Attribuire automaticamente il cognome paterno ai figli viola la Costituzione

di Marina Crisafi - Viola la Costituzione attribuire automaticamente il cognome del padre ai figli, i quali potranno portare quello della madre. È questo il verdetto di ieri della Consulta, intervenuta per la terza volta sulla questione, accogliendo la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d'Appello di Genova sul cognome del figlio di una coppia italo-brasiliana. Una decisione che segna una svolta, considerato che risale a circa 40 anni fa la prima proposta parlamentare di poter dare ai figli il cognome materno. La Corte Costituzionale era già intervenuta la prima volta nel 1998 e successivamente nel 2006, definendo tale procedura il "retaggio di una concezione patriarcale della famiglia" ormai superato, ma rimettendosi all'intervento necessario del legislatore.

Qualche anno più tardi, è arrivato anche l'intervento della Corte Europea dei diritti dell'uomo che, nel 2014 ha tacciato di discriminazione la "visione patriarcale" della famiglia riflessa dalla esclusività della trasmissione del cognome del padre.

Proprio a seguito di questa sentenza il legislatore ha cominciato a muoversi con un disegno di legge che prevede la possibilità di scegliere tra i cognomi dei genitori o di attribuire il doppio cognome, oggi tuttavia, fermo in Parlamento dopo l'approvazione della Camera nel settembre del 2014.

La decisione della Consulta

Lo stallo normativo non è piaciuto alla terza pronuncia della Consulta, la quale, in attesa di conoscere le motivazioni (la causa è stata discussa solo in aula ieri) ha anticipato la dichiarazione di incostituzionalità di tale procedura per violazione degli artt. 2, 3, 29 e anche 117 (relativamente ai principi contenuti in convenzioni e risoluzioni internazionali sulla eliminazione di qualsiasi forma di di discriminazione nei confronti delle donne) della Carta Costituzionale.

Ma ciò che è chiaro è che quello che già la Corte 18 anni fa considerava superato, e portato avanti per via di una norma "implicita" (giacché soltanto desumibile da alcuni articoli del codice civile, da un regio decreto del 1939 e da un d.p.r. del 2000), ora è da intendersi illegittimo. "L'automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori" spiega, infatti, una nota diffusa dalla Consulta è incostituzionale.

Ora bisognerà attendere il deposito della sentenza (la cui estensione è affidata a Giuliano Amato), ma è altrettanto chiaro che alle mancanze del legislatore ha sopperito, ancora una volta, la giurisprudenza.

Il ddl di riforma

La decisione della Consulta rilancia il problema del ritardo legislativo su un tema di grande attualità. Il disegno di legge al riguardo era stato approvato dalla Camera nel settembre di due anni fa (leggi: "Addio al cognome del padre: la Camera vota la libera scelta"), ma è rimasto fermo al palo (in commissione giustizia al Senato) per i contrasti sorti in seno alla stessa maggioranza.

La ldl (qui sotto allegata) prevede, in sostanza, l'inserimento prima dell'art. 144 del codice civile, del nuovo art. 143-quater, che dispone che "i genitori coniugati, all'atto della dichiarazione di nascita del figlio, possono attribuirgli, secondo la loro volontà, il cognome del padre o quello della madre ovvero quelli di entrambi nell'ordine concordato".

In caso di mancato accordo tra i genitori, prevede la norma, al figlio sono attribuiti i cognomi di entrambi i genitori in ordine alfabetico, mentre i fratelli e le sorelle nati successivamente porteranno lo stesso cognome attribuito al primo. E quando i figli, al quale sono stati attribuiti i cognomi di entrambi i genitori, avranno a loro volta dei figli, potranno trasmetterne solo uno a propria scelta. Le regole valgono anche per i figli nati fuori dal matrimonio e adottivi.

Proprio in questi giorni, il relatore del testo, Sergio Lo Giudice (Pd) ha annunciato la presentazione a breve di un nuovo ddl base che tenga conto delle modifiche approvate da Montecitorio.

Ma ora, dopo la sentenza, il Senato non può più procrastinare.

Il testo del ddl di riforma sul cognome ai figli

Foto: 123rf.com
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