La misura è prevista dal decreto sicurezza approvato ieri dal Governo. Ma nel frattempo il Quirinale sta procedendo a una rigida analisi del contenuto del testo del decreto per verificarne la legittimità costituzionale, da più fronti messa in discussione

di Valeria Zeppilli - Il decreto Salvini sulla sicurezza e sui migranti è stato approvato all'unanimità dal Consiglio dei Ministri e ora è in attesa della firma del Quirinale.

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Tra le tante novità, una in particolare è destinata a produrre effetti anche al di fuori delle questioni oggetto del provvedimento: la stretta sul gratuito patrocinio.

Con lo scopo principale di liberare gli uffici giudiziari e ridurre i costi per i cittadini dinanzi alla reiterazione, per il tramite di avvocati che prestano gratuito patrocinio, delle richieste d'asilo respinte, il decreto ha posto degli importanti limiti alla difesa a spese dello Stato.

La modifica del TU spese di giustizia

Intervenendo sul testo unico in materia di spese di giustizia, l'articolo 14 del decreto-legge ha in particolare previsto l'introduzione di un nuovo articolo 130-bis nel quale si sancisce che, nel processo civile, lo Stato non liquida alcun compenso al difensore se la sua impugnazione, anche incidentale, è dichiarata inammissibile o improcedibile.

Il vaglio di costituzionalità

Ma al di là di questa norma, il contenuto del decreto-legge è molto forte e sta sollevando critiche su diversi fronti. Vi è anche una questione abbastanza delicata: i dubbi di legittimità costituzionale di alcune delle disposizioni volte a regolamentare il fenomeno dell'immigrazione, oltre che della scelta del decreto-legge per provvedervi.

Proprio in queste ore, però, il decreto Salvini è sottoposto a un attento vaglio da parte degli uffici della presidenza della Repubblica, che ne verificheranno anche e soprattutto la coerenza con la Costituzione.

Le critiche della CEI

Tra le critiche sui contenuti risuona con fragore quella della Conferenza Episcopale Italiana, il cui Segretario Generale, Nunzio Galatino, ha qualificato come "un brutto segnale sul piano culturale" la circostanza che la questione immigrazione sia inserita all'interno del decreto sicurezza, ritenendo che in tal modo l'immigrato sarebbe giudicato non tanto per la sua condizione quanto per i comportamenti che può tenere.

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Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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