Cogita e Aipavv sulla riforma all'accesso alla professione forense per un esame di stato equo, trasparente e adeguato ai tempi

Praticanti in commissione giustizia

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Sono stati ascoltati in commissione Giustizia i rappresentanti delle associazioni dei praticanti in relazione alla riforma dell'accesso alla professione forense. n Commissione Giustizia alla Camera inizia l'esame congiunto di due proposte di legge che vogliono cambiare le regole per l'accesso alla professione forense e introducono una serie di novità per i praticanti: Di Sarno la n. 2334 e Miceli la n. 2687 (vedi anche Riforma esame avvocati: una sola prova scritta e compenso ai praticanti).

Cogita: «Serve riforma complessiva del percorso formativo»

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Per Cogita, convinta sostenitrice della necessità di una riforma complessiva del percorso formativo forense, sono intervenuti Giovanni Antonino Cannetti (presidente) e Roberta Procino (responsabile dell'area professione forense). Cogita sostiene la proposta Di Sarno «che - spiega in una nota - risulta maggiormente incisiva sull'assetto complessivo della disciplina vigente: non solo sotto il profilo della riduzione delle prove scritte e della specializzazione dell'esame, ma anche dell'obbligo di riconoscere un'indennità al praticante e di rendere facoltativi i corsi di formazione durante il periodo di pratica, le cui criticità sono state evidenziate anche dal Consiglio di Stato». Apprezzata anche la proposta Miceli, in relazione alla previsione di una doppia sessione annuale. a tutto ciò si aggiunga «la necessità di accantonare definitivamente la redazione a penna delle prove scritte, con l'introduzione dei PC portatili anche per l'esame forense».

Aipavv: «Dignità per 20mila aspiranti avvocati»

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Nel giorno in cui si sarebbero dovute svolgere le prove scritte dell'esame, «Restiamo gli unici che non hanno potuto accedere alla prova da remoto, qui c'è un intera generazione di praticanti avvocati abbandonata mentre i coetanei entrano nel mondo del lavoro» ha chiarito Vincenzo La Licata, vicepresidente Aipavv (Associazione italiana praticanti avvocati). Ci sono «circa 20mila avvocati a cui così viene impedito di esercitare, perdendo punti di Pil». Al ministro della Giustizia domandano «qual è il compito della politica se non rimuovere ostacoli per salvaguardare la dignità di 20mila aspiranti avvocati, dignità umana ed economica calpestata».


Foto: 123rf.com
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