È stata la Consulta della Magistratura Onoraria a proclamare un'astensione dal 12 al 16 ottobre 2020 dalle udienze e dalle altre attività

Magistrati in sciopero

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La Consulta della magistratura ordinaria, con i direttivi di A.I.M.O., A.G.O.T., A.N.M.O., A.N.G.D.P., Conf.Gdp, Eder.Mot., Mov. 6 Luglio, U.N.A.G.I.P.A., U.N.I.M.O., proclama dal 12 al 16 ottobre 2020 l'astensione dei magistrati ordinari, Gdp, Got e Vpo dalle udienze civili e penali e dalle altre attività d'istituto, secondo le modalità previste dai codici di autoregolamentazione dello sciopero come approvato dalla CGSSE. Il motivo scaturente è il fatto che, come si legge in un documento ufficiale, trascorso più di un mese dalla diffida inviata alle Autorità in indirizzo per il governo non è cambiato nulla. Così «Il tempo trascorso ad attendere inutilmente l'emersione dall'attuale stato d'illegittimità della categoria, come più volte denunciato a livello nazionale e sovranazionale, nonché ribadito prima dalla Commissione Europea e poi dalla Corte di Giustizia, impone di dare corso all'estremo strumento di protesta dell'astensione collettiva dal lavoro».

Lo status di lavoratore riconosciuto al magistrato onorario italiano

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Il punto focale del dibattere è la sentenza della CGUE depositata il 16 luglio scorso, nella causa pendente in pregiudiziale C- 658/18 UX che ha «riconosciuto al magistrato onorario italiano lo status di "lavoratore" secondo i principi europei, è una vittoria della sostanza sulla forma ed impone il riconoscimento delle tutele giuslavoristiche, anche economiche, dovute - da qui - Abbiamo sollecitato le forze della maggioranza e dell'opposizione, con due distinte recenti lettere, affinché finalmente si converga verso la strada più volte indicata e, ora, tracciata indelebilmente dalle Autorità sovranazionali.

Si è ripetuto che interesse della categoria in servizio non è l'immissione nei ruoli della magistratura ordinaria, il cui accesso prevede un concorso diverso da quello sostenuto dagli omologhi cd "onorari", bensì, essendo anch'essi magistrati e contribuendo sensibilmente ed in maniera determinante per la tenuta del sistema all'esercizio della giurisdizione, un trattamento finalmente dignitoso e legittimo, quale non è né quello attuale né ancor meno quello disciplinato dal decreto legislativo 116/17».

La natura di giudice europeo

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Secondo la Consulta La natura di giudice europeo ai sensi dell'art. 267 TFUE, come titolare di funzione giurisdizionale esercitata non occasionalmente «impone sia riconosciuto al magistrato onorario italiano uno status idoneo a tutelare la sua autonomia ed indipendenza e i suoi diritti in quanto lavoratore. Lo Stato italiano persiste, per contro, nell'etichettare come mero "volontariato" lo svolgimento delle funzioni devolute ai magistrati onorari, negando loro la qualifica di lavoratori, sia attraverso gli ultimi atti parlamentari, sia nelle interlocuzioni con gli organismi europei, politici e giurisdizionali. Ne segue un trattamento denunciato reiteratamente senza alcuna fattiva risposta.

«Non è più accettabile - si legge nella nota - il ricorso ad una definizione di derivazione ottocentesca per giustificare lo sfruttamento di professionisti utilizzati per funzioni di rilievo costituzionale e prestazioni di jus dicere di natura non occasionale, cui corrispondono responsabilità e rischi anche a livello personale, non associati ad alcun riconoscimento di diritti atti a garantire loro l'autosufficienza economica, l'indipendenza e le tutele basilari riconosciute per ogni lavoratore europeo».


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