Vediamo come tenere distinti i due diritti e quali cautele è necessario adottare per evitare di incorrere in una accettazione tacita dell'eredità

Domanda: "Chi rinuncia all'eredità perde anche il diritto alla pensione di reversibilità?"

Risposta: "Il diritto all'eredità e il diritto alla pensione di reversibilità sono autonomi e la rinuncia alla prima non incide in alcun modo sulla possibilità di godere della seconda.

La pensione di reversibilità, del resto, è un istituto assistenziale che non ha nulla a che vedere con le norme che regolano la successione.

Chi ha intenzione di non accettare l'eredità, tuttavia, deve prestare attenzione a domandare solo le rate di reversibilità e non anche le eventuali rate di pensione non riscosse dal de cuius quando ancora era in vita.

Tale ultimo comportamento, infatti, potrebbe essere considerato come una forma di accettazione implicita dell'eredità, che, ai sensi dell'articolo 476 del codice civile, si ha quando, pur in assenza di una dichiarazione esplicita, «il chiamato all'eredità compie un atto che presuppone necessariamente la sua volontà di accettare e che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualità di erede». Infatti, l'attribuzione della titolarità del diritto alle rate di pensione non riscosse deriva dalla qualità di eredi legittimi o testamentari degli aventi causa.

In tal senso si veda anche la pronuncia del 21 giugno 1988 con la quale la Pretura Ferrara ha sancito esplicitamente che «la domanda di liquidazione delle rate di pensione maturate ma non riscosse del dante causa integra una accettazione tacita dell'eredità e la volontà di assumere la qualità di erede, esternata all'INPS con la domanda»"

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