Per ogni pensionato ci sarà 1,1 lavoratore. I dati allarmanti del Rapporto sul Welfare presentato a Roma da Unipol

di Gabriella Lax - Pochi lavoratori, molti pensionati, redditi sempre più bassi. Nel 2050 il sistema pensionistico sarà a rischio collasso: per ogni pensionato ci sarà 1,1 lavoratore.

Il "Rapporto sul welfare"

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Questi i dati allarmati del "Rapporto sul Welfare" presentato a Roma da Unipol, che insieme a The European House Ambrosetti ha lanciato un "Think Thank" con l'obiettivo di ripensare e riequilibrare le politiche sociali del futuro prossimo, prima che non si possa più tornare indietro.

Il quadro disarmante del 2050

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Una popolazione sempre più anziana, che dovrà fare per bene i conti sulla bilancia col peso di sanità e pensioni. Il quadro è disarmante. Si vive più a lungo e l'età media aumenta. Il risultato? Nel nostro Paese, nel 2050, per ogni pensionato ci sarà solo 1,1 lavoratore stabile e i riflessi di questo rapporto peseranno sulle pensioni future.

Tra 30 anni, dunque l'Italia si troverà con un numero più ridotto di lavoratori rispetto a oggi e con molti più anziani. Anche per effetto dell'addio al posto fisso ci saranno 2,3 milioni di occupati e quindi meno contributi affluiranno nelle casse pensionistiche. In più, per effetto della bassa natalità nel nostro Paese, ci saranno 7,4 milioni di persone in età lavorativa in meno. Gli anziani non autosufficienti saranno, invece, 5,7 milioni.

Welfare Italia

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Il nuovo laboratorio si chiamerà Welfare Italia e avrà l'obiettivo di creare un modello di welfare adatto ai mutamenti in corso. In primis, servirà riequilibrare il welfare con privato e pubblico, in caso contrario, nel 2050 la pressione sul welfare sarà troppo forte. Un Paese che, fra trent'anni, sarà anche popolato da più stranieri, con conseguenti redditi più contenuti e quindi contribuzioni più basse che non basteranno a riequilibrare il distacco. A crescere sarà il di poveri. La proposta di Welfare Italia è il cambiamento del sistema di protezione, con l'introduzione di una maggiore flessibilità e personalizzazione delle prestazioni, un'integrazione funzionale tra pubblico e privato, una maggiore complementarietà e un percorso di responsabilizzazione di cittadini e imprese.


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