Baby bulli? Meglio il carcere della scuola. E' l'amara considerazione alla quale si e' dovuta arrendere la Corte di Cassazione nell'affrontare il caso di un gruppo di studenti, tra i 15 e i 16 anni, che si sono resi protagonisti di una 'violenza sessuale di gruppo' durante la frequenza scolastica in un istituto professionale abruzzese, mostrandosi 'sordi a tutti i richiami dei docenti'. Per la Suprema Corte, anche se i ragazzi sono tutti 'minori giovanissimi', non si possono adottare misure tolleranti (la difesa chiedeva la sostituzione della custodia cautelare
in carcere con misure meno afflittive), e, soprattutto, dice piazza Cavour, non si puo' rivendicare il fatto che la 'mancata frequentazione scolastica' possa in qualche modo comportare 'l'interruzione dei processi educativi' quando si ha a che fare con studenti che mostrano totale 'disinteresse per lo studio'. I quattro alunni indagati per violenza sessuale di gruppo, M.S., S.P., S.M. e G.B., come si legge nella sentenza 17082 della Terza sezione penale, erano accusati di violenza nei confronti di una compagna di scuola 14enne. Un gruppo talmente 'unito', si annota nelle motivazioni della sentenza, da spargere il terrore tra le ragazzine dell' Istituto. Qualcuno aveva persino scritto in un blog che i quattro bulli 'volevano fare le stesse cose' anche ad altre studentesse 'e che queste erano riuscite ad evitare il peggio per la presenza di altri due ragazzi'. Da qui la disposizione del gip del Tribunale della Liberta' dell'Aquila- sezione minorenni, gennaio 2006, per tre dei baby bulli dell'applicazione della custodia cautelare nel carcere minorile dell'Aquila (solo per G. B. e' stata disposto l'affidamento in una comunita' di recupero dato il ruolo da non protagonista nella presunta violenza di gruppo, ndr).

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