MEDIAevo (2) - Le segrete cose della Chiesa mi hanno sempre affascinato: il massimo sarebbe assistere ad un conclave da mosca, non ho detto Vespa! Immaginate quel che posso provare ora che si prospetta all'orizzonte un Vaticano ... diabolico; con due cartellette in lingua inglese il Presidente dello IOR Ettore GOTTI TEDESCHI viene licenziato su due piedi dal Consiglio di sovrintendenza senza neppure un ringraziamento di circostanza che non si nega a nessuno: nella storia del mondo bancario non era mai avvenuto! Avete presenti quei comunicati stampa ben infiocchettati, nei quali quasi si magnificano le doti dell'esautorato al punto che uno si domanda: ma se avevate un simile genio in casa perché mai lo avete silurato?! Il maggiordomo del Papa viene addirittura arrestato dalla gendarmeria e tratto a processo avanti ai magistrati vaticani, istruttore il giudice Piero Antonio BONNET: si tratta della persona che vede il Pontefice in pigiama appena alzato, lo aiuta a vestirsi, lo serve a tavola, mangia con Sua Santità ed è parte della 'famiglia' pontificia sino a quando il Papa non si corica nella stanza da letto allestitagli dal medesimo aiutante di camera. Ebbene, Paolo GABRIELE, così si chiama l'individuo 46enne custode delle chiavi del Pontefice, sarebbe il "Corvo" che avrebbe consentito la fuoriuscita dalle stanze di RATZINGER di materiale assai riservato che sarebbe poi rifluito nel libro del valido giornalista-segugio Gianluigi NUZZI. Si parla di lotte intestine e di stagione di ingovernabilità della Chiesa; di certo tutto ciò non era mai capitato prima Oltretevere - come preannuncia l'esperto Ferruccio PINOTTI, altro ottimo giornalista d'inchiesta, nell'attualità alla redazione di Brescia del "Corriere della Sera", "può essere il segnale che qualcosa di grosso sta per succedere". Interessante prendere in esame quel che ha scritto su "Libero" nell'edizione online del 26 maggio 2012 proprio Gianluigi NUZZI: "Gli arresti domiciliari
comminati ieri a Paolo Gabriele, il maggiordomo del Santo Padre, sono così frutto di un piccolo miracolo. In poche ore, pochi giorni spunta un colpevole da offrire all'opinione pubblica per chiudere il caso: appunto, il maggiordomo, come in ogni romanzo giallo che si rispetti. Questa storia me ne fa ricordare altre due. La prima: quella della scomparsa di Emanuela Orlandi. È dal 1983 che è sparita. Ci sono voluti 29 anni per scoperchiare la tomba del boss della Magliana Renato De Pedis nella basilica di Sant'Apollinare. Chissà quanti altri ce ne vorranno per trovare i colpevoli di questo sequestro e per dare una verità, un luogo di raccoglimento alla famiglia che piange. L'altra storia è la strage delle guardie svizzere del 1998. Anche lì con il corpo del colonnello Alois Estermann e della moglie riversi nel sangue dal Vaticano in un lampo l'inchiesta individuò nella guardia Cedric Tornay l'assassino che poi si tolse la vita.
Caso chiuso. Con una significativa differenza. Se per rispetto delle fonti, tutte, è evidente che nulla posso dire nello specifico (perché qualsiasi risposta violerebbe la tutela delle stesse, includendo o escludendo chicchessia), sarebbe ora di chiedersi perché chi gode di altissima fiducia tanto da poter accedere ad archivi con le carte del Papa ha deciso di violare questa fiducia per far conoscere a noi tutti queste vicende. Non certo per popolarità, perché le mie fonti vivono nell'assoluto anonimato. Né per denaro, perché né io né l'editore abbiamo pagato alcuno. Allora, per far un favore a qualche cardinale? È possibile, sì: ma davvero uno si spinge a una scelta così radicale solo per un piccolo piacere a futura memoria? Ecco che prende consistenza l'ultima ipotesi: per amore di verità. E io come giornalista non avevo il dovere, oltre che di fare un servizio di cronaca, anche di aiutare a condividere le verità che mai si sono conosciute? O dovevo tenere queste carte nel cassetto della mia scrivania in redazione? E se, ancora, questi documenti parlano anche di vicende drammatiche, come la scomparsa della Orlandi, dovevo renderli pubblici o distruggerli? Via, la risposta è scontata ma non per chi, in queste ore e nei prossimi giorni, farà di tutto per far guardare il dito e non la luna". E dire che il mio caro suocero Pippo mi aveva invitato per vedere insieme la registrazione dell'ultimo film di Nanni MORETTI "Habemus Papam". Ma, poi, per qualche altro mistero magnetico (non vaticano) la pellicola era sparita dal supporto o comunque inaccessibile. Proiezione rimandata. Per la cronaca, la giustizia vaticana ha tre gradi giudizio, il tribunale di prima istanza, la corte d'appello ed il Tribunale della Signatura Apostolica, la Cassazione d'Oltretevere.
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