Proponiamo un intervento del Prof. PAOLO CENDON dell'Università di Trieste sul dibattito aperto dal voto della Camera dei Deputati sulla responsabilità civile dei magistrati. "Quasi tutti i commenti che ho letto in queste ultime ore, sulla proposta di ampliare i margini della responsabilità civile del giudice (proposta appena passata alla Camera), appaiono emotivi e di parte. Chi odia i magistrati dà l'impressione di odiarli soprattutto per il fatto di essere dalla parte di Berlusconi, e la faziosità è evidente nei toni e nelle sfumature degli apprezzamenti. Lo stesso vale, sia pur in misura meno netta, dall'altra parte: chi detesta Berlusconi di solito (sol per questo) ama i magistrati, i quali hanno tanto complicato la vita del cavaliere in questi anni, e non vuole che i giudici si trovino in difficoltà. Sto berlusconizzando troppo il discorso? Forse, ma ricordo bene che negli anni '70 - quando mi occupavo delle questioni del dolo nella responsabilità extracontrattuale
, per una monografia di diritto civile che stavo scrivendo: e mi capitava dunque di cercare le opinioni variamente espresse nelle riviste e nei libri in merito all'art 55 c.p.c. (che è quello che si occupa dell'argomento) - non trovavo praticamente nulla da citare. Tipica norma "morta", su cui nessuno o quasi aveva scritto, pressoché mai applicata, mai identificata davvero, mai riscontrata sul serio. Era un bell'affare per me riuscire a costruire un fondale bibliografico al riguardo. Neanche i professori (con cui parlavo) ne sapevano granché, figurarsi gli avvocati, i giornalisti, i politici, i giudici stessi. Perché allora Berlusconi non esisteva, politicamente voglio dire, ecco la spiegazione. Lo stesso all'estero comunque, in Francia, in Germania, in Inghilterra: non è che là fosse tanto diverso! Affrontare oggi i termini della questione è complesso, comunque: - la vittima di un danno ingiusto va protetta, quindi almeno lo Stato nei casi gravi (in cui l'ingiustizia sia fuori questione) deve rispondere - non è detto che, là dove c'è la responsabilità dello Stato, ci debba essere automaticamente quella del giudice: la cerchia risarcitoria per il giudice è meglio che sia tendenzialmente più stretta, cioè circoscritta alle ipotesi davvero serie, clamorose - forse è bene che, salvo casi limite, resti in vigore il sistema per cui in prima battuta la vittima può prendersela soltanto con lo Stato, il quale se del caso pagherà, e sarà lui a rivalersi in seconda battuta sul giudice "cattivo" (il dolo non interrompe il nesso di causalità funzionale) - ci sono altre categorie di soggetti trattati indulgentemente, dal nostro diritto civile, non c'è quindi da scandalizzarsi: ad es, il testimone, chi fa una denuncia, il chirurgo nei casi difficili, il proprietario che fa del male senza oltrepassare i confini formali del suo diritto, l'usurpatore che dispone di beni altrui, il critico letterario, l'erede del depositario, il coniuge che tradisce, etc., rispondono tutti quanti in caso di malafede, di dolo, spesso neanche la colpa grave basta - è vero che la minaccia della responsabilità ha un valore deterrente, il che è di solito una buona cosa, però in una materia del genere occorre chiedersi se la prevenzione si possa ottenere solo minacciando condanne risarcitorie; e la risposta, direi, è che sui giudici operano una serie di spinte diffuse all'agire diligente (di tipo morale, sociale, ambientale, ideale) le quali sulla carta possono abbastanza tranquillizzarci: il pericolo vero oggigiorno non è tanto il giudice corrotto o malvagio, che esiste ma è piuttosto raro, bensì quello distratto, menefreghista, bigotto, asservito, ottuso, misoneista, timoroso, ciò che è assa meno raro, e siamo in un ambito in cui poco la responsabilità potrebbe fare comunque! - le formule troppo ampie e generiche di antigiuridicità sono pericolose, in questo campo, bisogna stare attenti a non incoraggiare (con lo spettro di una condanna risarcitoria troppo facile, troppo facilmente incombente) la difensività e il conformismo di chi giudica, basta pensare, come esempio, alle solite questioni del danno non patrimoniale, c'è qui la scadente Cass. 26972 del 2008, che in efffetti andrebbe pressoché sempre disapplicata, chi fra i giudici ha però il coraggio di farlo oggigiorno, soltanto pochi coraggiosi, almeno a parole, gli altri tartufescamente si inchinano almeno a parole, per paura di guai, anche la Corte Costituzionale non ha dato gran prova di sé al riguardo, nel 2011, è già così senza minacce significative di responsabilità, domani chissà come finirebbe! - i giudici fanno molto corpo fra loro, nel civile l'"omertà" sarebbe sicuramente ancor maggiore che altrove, quindi bisogna che a decidere in questi casi non siano i giudici, i quali si assolverebbero troppo spesso, chi allora, i politici certo no, i vescovi neanche, giudici stranieri neanche, professori neutrali forse, insomma non è semplice - viva ad ogni modo l'assicurazione r.c., che certo non risolve alla radice i problemi, ma risarcisce le vittime e può sdrammatizzare molti punti: se si resta poi all'idea di una responsabilità non estesa a troppi casi, le condanne alla fine sarebbero ben poche, i premi assicurativi quindi minimi". Ringraziamo molto il Prof. CENDON per l'articolo concesso al Portale, già uscito in anteprima su "Persona e Danno" in data 3 febbraio 2012.

Vedi anche: La responsabilità civile dei magistrati
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