Quando dalla discrezionalità si sconfina nell'arbitro s'inibiscono irragionevolmente diritti fondamentali

di Nazario Agostini - Intendo concedermi alla fatica mentale senza indulgere al conformismo, poiché solo irresponsabili possono restare indifferenti a un mondo dove i cani hanno più diritti dei bambini.

Induce non poca malinconia pensare che, al di là della ontologica impossibilità di predeterminare normativamente una efficace salvaguardia dei diritti di libertà, nella fattispecie il giurista si trovi quasi del tutto disarmato.

La legge ci vuole genuflessi al suono spaventoso della coazione alla nostra libertà ma esiste e va rispettata.

Per criticarla, in termini di iniquità, disponiamo solo della possibilità di adottare parametri concettuali per i quali comprendere che bianco e nero non possono essere altrettanto veri.

Non giova evocare gli stereotipi del pancostituzionalismo.

Le libertà della costituzione sono state fulminate dall'autorità, il potere è nelle mani di chi ha decretato lo stato di eccezione adducendo la formale giustificazione che il diritto alla vita prevale sugli altri diritti fondamentali.

L'utilizzo dei DPCM, ancorchè non ortodosso, non sposta in termini di bilanciamento e di conseguente prevalenza del diritto alla salute, alla vita rispetto agli altri diritti fondamentali della prima parte della costituzione.

Possiamo predicare trattarsi di un sopruso intollerabile solo dimostrando l'inesistenza del pericolo evocato e/o, comunque la inutilità o sproporzionalità del lock down inflittoci.

Solo così una altrimenti ineccepibile determinazione discrezionale diventa arbitrio.

Non sono un complottista e prima ancora non mi interessa sapere se l'emergenza covid sia funzionale alla globalizzazione e all'ordine neoliberista che la governa.

Se sterile risulta una mera disquisizione giuridico formale tale è vieppiù la pur contrapposta retorica marxiano keynesiana che univocamente stigmatizza privatizzazione delle fonti di produzione, il capitale finanziario multinazionale e l'egoismo mercantile che ne fa discendere.

Il dissolvimento di ogni plausibile nazionalismo autarchico percorribile, il consolidamento dell'egemonia dell'ordine neoliberista sono, a mio modo di vedere, un dato di fatto e, questa, può fare autentico progresso e migliorare le condizioni di vita dell' umanità.

Tanto mi auguro e comunque il resto è storia passata.

Lo dico a malincuore perché si tratta della storia che è passata con me e come me.

Tele lavoro, smart working, non mi appartengono ma non importo io, importa il progresso dell'umanità.

Non posso tuttavia rinunciare ad essere un uomo e dunque a ricercare la verità.

Orientandomi col paradigma della razionalità, guardando all' interno della mia coscienza, in maniera depassionalizzata, rifuggendo da ogni pregiudizio ideologico, sento di dire che solo una perversa menzogna può dire eroe chi oggi resta silenziosamente chiuso in casa.

Costui è, a tutto voler concedere, una monade che per scongiurare la possibilità di morire decide di suicidarsi.

I dictat del sovrano globale, transnazionale O. M. S., che hanno sospeso l'ordine costituito, non sono la bibbia, né merita lodi chi li chiosi quali abissi sapienziali.

Si impone di sottoporli ad un vaglio critico.

L'essere vivi costituisce uno stato che flore virali, anche letali, hanno in comune con gli uomini, da sempre.

Sarebbe un curioso metodo terapeutico inoculare la peste a chi fosse affetto da un raffreddore.

La neoplasia virale economica, politica, civile in atto è innegabile.

Non altrettanto chiara è l'indispensabilità e la proporzionalità dell'inibizione di tutti i nostri diritti di libertà che si coniuga con il distanziamento sociale in atto e con i paventati monitoraggio mediante app, geolocalizzazione, sostituzione della relazione tecnologica a quella fisica.

Dobbiamo peritarci di scoprire quanti hanno già contratto questo virus, quanti siano effettivamente i morti di corona virus e se questi dati rendano davvero indispensabile inibire passeggiate e la possibilità di andare a scuola a ragazzi che ne risultano immuni, fra l'altro.

Solo così si dimostra senso di responsabilità e di solidarietà di cui il chiudersi in casa stigmatizzando impossibili significativi untori costituisce la negazione.

Bisogna esigere che il potere ci spieghi una plausibile utilità degli effetti devastanti che stiamo patendo. Adesso, qui e subito.

Il supplizio delle nostre libertà ci viene ammannito essere indispensabile alla nostra sicurezza.

La salute è un diritto ma non conta il fatto che io reputi la libertà più preziosa della salute, poiché mi dicono che in queste congiunture la mia libertà attenta alla salute degli altri, che siamo pericolosi gli uni per gli altri.

E' evidente che laddove si provi che l'asserita emergenza sia fronteggiabile con misure meno afflittive saremmo vittime di un devastante sopruso e si aprirebbe la possibilità di accesso alla giurisdizione.

Il diritto di resistenza che ci riconosce la nostra costituzione ci consente di esigere l'idonea giustificazione della privazione di ogni unità molecolare delle nostre libertà.

In nome della scienza si è sospesa sia la politica che l'ordine costituito.

Scienza e politica debbono analiticamente, trasparentemente motivare e sottoporsi al giudizio del popolo fugando perplessità allo stato insuperabili.

Provare l'ipotetico sopruso, nei termini sopra delineati, ammesso che esista, è impresa ardua ma è l'unico strumento di prospettiva tutela giuridica di cui disponiamo.

Aggredire giudiziariamente i tagli pure sicuramente obiettivamente criminogeni alla sanità pubblica, mi pare insostenibile poiché essi hanno radici antiche ed equivarrebbe sostanzialmente ad incriminare i cinesi per tutti gli omicidi commessi con arma da fuoco perché hanno inventato la polvere da sparo.

Parimenti tendenzialmente impercorribile, non fosse altro che per il principio "ad impossibilia nemo tenetur", mi risulta dolersi di ritardi al cospetto di una situazione obiettivamente improvvisa che ha visto proprio nell' Italia la prima ad intervenire nel mondo occidentale.

Addirittura indegno, infine, mi risulta aggredire disfunzioni riconducibili a medici e infermieri molti dei quali sono addirittura morti sul campo.

Nazario Agostini
Avvocato penalista, Ascoli Piceno
347.7239585; studiolegaleagostini@hotmail.it


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