Confermato il via libera alla riforma nel decreto fiscale varato ieri dal Governo come collegato alla legge di bilancio. Ecco le novità

di Marina Crisafi - Se ne parla da mesi ormai e ora il via libera alla riforma degli studi di settore sta per diventare realtà. Il cambiamento sostanziale, infatti, è in arrivo con la prossima legge di bilancio, i cui contenuti sono stati confermati ieri dal Consiglio dei Ministri e saranno ora oggetto dell'esame del Parlamento sino all'approvazione definitiva e all'entrata in vigore a partire dall'1 gennaio 2017 (vai allo speciale sulla legge di bilancio).

La riforma dei "vecchi" studi di settore è affidata al decreto fiscale ad hoc, collegato alla manovra finanziaria, che manderà in soffitta l'attuale strumento di accertamento introducendo al suo posto i nuovi "indicatori di compliance".

L'ottica è quella di trasformare l'attuale meccanismo in una sorta di "accompagnamento" all'adempimento tributario, in linea con la nuova veste del fisco amico abbracciata dall'amministrazione negli ultimi tempi.

La riforma riguarderà circa 3,6 milioni di contribuenti, tra imprese e professionisti.


Come funzionano i nuovi "indicatori di compliance"

La rottamazione degli studi di settore in arrivo vedrà l'introduzione, graduale, degli "indicatori di compliance" per misurare ricavi e compensi di oltre 3,6 milioni di professionisti e imprese.

I nuovi indicatori saranno costruiti in modo da misurare il grado di affidabilità fiscale dei contribuenti interessati facendo riferimento a dati riferiti ad anni precedenti.

Imprese e professionisti, dunque, non dovranno più ricercare il "ricavo di congruità" per uniformarsi alle pretese del fisco, ma l'attendibilità delle loro dichiarazioni sarà misurata attraverso una serie di dati sintetici (attività economica svolta in modo prevalente, indicatori di normalità economica; modello di stima sull'andamento ciclico, ecc.) che forniranno il grado di affidabilità raggiunto, in una scala da uno a dieci (per approfondimenti leggi: "Addio agli studi di settore"). 

Più alto sarà il grado raggiunto maggiore sarà la possibilità di accedere ai vantaggi di un "sistema premiale" che prevede non solo un percorso accelerato per i rimborsi fiscali ma anche l'esclusione da alcune tipologie di accertamenti.

Le altre novità del dl fiscale

Oltre agli studi di settore, nel decreto fiscale ci sarà un altro addio: quello ad Equitalia.

Annunciata ormai da tempo la scomparsa della società di riscossione diventa quindi realtà, imboccando la strada veloce del decreto legge che dovrebbe essere definita, stando alle previsioni dell'esecutivo, al più tardi entro sei mesi.

Chiusa l'esperienza con Equitalia, la riscossione sarà affidata alla nuova Agenzia delle Entrate, cambiando letteralmente il "modello su cui si è sviluppata" sinora, ha sottolineato lo stesso premier, affermando che il sistema del futuro sarà affidato a "un meccanismo per cui quando non paghi una tassa ti arriva un sms: se mi scordo".

Più compliance, dunque, e meno intrusione tramite un restyling globale dell'Agenzia che sarà rinnovata in base alle indicazioni giunte da Fmi e Ocse nei rapporti consegnati nel luglio scorso al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.

Ma non solo. L'uscita di scena della società di riscossione porterà con sé nuovi venti anche per il pagamento dei debiti dei contribuenti. È stata confermata, infatti, la famigerata "rottamazione" delle cartelle esattoriali che dovrebbe far recuperare all'erario qualcosa come 4 miliardi, derivanti, secondo Padoan, dalle "prime stime dall'adesione dei contribuenti" che saranno chiamati a versare quanto dovuto, sgravato da interessi e more.

A trovare posto nel pacchetto di interventi attesi nel dl c'è anche il recupero di tutte quelle semplificazioni fiscali in cantiere da mesi ma ad oggi mai andate in porto.

Tra queste rilevano innanzitutto la cancellazione dell'obbligo di indicare nella dichiarazione dei redditi le locazioni o gli immobili detenuti all'estero se non sono intervenute modifiche e l'operazione di pulizia sulle partite Iva inattive da almeno 3 anni.

A saltare, invece, con molta probabilità sarà il pacchetto di norme tese ad attutire l'impatto fiscale derivante dal passaggio alle nuove regole di bilancio delle imprese a partire dal 2016.


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