Cos'è la Tav, quanto costa farla e bloccarla, i perché delle polemiche dei No Tav, le dichiarazioni del Ministro dei Trasporti e infine chi la vuole e chi no

di Annamaria Villafrate - A distanza di quasi trentanni dal progetto la Tav, la ferrovia Torino-Lione, torna a far parlare di sé, dopo le dichiarazioni del Ministero dei Trasporti Toninelli che sta valutando costi e benefici di questa grande e ambiziosa opera, che forse non serve più. Continuare i lavori comporterebbe un enorme spreco di denaro, a detta di chi la trova inutile rispetto alle reali esigenze di traffico della zona interessata dalla ferrovia. Anche fermarla però ha i suoi costi. Insomma aveva ragione il movimento No Tav? Sembrerebbe di si, stando al documento della presidenza del Consiglio dei Ministri. Del resto i tempi sono cambiati rispetti al momento in cui l'opera è stata pensata, occorre quindi ripensare a quanto fatto finora e valutare se è il caso d'interrompere tutto. Pensiero a cui si contrappongono quanti vedono ancora nella Tav un'opportunità per il paese, in termini di traffico e di occupazione. Sindacati, Governatori delle regioni del Nord Italia interessate, ma anche esponenti del Centro destra, tra cui Matteo Salvini dicono no al blocco dei lavori della Tav.

Ripercorriamo la sua storia e cerchiamo di fare chiarezza:

Cos'è la Tav

La Tav, ovvero la ferrovia Torino-Lione, è un progetto teso alla realizzazione di una linea ferroviaria di ben 235 km per il trasporto di persone e merci. Questo piano ingegneristico nel tempo ha subito diverse e complesse trasformazioni. Il percorso ferroviario concepito è diviso in due tratte, la RFI italiana e la SNCF francese. L'opera, voluta dai due Stati interessati dal percorso ferroviario e sostenuto dall'Unione Europea, è stato oggetto di critiche e polemiche da parte delle comunità italiane residenti nelle località limitrofe alla tratta di competenza, che hanno dato vita al Movimento NO Tav.

Quanto costa completarla e bloccarla

Non è chiaro alla fine quanto costa complessivamente la Tav. Le continue modifiche progettuali non consentono una stima precisa dei costi affrontati fino a questo momento e quelli che, se l'opera verrà completata, ci saranno ancora da sostenere. Si parla di una cifra che ai aggira attorno agli 8,6 miliardi di euro ripartiti tra Europa (40%), Italia (35%) e Francia (25%). In questi giorni però Toninelli mette le mani avanti sulla necessità e opportunità di proseguire i lavori. Occorre valutare il rapporto costi benefici, sottoponendo il progetto a una revisione complessiva, al termine della quale decidere la convenienza dell'opera, esattamente come accade per tutte le grandi opere pubbliche e come sta facendo anche la Francia. Questa in sostanza la posizione del Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Naturalmente anche fermare i lavori comporterebbe costi elevati che si stimano attorno ai 2 miliardi di euro. Da qui le polemiche, che negli giorni accendono le cronache.

I perché delle polemiche sulla Tav

La ferrovia Torino-Lione, del resto è sempre stata al centro di discussioni e proteste. Fin dalla metà degli anni 90 il movimento No Tav inizia il suo percorso di lotta contro quest'opera. Fiaccolate, cortei, marce e occupazioni, fermate dai posti di blocco delle Forze dell'ordine per liberate le terre dai manifestanti, che periodicamente, non appena ci sono novità di natura politica o economica che riguardano la Tav, tornano a farsi sentire. La protesta si fonda su studi ingegneristici e geologici che dimostrano l'inutilità della Tav, in relazione al traffico effettivo di quelle zone e quindi all'utilità reale dell'opera. Insomma, secondo i No Tav, si tratta di un investimento sproporzionato per le necessità di quella zona.

Il documento della Presidenza del Consiglio

Quanto affermato dai No Tav e dal Ministro Toninelli trovano conferma nel documento della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 10 novembre 2017 "Verifica del modello di esercizio per la tratta nazionale lato Italia fase 1 -2030". Dalla lettura di pagina 58 di questo studio emergono dubbi in relazione alla convenienza dell'opera: "La puntuale ricostruzione del processo decisionale e di progettazione ha bene evidenziato come un'opera di questa dimensione e complessità richieda lunghi tempi di analisi, valutazione, decisione e di realizzazione. Accanto a questa evidenza occorre porne un'altra: nel frattempo il mondo non rimane immutabile, ma cambia rapidamente e in maniera così profonda da mettere spesso fuori gioco anche le più accurate previsioni (…) Di fronte ai cambiamenti, sorge allora spontanea la domanda: «avessimo saputo ciò che in seguito è accaduto, avremmo preso la stessa decisione?». È una domanda lecita, ma che interessa gli studiosi e gli storici. La domanda che i decisori devono farsi è invece un'altra: «al punto in cui siamo arrivati, avendo realizzato ciò che già abbiamo fatto, ha senso continuare come previsto allora?Oppure c'è qualcosa da cambiare? O, addirittura, è meglio interrompere e rimettere tutto com'era prima?".

Chi vuole la tratta ferroviaria Torino-Lione?

Nonostante le diatribe che in questi giorni sono sorte attorno alla Tav dopo le dichiarazioni del Ministro dei Trasporti, c'è chi crede ancora che la ferrovia Torino - Lione si debba portare a termine. Lo pensa l'Europa, che sta finanziando il progetto e stimando i costi di un eventuale ripensamento del Governo Italiano, lo pensano i sindacati, preoccupati per la perdita dei tanti posti di lavoro, per l'isolamento a cui andrebbero incontro alcune aree. Dello stesso avviso anche Salvini, che da sempre sostiene la Tav, così come il segretario del Pd Maurizio Martina, Mara Carfagna e Maurizio Gasparri di Forza Italia. Nel frattempo i Governatori delle Regioni del Nord Italia guidate da Ciamparino, in caso di blocco della Tav, si dicono disposti a convocare un referendum popolare per dare la parola ai cittadini. Staremo a vedere.

Verifica del modello di esercizio per la tratta nazionale lato Italia

Foto: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Protesta_dei_No_Tav_a_Torino_(Stazione_di_Porta_Susa)_-_10_maggio_2014.JPG
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