Al via la sperimentazione di Coldiretti e Aia, per rintracciare, identificare e multare, in collaborazione con le amministrazioni i trasgressori dell'obbligo di raccolta delle deiezioni

di Gabriella Lax - Rintracciare, identificare e punire i padroni incivili dei cani che lasciano le deiezioni degli amici a quattro zampe in mezzo alla strada o comunque in luoghi pubblici. Da oggi è possibile grazie alla sperimentazione, portata avanti da Coldiretti e Aia (Associazione italiana allevatori) in collaborazione con l'amministrazione comunale a discapito dei trasgressori dell'obbligo di raccolta delle deiezioni.

Deiezioni canine abbandonate? La prova del Dna contro i proprietari incivili

E' stata messa a punto con il laboratorio di genetica e servizi (lgs) di Cremona la prima banca dati del Dna di circa 1.500 cani del territorio del comune di Malnate (Varese). Il test del Dna permettere di identificare gli animali analizzando il materiale genetico estratto dalle loro feci e così di rintracciarne i padroni maleducati e incivili.

Proprio a Malnate sono arrivate le prime multe per i proprietari che non raccolgono le deiezioni, incastrati grazie al confronto tra i campioni di dna prelevati dagli escrementi e quelli contenuti nel database comunale. In caso di ritrovamento di feci canine non raccolte sui marciapiedi un campione delle stesse viene confrontato con l'archivio ed il colpevole viene trovato: la multa è di 75 euro, di 50 euro invece per chi non ha fatto pervenire il tampone salivare entro i termini previsti.

Come riporta il sito di Coldiretti che ha lavorato in sinergia con gli allevatori: «Oltre che per azioni a favore di una migliore 'educazione ambientale' al fine di una maggiore salubrità ed igiene nelle città, l'analisi del dna potrebbe avere ulteriori applicazioni per la gestione della popolazione canina in altre situazioni gravi come l'abbandono degli animali, il randagismo e le attività illecite come competizioni clandestine. Un ruolo determinante - conclude la Coldiretti - potrebbe avere a tutela degli allevamenti per individuare le ibridazioni con predatori selvatici (in particolare lupi), che rappresentano per numero e frequenza di casi il pericolo più rilevante nelle campagne, dove si moltiplicano le aggressioni a mandrie e greggi, con danni pesantissimi».


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