Osservazioni sul significato di elezioni politiche e maggioranza
di Angelo Casella - La cosa notevole è che la massa dei cittadini partecipa e quindi, almeno idealmente condivide quello che è un colossale errore politico, giuridico e logico.

Anzi, peggio di un errore (come altri diceva) una stupidaggine mega-galattica (oltrechè una ipotesi di gigantesca, apparente, ignoranza costituzionale).

Le elezioni non hanno per scopo di "trovare una maggioranza che governi". Questa è una sciocchezza colossale.

Le elezioni servono per consentire ai cittadini di esprimere il loro orientamento politico (ossia indicare quali finalità - nell'opinione di ognuno - occorre vengano perseguite per il bene del Paese).

NON E' LA MAGGIORANZA CHE DEVE GOVERNARE.

Altrimenti, contrariamente ai principi più elementari della democrazia, UNA PARTE del Paese fa quello che vuole, calpestando a piacere gli interessi di tutti gli altri.

IL GOVERNO NON DEVE GOVERNARE.

Non a caso, nel diritto costituzionale, il governo è chiamato ESECUTIVO, proprio perchè deve eseguire quello che il parlamento gli indica. L'organo che deve decidere è il Parlamento.

E le decisioni prese dal Parlamento devono riflettere le convergenze che, CASO PER CASO, si devono formare sugli specifici provvedimenti proposti.

Dopo le elezioni, in un Paese democratico, (non di nome ma di fatto), i singoli capi dei Partiti si presentano al Parlamento eletto. E si propongono per essere votati come Capi del governo futuro, con un programma chiaro e definito.

Quello che verrà prescelto. poi, redigerà un elenco di Ministri.

Ognuno dei quali dovrà poi essere approvato.

Non ci vogliono più di un paio di giorni per fare tutto questo.

Oggi tutti si muovono come (apparenti) beoti. Al tempo dei nonni si diceva "fa il cretino per non pagare dazio".

Il messaggio, con il quale viene rintontito l'elettorato, è - lo ribadiamo - del tutto mistificatorio e deviante.

Affermare, dando per scontato che si tratta di verità ovvia, assoluta e scontata, che "occorre formare una maggioranza per consentire di governare" è una pericolosa deformazione della realtà.

Il punto essenziale sul quale soffermare l'attenzione, è che si tratterebbe di una maggioranza PRECOSTITUITA, in ordine alle decisioni che potranno essere prese. Una situazione che comporta avallare preventivamente ogni decisione che questa potrà prendere.

E ciò significa conferire ad un gruppo politico (che verrà immediatamente colonizzato, come sappiamo, dal potere economico) una mano libera assoluta su qualsiasi tematica. E che quindi potrà anche disinteressarsi, o meglio calpestare liberamente gli interessi dei gruppi sociali danneggiati.

Questa è una forma di dittatura surrettizia.

Da tenere presente che questa deformazione della struttura politica democratica sussiste anche quando una maggioranza emerge dalle elezioni stesse.

E ciò in ragione della conformazione assunta dai partiti.

I partiti formano infatti dei complessi organici i cui elementi interni sono in rapporto di correlazione ed interdipendenza. Si tratta di centri di potere chiusi, autoreferenziali ed a struttura verticistica nei quali si pretende, con il ricatto della lautissima (tale, non a caso...) indennità auto-riconosciuta, che gli eletti rispettino rigorosamente le indicazioni di voto dettate dai capi.

Al loro interno vi è dunque un immobilismo assoluto: si tratta di monoliti immobilmente statici. Esattamente il contrario di quella fucina di idee, proposte e progetti che dovrebbero essere.

Nessun parlamentare valuterà - secondo coscienza e competenza - (come doverosamente gli competerebbe) la correttezza e l'opportunità di una qualunque decisione legislativa. Nel Parlamento non vi è nessuna discussione. Nessun esame approfondito delle questioni sulle quali votare. Nessun dibattito collegiale. Ogni parlamentare azzera le proprie potenziali opinioni per votare come gli è stato dettato. Una presenza, dunque, del tutto inutile.

Inutile aggiungere che tutto ciò elimina alla base qualsiasi pur obbligatorio riferimento a quell'interesse comune, che dovrebbe sottostare ad ogni decisione.

Che questo perverso meccanismo operi, in spregio ai principi democratici più elementari, ci propone l'evidente esigenza di una radicale riforma del sistema con, al primo posto, una rigorosaregolamentazione della struttura, organizzazione e funzionamento dei Partiti politici, oggi totalmente assente.

Ma che questa patologica deviazione, quando assente, venga oggi pervicacemente ricercata gabellandola come doverosa e gaudiosa esigenza istituzionale, è veramente troppo!

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