Alessio Manfredi Selvaggi è il più giovane autore di questa rivista e ci racconta una storia: la sua
Vorrei essere Domenico Iannacone oppure Fabio Stassi per trovare le espressioni esatte per descrivere l'emozione che ho provato quando ho letto/divorato voracemente l'elaborato di Alessio Manfredi Selvaggi, che con i suoi quindici anni è il più giovane autore della quasi ventennale storia di Studio Cataldi.

A me il suo stile ricorda una poesia epifanica, un'intima adesione del sentimento al segno scritto.

Quel che scrive Alessio muove dalla radiografia di una solitudine, ma è medicamentoso.

E chi non conosce la biblioterapia, legga subito «Ogni coincidenza ha un'anima» di Fabio Stassi, edito da Sellerio nel 2018: il protagonista del romanzo risponde al nome di Vince Corso e di professione fa il biblioterapeuta.

Perché «scrivere è un esercizio di masochismo; leggere a volte può essere un esercizio di sadismo, però generalmente è un'occupazione interessantissima», come ricorda Fabio Stassi nell'esergo dedicata alla frase di Roberto Bolano.

Non è di certo una… coincidenza se Alessio ha appena vinto il premio letterario «Michele Buldrini» in quanto «capace di individuare con pochi tratti e molta ironia la variegata gamma dei nostri comportamenti con quelli che noi chiamiamo diversi ma, appunto, «diversi da chi?».

Già lo scorso anno Alessio ebbe una menzione speciale al Premio Nazionale di Poesia Medusa Aurea dell'Accademia Internazionale di Arte Moderna di Roma con una poesia autobiografica, dedicata al suo cromosoma in più.

D'ora in avanti Alessio sarà - se lo vorrà - dei nostri anche quale capofila di tutti gli altri ragazzi che hanno molti talenti, ma non li hanno ancora espressi.

Tengo a ringraziare sentitamente la mamma di Alessio, Alberta De Lisio, che ha aderito di slancio alla mia richiesta di pubblicazione del lavoro nel mondo del web giuridico di questo promettentissimo quindicenne.


DIVERSO DA CHI


"Ma Alessio va al cinema? Davvero? E capisce i film??"

Così una signora ha detto a mamma, ho sentito che lo raccontava a papà.

Era arrabbiata. Non capivo perché.

Poi un giorno davanti la scuola media, dei ragazzi più piccoli mi hanno preso in giro.

Mi chiamavano il pinguino, perché cammino un po' così e mi ripassavano dietro.

A me non mi è mai sembrato.

Per il corso a Campobasso anzi andavo a zigozago apposta per seguire i mattoni bianchi e invece?

Mi sono scoperto diverso a Campobasso, in un posto dove tutti mi sembrano amici, dove tutti si conoscono.

E ho iniziato a fare domande.

E mi hanno detto che nessuno è uguale agli altri e non mi devo preoccupare se sono diverso e non vergognarmi se non so fare delle cose e di chiedere aiuto se ho bisogno.

Continuo a non capire.

Vado a fare l'aperitivo al Bar Centrale, a ballare, al cinema, al Mc…

Però i miei compagni spesso lo fanno senza me.

Forse pensano che io queste cose non le so fare ma io sono abituato a viaggiare e uscire da piccolo.

E se mi portassero con loro io sarei una bella compagnia.

D'estate sulla costa molisana io sono felice.

Conosco tutti e vado tranquillo da solo in spiaggia.

Il mare del Molise è bellissimo e mi abbraccia come pochi.

In acqua mi sento uguale agli altri.

Perché io lo so che mi vedono strano.

Solo che sono fatto così e quando i miei amici delle scuole medie non mi hanno più risposto nemmeno a telefono o chiamato io ci sono stato male. Non conosco la cattiveria, ma conosco il dolore che solo chi ti volta le spalle ti sa dare.

A volte sono cattivi con me ma io non riesco a credere che sia possibile.

E continuo a cercarli senza successo.

Quelli come me li chiamano disabili.

Boh. Io mica l'ho capito. Cosa non so fare?

Io faccio solo cose belle, quindi dove sarebbe il mio limite?

Ah si, anche mongoloidi.

Questa poi…

La Mongolia l'ho studiata a scuola e a me non mi sembrava brutta.

Forse quelli che ci vivono hanno gli occhi strani, ma io non mi vedo strano. Mi vedo così come sono: io.

Che poi esco in giro per il Molise e mentre guardo con felicità le cose belle della mia Regione sento dire cose brutte sugli stranieri.

Una volta sotto il Castello Monforte una signora disse che quelli neri puzzavano.

E un'altra volta alla villa comunale dei ragazzi prendevano in giro due ragazzi scuri.

Anche alcuni miei amici lo facevano a scuola da piccoli con una compagna straniera.

Come dicevo, qualche anno fa dei ragazzini mi prendevano in giro davanti scuola dicendo che sembravo un pinguino perché cammino come lui e perché agito le braccia perché sono contento.

Mamma mi dice invece che sembro un uccellino: vedi a volte i punti di vista...

Poi mi venivano a toccare per infastidirmi per vedere se e come reagivo.

Mi trattavano come una scimmietta del circo.

Non li capivo. Ora invece sì.

Sono più grande e vedo più di prima.

Ci penso tanto anche la sera quando mamma mi dice che sono bellissimo.

Io vedo tutti i ragazzi e le ragazze su Instagram e Tik Tok e fanno cose strane. Mi divertono. Vorrei essere come loro.

Però poi mi sembrano cose sceme.

Così io preferisco fare le foto delle cose belle, e condividerle.

Una volta ho fotografato l'acqua del mare di Termoli perché sembrava il cielo.

O la spiaggia di Campomarino che pareva farina

E la Diga, con il lago di Guardialfiera che l'ho anche detto a lezione e ho fatto pure bella figura.

E il Ponte del Liscione mi fa sentire come se volassi

E i monti del Matese quando li vedo dal Borgo di Termoli… una volta in primavera c'era la neve che si vedeva con la spiaggia ed era così strano...

Insomma qui tutto si chiama con un nome e a me secca se invece di Alessio alcuni mi chiamano "down".

Infatti nel mio profilo Instagram ho scritto che invece sono up!

Qualche sera fa ho visto un film che si chiamava "Diverso da chi?" e alla fine il film diceva proprio questo: che nessuno può decidere chi è diverso e chi no e da cosa.

E così ho scritto queste tre pagine. E ho rubato un titolo a un film.

Perché mi sembrava proprio giusto per me.

E forse mi aiuterà a spiegare chi sono davvero.


Autore: Alessio Manfredi Selvaggi

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