Arriva un nuovo giro di vite della Cassazione contro il degrado del linguaggio che si diffonde sempre di più nei rapporti tra i cittadini. C'è troppa inciviltà, spiega la Corte, ed occorre imparare a moderare termini. Nel caso esaminato da piazza Cavour è stata confermata una condanna per ingiuria inflitta ad una donna che aveva mandato a quel paese una vicina di casa. La vicina aveva suonato ripetutamente al campanello alle 10 della sera protestando per i rumori che non facevano dormire il suo bambino di otto mesi. Insomma per i Supremi giudici il fatto di aver suonato insistentemente a tarda ora non giustifica quel "vaffa" peraltro accompagnato da altri improperi. Con la sentenza
n.48072/2011 la Corte ha quindi confermato sia la condanna penale per ingiuria sia la condanna al risarcimento del danno inflitte dai giudici di merito. Secondo la Cassazione non si tratta solo di maleducazione e quegli insulti non possono essere liquidati come uno semplice sfogo dovuto a un'asserita invadenza dell'altra parte ma sono indice di vero e proprio disprezzo. Allo stesso tempo la Corte fa notare il semplice fatto di aver bussato più volte alla porta non può considerarsi un fatto ingiusto tale da poter legittimare una simile reazione. La richiesta di non fare rumore quindi non costituisce "un fatto ingiusto al quale reagire in stato d'ira con frasi ingiuriose".

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