Forti le critiche del presidente di Anm al congresso di Magistratura democratica. Ma il ministro Orlando invita alla responsabilità e difende l'avvocatura

di Marina Crisafi - Ridurre il numero degli avvocati, introducendo il numero chiuso nelle facoltà di giurisprudenza. È quanto ha invocato il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Piercamillo Davigo, stamane a Bologna al 21simo congresso di Magistratura Democratica.

In Italia, abbiamo "il numero di processi più alto in Europa. La domanda di giustizia è patologica - ha proseguito il magistrato - questo vuol dire che il sistema tutela di più chi viola la legge". Pertanto, "se dimezziamo il numero dei processi, che può avvenire con una depenalizzazione più accorta di quelle che sono state fatte finora, dimezziamo anche il reddito degli avvocati perciò prima bisogna ridurne il numero" ha rincarato Davigo nel suo intervento.

Un intervento duro, su un argomento "spinoso" come quello sui rapporti con l'avvocatura, concluso con le seguenti parole: "C'è chi è contrario al numero chiuso - nelle facoltà di giurisprudenza - ma un terzo degli avvocati dell'Unione europea sono italiani. E' una cosa che dobbiamo avere il coraggio di dire".

A rispondere a ruota, a difesa della categoria, è stato il ministro della giustizia Andrea Orlando, rilevando come "c'è una critica quasi antropologica nei confronti degli avvocati che - va - riconsiderata". La categoria forense è una "parte importante della giurisdizione" ha affermato il ministro, sottolineando come il problema della giustizia e dell'eccessivo numero dei processi non si risolve certo "con la decimazione degli avvocati" ma piuttosto con la loro "responsabilizzazione" e il coinvolgimento nella conduzione della governance della giurisdizione.

Da qui l'appello alla ragionevolezza delle toghe, finalizzato in via generale ad una maggiore apertura al confronto, anche con la politica, sui vari temi della giustizia affrontati nell'articolato discorso.


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