La proposta del Garante per l'Infanzia accolta dal Miur prevede l'introduzione di visite psicologiche obbligatorie annuali per i docenti di ogni ordine e grado

di Gabriella Lax - «Il numero di bambini maltrattati psicologicamente o corporalmente nelle scuole non può non definirsi emergenziale soltanto a leggere le cronache e fermo restando che il sommerso è di gran lunga superiore, da me tratto grazie a segnalazioni che troppi genitori mi indirizzano, salvo poi avere reticenza a denunciare. Così non si può continuare». Con questa motivazione, qualche giorno fa, Antonio Marziale, il Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza della Regione Calabria ha chiesto al Ministero dell'Istruzione che i docenti di ogni ordine e grado siano, almeno una volta all'anno, chiamati ad una visita di tenuta psicoemotiva. Il Miur allo stesso Garante ha richiesto la formulazione delle modalità per procedere. «In settimana - spiega Marziale a Studio Cataldi - trasmetterò le proposte che hanno richiesto. Ovviamente chiederemo che si proceda con un decreto del Governo perché le cose non si possono portare per le lunghe».

Sembra dunque che l'idea stavolta sia stata presa seriamente in considerazione dal Ministero dell'Istruzione, anche alla luce degli ultimi episodi di violenza sugli alunni emersi dalla cronaca. 

La proposta ha lo scopo di prevenire questo genere di episodi che sfociano in reati sempre più frequentemente riportati dalla cronaca e che portano alla ribalta scenari inquietanti di insegnanti violenti nei confronti di bimbi anche molto piccoli.

La battaglia di Marziale va avanti da almeno quindici anni. Una tematica che «ha registrato molteplici adesioni finanche tra gli stessi docenti, consapevoli del fatto che non si tratta di criminalizzare una categoria per la stragrande maggioranza composta da professionisti ineccepibili, bensì di stanare le persone in difficoltà per problemi che non è giusto scaricare su malcapitati bambini destinati a portarne i segni per tutta la vita. Il mestiere di docente è tra i più usuranti ed impegnativi che esistano e un momento di stanchezza è plausibile. Il dibattito sulle telecamere in classe è destinato a fallire miseramente, perché sono emerse difficoltà sul piano della privacy rapportata soprattutto ai piccolini, pertanto è necessario concentrarsi sul fattibile - conclude Marziale - basta che questo fenomeno abbia fine e pazienza se qualche sparuto e suscettibile soggetto vuol trarre dalla proposta spunti polemici, che respingo preventivamente e che non sarebbero che la conferma della necessità di attuare prima possibile la proposta».


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