Dopo una sentenza della Suprema Corte del 2015, una recente legge ha legalizzato tale pratica al ricorrere di determinati requisiti

di Valeria Zeppilli - Anche se con confini più rigidi rispetto alle linee guida che aveva elaborato la commissione parlamentare speciale all'uopo istituita, in Canada il "suicidio assistito" è divenuto legge.

Per potervi accedere, possibilità limitata ai maggiorenni, è necessario che ad affliggere il richiedente sia una patologia incurabile o grave (non per forza terminale), tale da comportare una sofferenza insostenibile e duratura e un declino delle proprie facoltà avanzato e irreversibile.

Il "suicidio assistito", poi, è subordinato all'approvazione medica e alla presenza di almeno due testimoni indipendenti al momento della firma.

Il periodo di attesa è fissato in quindici giorni.

Il richiedente, peraltro, deve essere oltre che consapevole e consenziente, anche astrattamente ammesso all'assistenza sanitaria finanziata dallo Stato al fine di evitare che il Canada diventi meta di tutti coloro che vogliono avvalersi di tale strumento.

Il tutto nel tentativo esplicitato di trovare un bilanciamento tra l'autonomia personale dei malati e la protezione dei soggetti vulnerabili.

A dare il "la" a tale legge è stata una sentenza della Corte Suprema dello scorso anno, che ha ritenuto che il diritto alla vita non può comportare che un individuo non possa decidere di dirle addio.

Il Canada, insomma, si è recentemente aggiunto a diversi Stati che già da qualche anno hanno aperto le porte al suicidio medicalmente assistito in maniera più o meno regolamentata, non solo americani ma anche europei.

Nel vecchio continente, infatti, una simile pratica è legale in Belgio, nei Paesi Bassi, in Lussemburgo e in Svizzera.

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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