Esiste un diritto ad usare il bagno nei bar e nei ristoranti? In realtà la legge e la giurisprudenza lo riconoscono solo per i clienti. Facciamo chiarezza


di Lucia Izzo - A tutti è capitato almeno una volta di aver necessità di espletare necessarie esigenze fisiologiche fuori casa e di doversi infilare nel primo locale a disposizione. Il tema è di interesse diffuso e se ne è occupato il legislatore e anche i giudici. Tuttavia, sappiate che non c'è nessun diritto all'utilizzo del bagno in bar e ristoranti, a meno di non aver consumato qualcosa presso l'esercizio commerciale.

Facciamo chiarezza:

Bar e ristoranti: solo i clienti hanno diritto ad usare il bagno

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In effetti, la legge impone che nel locale, in quanto pubblico, debba essere presente una toilette, ma nessuna norma impone al proprietario del bar/ristorante/negozio di farvi accedere chiunque ne abbia necessità, compreso chi soffre di problemi alle vie urinarie.


Diverso è il discorso in cui il personale nel bar o ristorante imponga il diritto al bagno solo solo ai clienti che abbiano "consumato", ossia acquistato qualcosa, anche solo un caffè, un pacchetto di gomme o altro esborso anche minimo che in qualche modo "giustifichi" l'utilizzo del servizio igienico.

La normativa sull'uso del bagno nei locali pubblici

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Il proprietario del bar o ristorante è tenuto ad avere una toilette a norma e funzionante, che possa essere utilizzato dal personale e dai clienti. In caso contrario, infatti, è passabile di sanzioni: l'avventore che si è visto rifiutare l'uso del bagno, ad esempio perché non c'è o è fuori uso, potrà chiamare le forze dell'ordine per una verifica.


Ancor di più è tutelato il "cliente" ossia colui che ha ordinato e pagato una consumazione. Solo a costui, infatti, (salvo modifiche apportate dalle normative locali) l'art. 187 del Tulps (Testo unico delle leggi sulla Pubblica Sicurezza) riconosce il diritto ad avere un bagno messo a disposizione, gratuitamente, dal gestore dell'esercizio. Secondo la norma, infatti, gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo.


Il semplice "passante" che nulla acquista o consuma, invece, non potrà rivendicare alcun "diritto al bagno", anche se affetto da serie patologie, a meno che l'esercente non sia particolarmente disponibile o comprensivo.

Le polemiche

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Una simile disciplina ha sollevato polemiche da più fronti: se da un lato gli esercenti dei locali si difendono sottolineando le spese di varia natura (manutentive, elettricità, acqua, sapone, carta igienica) a cui andrebbero incontro rendendo "promiscuo" l'accesso alle toilette, dall'altro i rappresentanti del Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) ritengono che "un locale pubblico debba sempre mettere i bagni a disposizione di tutti, salvo ovviamente casi eccezionali" per sensibilità verso i potenziali clienti.

La giurisprudenza

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Sul dibattuto tema è intervenuta una sentenza del Tar Toscana, n. 691 del 18/2/2010 (qui sotto allegata). Il giudice amministrativo è partito dal presupposto che il pubblico esercizio è un'attività economica, preordinato alla soddisfazione dei clienti, pertanto i servizi igienici sarebbero riservati solo a quest'ultimi.


Ancora, prosegue il provvedimento, "è agevole ribattere che una cosa è l'attività di pulizia e manutenzione di un locale destinato ad uso bagno, se ne possono far uso un numero limitato ed in una certa misura preventivabile di persone, tutt'altra cosa è tale attività, se a poter fruire del locale destinato a bagno è la generalità del pubblico, cioè, all'occorrenza, masse di persone ingenti e non predeterminabili (si pensi ad es. agli afflussi di pubblico, formato non soltanto da turisti, in occasione di famose manifestazioni culturali e cerimonie)".

L'intervento del Codacons

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Una sentenza che ha alimentato ancor di più le polemiche, soprattutto in virtù delle conseguenze che potrebbe subire il rifiuto dell'uso della toilette a persone affette da determinate patologie, o comunque in condizioni fisiche particolari, e non in possesso dei soldi per consumare. Per effetto del rifiuto, ad esempio, il "passante" costretto a trattenersi potrebbe anche subire un malore o altre conseguenze fisiche.


Argomenti propugnati dai rappresentanti del Codacons che difendono l'uso delle toilette accessibile a tutti, secondo cui "resta inteso che l'utente che utilizza una toilette, dovrebbe prestare la massima attenzione nel mantenere pulito e funzionale il servizio, a maggior ragione se tale servizio viene usato gratuitamente". Come in tutte le cose, conclude l'associazione, basterebbe il semplice buon senso per risolvere con facilità qualsiasi problematica.

Tar Toscana, sentenza n. 691/2010

Foto: 123rf.com
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