Ciò che conta è che i compiti assegnati siano stati comunque svolti. Lo dice la Corte di Cassazione con sentenza 27240/2014

La vicenda esaminata dalla Corte di Cassazione con la sentenza 27240/2014  riguarda il caso di una lavoratrice che a seguito delle sue condizioni fisiche aveva disatteso le indicazioni dell'azienda secondo cui le sue mansioni dovevano essere svolte in posizione eretta.

La lavoratrice aveva svolto comunque il suo compito anche se aveva alternato la posizione eretta con la posizione seduta.

La pronuncia è arrivata al termine di un iter processuale culminato con una sentenza della Corte d'appello di Brescia e il successivo ricorso da parte del datore di lavoro. 

L'azienda aveva ritenuto inidonea allo svolgimento delle proprie mansioni la dipendente proprio sulla base del rilievo che la stessa aveva ignorato l'indicazione logistica impartita. 

La Corte territoriale ha dichiarato illegittimo il licenziamento, avendo appurato, anche attraverso evidenze testimoniali, che i compiti assegnati alla lavoratrice potevano essere svolti correttamente anche in posizione seduta

La società era stata così condannata alla reintegrazione nel posto di lavoro e al pagamento delle retribuzioni maturate fino alla data della reintegra.

Il datore di lavoro ha, quindi, presentato ricorso presso la Corte di Cassazione, che, ha respinto il ricorso facendo notare come la decisione di merito si fosse basata anche su una consulenza tecnica medico legale d'ufficio che aveva preso in considerazione le mansioni svolte dalla dipendente e la possibilità di svolgerle da seduta.

Correttamente la corte d'appello ha anche considerato non sussistenti circostanze che abbiamo tratto in inganno la società tali da potersi ravvisare gli estremi del licenziamento incolpevole.

Corte di Cassazione testo sentenza 27240/2014

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