Il mondo dell'avvocatura alle prese con una crisi epocale di categoria

di Redazione - Che gli avvocati siano diventati oramai una delle nuove categorie di poveri non è certo una novità. Ne abbiamo parlato più volte sul nostro giornale (v. Avvocati: i nuovi esodati) ed è sorprendente che anche facendo una ricerca su Google con le parole "avvocati e architetti" la maggior parte dei primi risultati che restituisce il motore siano proprio dedicate alla crisi delle due categorie.

Non si tratta solo del fatto che clienti hanno sempre più difficoltà ad anticipare le spese e pagare le competenze del proprio avvocato. Oggi è diventato difficile persino recuperare le spese legali dalla controparte salvo che non si tratti di un ente pubblico, di una banca, di un'assicurazione o di una controparte economicamente solida.

Ma se guadagnare poco significasse anche lavorare poco saremmo tutti più propensi ad accettare questi nuovi tempi di magra. Se non altro avremmo più tempo da dedicare alle nostre famiglie, e ai nostri interessi. Sta di fatto però che quel poco lavoro che gli avvocati riescono a poter svolgere è significativamente appesantito da una serie di inefficienze del sistema pubblico che si riversano sulla categoria rendendo il lavoro inutilmente farraginoso.

Se un tempo l'avvocato poteva concentrarsi sul merito e le questioni di procedura erano davvero cosa da poco, oggi un avvocato deve districarsi tra le tantissime trappole procedurali facendo attenzione a non commettere errori di forma e a non incappare in qualche decadenza. E c'è sempre meno tempo da dedicare a ciò che conta davvero per il cliente: il diritto sostanziale.

E non finisce qui: il processo telematico che avrebbe potuto alleggerire il lavoro dell'avvocato è stato progettato in maniera incompleta e talmente complessa che spesso si perde più tempo a fare un deposito telematico che a raggiungere di persona al tribunale. Per non parlare poi del fatto che ogni beneficio viene spesso vanificato dalla richiesta di copie di cortesia.

Che dire poi del fatto che il sistema sovente si blocca facendo perdere un sacco di tempo?

Quando poi si deve andare in udienza (e non si comprende come mai il PCT non sia stato progettato sin da subito per gestire anche le udienze in via telematica) si ha spesso a che fare con file interminabili e per svolgere un compito che richiederebbe soltanto un quarto d'ora bisogna perdere l'intera mattinata.

Sembra che oggi non possa più salvare gli avvocati neppure la legge dell'80/20 messa a punto dall'economista e sociologo Vilfredo Pareto, secondo cui il 20% dei clienti sarebbe in grado di generare l'80% del fatturato.

In passato sarebbe bastato filtrare un pò per concentrarsi su quel 20% di lavoro in grado di produrre il maggior profitto, oggi però c'è una quantità infinita di fattori che non lascia più scampo e a complicare le cose non è più tanto il tipo di cliente ma proprio l'esasperata burocratizzazione dell'attività forense che necessita di un radicale intervento legislativo di semplificazione.

Ma si sa i burocrati sono sempre pronti a frapporre ostacoli a qualsiasi tipo di soluzione rendendo così impossibile anche ciò che si potrebbe realizzare con estrema semplicità. Non resta che sperare che il legislatore si renda conto delle estreme difficoltà della categoria e si decida una volta per tutte a porvi rimedio.


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