Con la sentenza n. 30890 del 14 luglio 2014 la Corte di Cassazione si è pronunciata in merito al ricorso presentato da una signora accusata di aver invaso e, in seguito occupato, un alloggio delle Case Popolari e, per tale motivo, condannata alla pena di 40 giorni di reclusione.

La ricorrente si opponeva alla sentenza in quanto affermava che il reato di occupazione poteva considerarsi come non avvenuto, in quanto, in seguito aveva provveduto a regolarizzare la sua posizione di occupante abusiva richiedendo un regolare contratto di locazione. Inoltre la ricorrente asseriva che l'occupazione dell'immobile non poteva considerarsi reato perché effettuata in stato necessità, così come stabilito dall'art. 54.

La sentenza degli Ermellini ha però rigettato il ricorso.

In primo luogo la Suprema Corte ha ricordato che il reato di occupazione abusiva si verifica nel momento stesso in cui avviene l'invasione dell'immobile, poiché si tratta di un reato istantaneo che ha termine solo nel momento in cui viene abbandonata l'abitazione. Il fatto che abbia in seguito regolarizzato la sua posizione di abusiva non ha alcuna rilevanza e non annulla il reato.

In secondo luogo è stata respinta anche l'affermazione che l'occupazione sia avvenuta in seguito allo stato di necessità. La ricorrente, adducendo come prova della sua indigenza il fatto che si avvalesse del patrocinio gratuito e che il suo nucleo familiare fosse composto di quattro persone (marito e due figli minori), in realtà non produceva alcuna documentazione atta a provare il suo effettivo stato di necessità.

Lorella


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