L'appello dei sindacati per togliere ogni riferimento dal ddl povertà

di Marina Crisafi - Ha scatenato, com'era prevedibile, un mondo di polemiche, l'allarme lanciato dal segretario generale dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti, nei giorni scorsi, sulla revisione dei criteri per maturare il diritto alla pensione di reversibilità contenuta nel c.d. ddl povertà (leggi: "Addio alla pensione di reversibilità: il Governo fa cassa sulle vedove").

Il punto controverso è che nel ddl l'accesso a tale prestazione previdenziale, sarà legato all'Isee e quindi al reddito familiare, andando a ridurre inevitabilmente il numero delle persone che continueranno a veder garantito questo diritto.

Com'è noto, infatti, l'asticella dell'Isee è molto bassa (fissata spesso a redditi da fame) e per superarla basta poco, facendo saltare tutti i benefici.

Ma non solo. Così come indicato nella lettera b) del punto uno del disegno di legge delega (qui sotto allegato), tutte le prestazioni di natura assistenziale e previdenziale saranno razionalizzate, riparametrate sulla base dell'Isee e sottoposte alla prova dei mezzi, fatta eccezione per le prestazioni legate alla condizione di disabilità e invalidità del beneficiario.

A tal fine i principi e i criteri direttivi da seguire sono quelli del superamento delle differenze categoriali e dell'introduzione di principi di accesso fondati su criteri unificati di valutazione economica in base all'Indicatore della situazione economica equivalente.

Dopo il polverone sollevato, il Governo è intervenuto per smentire e ricondurre a mera polemica qualsiasi riferimento alla reversibilità. Proprio stamane, pubblicamente, il premier ha dichiarato ai microfono di Rtl 102.5 che le misure sulla reversibilità delle pensioni sono "la classica notizia che si autoalimenta". Da smentire totalmente. "Ho già scritto a tutti quelli che mi stanno scrivendo chiedendomi: 'ragazzi, tranquilli non c'è" ha proseguito il premier.

Ma tali parole non bastano, soprattutto ai sindacati che continuano a rimanere sul piede di guerra.

Verba volant scripta manent dicevano i latini. E dai vari sindacati di categoria arrivano inviti improrogabili a togliere ogni riferimento dal ddl.

"Prendiamo nota della smentita del presidente del Consiglio sulle reversibilità. Ma carta canta e nel testo del disegno di legge delega si fa un esplicito riferimento a questo tipo di pensioni. Basterebbe toglierlo e si parlerebbe d'altro" ha affermato infatti lo stesso Ivan Pedretti, replicando a quanto dichiarato stamattina da Renzi.

Sulla stessa lunghezza d'onda, il segretario generale della Uil Pensionati, Romano Bellissima. "Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi afferma che non è previsto nessun intervento sulle pensioni di reversibilità. Bene. Ma nel testo del disegno di legge delega per il contrasto alla povertà, ora alla Camera dei Deputati, ci sono espliciti riferimenti a prestazioni di natura previdenziale e alle pensioni di reversibilità, di cui si individuano sia i beneficiari sia la spesa". "Non è vero - chiosa dunque Bellissima - che il nostro allarme e quello di tanti cittadini è infondato. Se il presidente del Consiglio Renzi vuole veramente tranquillizzare i cittadini, si deve fare una cosa sola: eliminare tutti i riferimenti alle prestazioni previdenziali e alle pensioni di reversibilità dal disegno di legge".

Bisogna tenere presente, ricordano inoltre in una nota congiunta il segretario confederale dell'Ugl, Ornella Petillo e il segretario nazionale dell'Ugl Pensionati, Corrado Mannucci, che le pensioni di reversibilità, indispensabili per le famiglie "non sono assistenza ma fonti di reddito derivanti dai contributi versati dalle lavoratrici e dai lavoratori'.

Il testo del ddl povertà

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