Quando si verificano infiltrazioni d'acqua in un appartamento che provengono dall'intercapedine tra due edifici che non è stata mai soggetta manutenzione, il condominio deve risarcire il proprietario di tutti danni compresi i costi che il danneggiato abbia dovuto sostenere per prendere in affitto, sia pur temporaneamente, una nuova abitazione risultando la sua abitazione momentaneamente inservibile per l'umidità. E' quanto chiarisce la seconda sezione civile della corte di cassazione con la sentenza
n.6128/2012. La domanda del danneggiato era stata respinta in primo grado ed accolta invece dalla corte d'appello. La Cassazione ha confermato la sentenza di secondo grado facendo rilevare che nonostante il consulente d'ufficio avesse espresso un giudizio solo probabilistico, i giudici di merito hanno correttamente ritenuto che la causa delle infiltrazioni di umidità risiedesse nella mancata manutenzione dello spazio posto tra due fabbricati che il condominio avrebbe dovuto rendere ispezionabile e accessibile per evitare il ristagno di acque con conseguente loro deflusso verso la proprietà
limitrofa. Gli inconvenienti erano del resto cessati dopo i lavori di impermeabilizzazione, areazione e canalizzazione. Sempre in relazione al quantum la Corte ha ritenuto corretto l'impianto motivazionale della sentenza d'appello che ha riconosciuto non solo il diritto al rimborso delle spese risultanti dalle fatture per le opere necessarie a riparare i danni provocati da infiltrazioni, ma anche il rimborso dei canoni di locazione pagati per affittare un nuovo alloggio temporaneo, durante il periodo dei lavori. L'appartamento del resto era stato reso interamente inabitabile a causa dell'umidità che si era diffusa anche in ambienti non strettamente interessati dalle infiltrazioni.
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