Svolta nel settore grazie alla clausola sociale inserita nella nuova legge sugli appalti

di Marina Crisafi - Se cambia l'appalto, il lavoro nei call center non può più essere messo a rischio. A prevederlo è la c.d. clausola sociale inserita nella riforma sugli appalti, che ha ricevuto nei giorni scorsi il via libera dal Senato (leggi: "Senato: presto il nuovo codice degli appalti. La riforma è legge").

La nuova norma prevede espressamente che nell'ipotesi di "successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continua con l'appaltatore subentrante, secondo le modalità e le condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro applicati e vigenti alla data del trasferimento, stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative sul piano nazionale", rinviando in assenza di specifica disciplina nazionale collettiva, all'adozione di un decreto del ministero del lavoro e delle politiche sociali, "sentite le organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale".

Salutata con favore da tutti i sindacati di categoria, che hanno parlato di "giornata storica", l'introduzione della clausola sociale rappresenta una vera e propria svolta in un settore in cui l'ipotesi del licenziamento degli addetti di fronte a un cambio di appalto dell'azienda era tutt'altro che remota.

Si tratta di una "misura imprescindibile di tutela della continuità occupazionale - in un settore come quello dei call center - esposto alla concorrenza spietata del massimo ribasso e del risparmio tutto a carico del costo del lavoro" ha dichiarato la sottosegretaria al lavoro Teresa Bellanova.

Unanimità di consensi anche da parte dei sindacati (Asstel, Sic-Cgil, Uilcom-Uil, Fistel-Cisl), per i quali si è raggiunto un risultato importante, imboccando la strada giusta per tutelare la continuità occupazionale dei lavoratori del settore customer.

Settore che conta oggi circa 80mila addetti e che è segnato da profonde crisi aziendali, con rischi di licenziamento alti e futuro incerto.

Ora, "le imprese non hanno più alibi devono investire in innovazione e formazione" sottolinea anche la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. E, oltre ad auspicare l'adozione dei decreti attuativi nei tempi previsti dalla riforma, i sindacati chiedono la convocazione di un tavolo a Palazzo chigi, dove affrontare temi importanti, quali le delocalizzazioni e le gare al massimo ribasso.


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