Niente più maxisconto sulle cartelle esattoriali, si punta piuttosto al potenziamento di strumenti deflattivi del contenzioso già presenti nell'ordinamento. La strategia del Governo sulla pace fiscale

di Gabriella Lax - La pace fiscale era uno degli obiettivi fissati nel contratto di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle. La strada da percorrere per la rottamazione generale di tutti i «debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti» non è dritta ma costellata (come previsto di difficoltà). Da qui l'idea più cauta di fare qualche passo avanti verso chi è in difficoltà, senza però entrare in un contenzioso giudiziario sulla legittimità della legge.

Pace fiscale, la strategia del governo

L'idea originaria non avrebbe fatto bene i conti col paventato rischio azione di incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale o della Corte di giustizia. La ratio, come ricorda Italia Oggi, era, inizialmente l'estinzione del debito grazie ad «un saldo a stralcio dell'importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà». Dove "saldo a stralcio" significherebbe l'annullamento definitivo di tutti gli importi dovuti dai cittadini, iscritti a ruolo, considerati esecutivi da parte del Fisco. Una rottamazione che, se attuata, avrebbe fruttato alle casse dello Stato circa 55 miliardi di euro.

La strategia ora sarebbe cambiata e l'obiettivo sarebbe potenziare alcuni strumenti deflattivi del contenzioso che già esistono nostro ordinamento. Dunque ravvedimenti operosi, accertamenti tramite adesione, chiusura delle liti fiscali, una voluntary disclosure sui capitali all'estero (con una aliquota che oscilla tra il 25 e il 20%); e. la possibilità di chiudere il contenzioso con uno sconto variabile tra il 50 e l'80% in funzione del grado di giudizio.


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