Nel giro di tre settimane gli apparecchi verranno sostituiti con dei nuovi sistemi e nel frattempo Autostrade per l'Italia pagherà la sanzione per il ritardo. Le multe, insomma, restano

di Valeria Zeppilli - Con la sentenza numero 2275/2018 (qui sotto allegata), la Corte d'appello di Roma ha dato ordine ad Autostrade per l'Italia di rimuovere e distruggere tutti i sistemi tutor di rilevazione del traffico (leggi anche: "Multe: addio ai tutor?").

Vi sarebbe stata, infatti, una contraffazione del brevetto nazionale di invenzione del quale è titolare la società CRAFT, tale da determinare il giudice a ordinare ad Autostrade, nel dettaglio, di astenersi per il futuro dal fabbricare, commercializzare e utilizzare il sistema Tutor e di rimuovere e distruggere tutte le attrezzature esistenti che costituiscono violazione del predetto brevetto.

Autostrade per l'Italia: i tutor restano saranno sostituiti

La replica di Auostrade per l'Italia alla decisione non è tardata ad arrivare, spazzando via le speranze di molti automobilisti che immaginavano, in conseguenza di tale sentenza, di "salvarsi" dalle multe che quotidianamente vengono elevate proprio utilizzando i Tutor.

La società, infatti, ha comunicato che tali apparecchi non verranno rimossi dalle reti autostradali ma saranno immediatamente sostituiti con un nuovo sistema diverso da quello attuale.

I tempi tecnici per la sostituzione sono stimati in tre settimane, durante le quali la società ha deciso di farsi carico della sanzione pecuniaria per il ritardo nell'esecuzione della sentenza, pur di mantenere attivo il sistema attuale sino alla sua sostituzione integrale.

Le multe restano

I controlli sul rispetto dei limiti di velocità, quindi, non saranno sospesi e coloro che viaggiano su e giù per l'Italia dovranno continuare a restare attenti e a guidare con scrupolo.

Del resto, ne va della sicurezza stradale e dell'incolumità dei conducenti.

In ogni caso, come preannunciato da Autostrade per l'Italia, la vicenda della violazione del brevetto non finisce qui ma giungerà anche in Cassazione.

Corte d'appello di Roma testo sentenza numero 2275/2018
Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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