarazione infedele

In tale caso manca la volontà di arrecare una frode e il reato di evasione fiscale sussiste quando:

  • l'imposta evasa supera i 150 mila euro;
  • i redditi non dichiarati superano il 10% del totale o comunque i 3 milioni di euro.

Si applica la pena della reclusione da 1 a 3 anni.

La dichiarazione omessa

L'omessa dichiarazione si ha quando il contribuente non presenta la dichiarazione dei redditi entro 90 giorni dalla scadenza del termine previsto. La condotta assume rilevanza penale qualora l'importo superi i 50.000,00 euro.

Circa l'omissione dell'IVA, la soglia di punibilità è alzata a 250 mila euro.

Si applica la pena della reclusione da 1 a 3 anni.

Emissione di fatture false

Trattasi del reato posto in essere da chiunque emetta fatture contabili false.

In questo caso si applica la pena della reclusione da 6 mesi a 6 anni.

Sanzioni e caratteri comuni dei reati di evasione fiscale

Le sanzioni penali previste si applicano soltanto alle persone fisiche, e non anche agli Enti.

Qualora si tratti di società, del reato risponderà il suo rappresentante persona fisica e non la persona giuridica.

Non è prevista la concessione della sospensione condizionale della pena qualora le somme evase superino il 30% del volume d'affari o 3 milioni di euro.

Profili psicosociali: le conseguenze dell'evasione fiscale

[Torna su]

L'evasione fiscale porta con sé due principali conseguenze: una minore entrata di denaro nelle casse dello Stato e una distorsione del mercato.

Per il primo aspetto, volendo ipotizzare una linearità tra incassi dello Stato e reimpiego dei denari in servizi per i cittadini, il pagamento mancato o parziale delle tasse si tradurrebbe in servizi forniti dalle Amministrazioni Pubbliche quantitativamente e/o qualitativamente inferiori, quali: la riduzione di servizi o della spesa pubblica (ossia l'insieme di spese sostenute per l'istruzione, i sussidi, gli ospedali e tutti gli altri servizi pubblici), oppure un aumento delle entrate (compensando l'evasione tramite un aumento delle tasse ai contribuenti che invece non evadono) o, ancora, con un aumento del debito pubblico.

Riguardo, invece, alla distorsione del mercato, essa deriva dal vantaggio conseguito dagli evasori per il fatto di poter offrire beni e servizi a prezzi più competitivi rispetto a chi paga le tasse, in quanto beneficiano di costi minori. Ove il vantaggio fosse perdurante, ciò potrebbe portare all'esclusione dal mercato delle aziende e dei professionisti virtuosi, in quanto vittime della descritta concorrenza sleale.

Motivazione individuale dell'evasore e rappresentazione dello Stato

[Torna su]

Tra le giustificazioni più usate dagli evasori rientrano spesso: il livello troppo elevato della tassazione, un complesso sistema tributario in cui è difficile orientarsi e la scarsa fiducia nell'uso che lo Stato può fare delle finanze pubbliche.

Formulando un pensiero su quanto fin qui descritto, soffermandoci sulle motivazioni individuali dell'evasore e sui modi in cui lo Stato ha cercato di intervenire su di esse, si possono fare le seguenti considerazioni (cfr. il modello dello Slippery Slope Framework - SSF; Kirchler, 2007; Kirchler et al., 2008).

L'Italia presenta un contesto storico-sociale caratterizzato da un clima di scarso rispetto e sfiducia nelle istituzioni che determina un clima "antagonistico" tra contribuente e Stato.

In un contesto di questo tipo, l'unico approccio possibile da parte dello Stato è indurre il contribuente ad aderire alle regole fiscali tramite motivazioni estrinseche quali multe e sanzioni adottando così un approccio da "guardie e ladri" (Braithwaite, 2003). Questo tipo di misura è tanto più efficace, con l'effetto di rinforzare l'adempimento da parte del contribuente, quanto meno il potere dello Stato viene messo in discussione. Ciò accade, ad esempio, quando le istituzioni reagiscono con sistematicità nel sanzionare chi viola la legge.

Su di un altro versante, invece, nei contesti storico-sociali caratterizzati da un clima di fiducia nei confronti delle istituzioni, ove prevale cioè una visione di scambio con l'autorità, e non di antagonismo (Torgler, 2007) - e si rinviene, dunque, un rapporto più evidente tra il pagamento delle tasse e la fornitura di servizi - sembrerebbe che i contribuenti siano intrinsecamente motivati a pagare le tasse in modo onesto e spontaneo, in quanto percepirebbero come un dovere il loro contributo al bene comune attraverso il pagamento delle imposte.

L'interesse a conoscere le motivazioni individuali dell'evasore in relazione al contesto in cui agisce risiederebbe, dunque, nella possibilità per lo Stato di individuare congrue strategie di intervento per motivare all'adempimento delle norme fiscali. In questo senso, le norme che stabiliscono sanzioni penali e amministrative (cfr. supra), possono configurarsi come "interventi" (sul versante antagonistico), ma esse non esauriscono il campo delle possibilità.

Un altro esempio lo si rinviene quando, nel 2011, lo Stato italiano ha fatto girare in televisione due spot istituzionali volti a scoraggiare l'evasione fiscale. Nel primo venivano mostrati ambienti pubblici di facile riconoscibilità e si sentiva in sottofondo una voce che recitava "se tanti non pagano le tasse, non ci sono servizi. Se più persone pagano le tasse, i servizi aumentano. Ma solo quando tutti le pagano, questi servizi diventano davvero efficienti. Se tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti - con i servizi".

Nel secondo spot venivano mostrate in sequenza slide di parassiti al microscopio, dannosi e visivamente sgradevoli, con la didascalia "Parassita de….", seguito dal nome. Nella penultima slide veniva mostrato il primo piano di un uomo dai capelli scuri, con la barba incolta e una camicia stropicciata, con la didascalia "Parassita della società - evasore fiscale".

Pur essendo stato l'approccio statale innovativo, alla luce degli studi scientifici disponibili in quel momento, un intervento di questo tipo, volto ad incidere sulla motivazione individuale, presenta il limite di non poter essere sottoposto a verifica. Anche se, in ipotesi, si fosse registrato un aumento del gettito fiscale (o un decremento nella stima del sommerso), nel periodo successivo alla messa in onda di dette pubblicità, sarebbe stato oltremodo difficoltoso, in termini statistici, ricondurre tale variazione esclusivamente all'effetto delle stesse sulla psiche del popolo italiano.

Emanuele Fierimonte

Deborah N. Wahl

Avvocata e Dottoressa in Psicologia Clinica


Foto: 123rf.com
Altri articoli che potrebbero interessarti:
In evidenza oggi: