Confermato dal Tar Lombardia un mese di stop al dipendente di un carcere che ha messo un like in una discussione nociva per l'immagine dell'amministrazione

di Marina Crisafi - Basta un semplice "mi piace" su Facebook per meritarsi una sospensione dal lavoro. Lo sa bene il dipendente di un carcere lombardo che intervenendo in una discussione sulla notizia di un suicidio avvenuto nell'istituto aveva espresso il proprio parere con un like. L'uomo è stato subito sospeso dal servizio dall'amministrazione penitenziaria per un mese in quanto il suo intervento, anche se effettuato da privato utente del social network, è stato ritenuto nocivo per l'immagine della datrice di lavoro. E lo stop è stato confermato dalla terza sezione del Tar Lombardia che, con l'ordinanza n. 246/2016, ha respinto la domanda cautelare del lavoratore perché manca il fumus boni iuris.

A nulla vale la circostanza che l'uomo era intervenuto nella discussione semplicemente mettendo un solo "mi piace" alla notizia postata da qualcun altro che raccontava di un suicidio avvenuto all'interno del penitenziario. Né che l'articolo postato parlasse anche del pronto intervento delle guardie carcerarie, facendo scaturire una sequenza complessa di commenti. Il fatto è che nell'ambito di tale sequenza si inserivano anche "commenti riprovevoli" sulla vicenda. Per cui anche quell'unico like, per di più non eliminato subito dal lavoratore, aveva messo in imbarazzo l'amministrazione datrice. La sua condotta quindi non è da ritenersi irrilevante. Da qui la conferma della sanzione inflitta.


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