L'emendamento approvato al decreto cura Italia limita la responsabilità medica, civile e penale, per personale impegnato nell'emergenza Covid-19

Dott. Vittorio Corasaniti - In piena emergenza sanitaria va in scena al Senato la votazione per la conversione in legge del decreto n. 18/2020, con una grande sorpresa.

Se, infatti, la maggior parte degli italiani si trova chiusa in casa, la politica sente il dovere di neutralizzare i potenziali reclami di quella parte della popolazione che ricorre alle strutture ospedaliere esonerando da responsabilità il personale medico o, addirittura, quello amministrativo che si trova a gestire l'emergenza sanitaria.

Decreto Cura Italia: verso responsabilità medica limitata

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Per questo motivo, sono stati proposti almeno nove emendamenti, tutti diretti a limitare o ad eliminare responsabilità in ambito civile, penale, amministrativo e persino erariale (leggi Verso una responsabilità medica limitata).

Mentre, però, gli emendamenti Salvini e altri e Quagliariello e altri paiono dirigersi esclusivamente al personale di vertice, escludendo le responsabilità "dei datori di lavoro" e "dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria"; tutti gli altri, invece, escludono da responsabilità anche gli operatori medici e sanitari (Comincini e altri; Lomuti e altri; Mallegni), oltre a una più generale esclusione di responsabilità degli amministratori o delle strutture sanitarie e sociosanitarie (Faraone e altri; Ciriani-Calandrini; Marcucci e altri; Errani e altri).

Alcuni di essi prevedono "esenzione da responsabilità professionali", "esclusione di colpa per imperizia", "non punibilità" per aver agito in situazione di urgenza allo scopo di tutelare la vita o l'integrità del paziente, presunzioni ex lege di "legittimo adempimento di un dovere" o di "forza maggiore" o "stato di necessità". Altri, invece, stabiliscono una generale esclusione di responsabilità penale, civile, amministrativa e da rivalsa.

La tutela del personale sanitario dalle azioni legali

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Tra i motivi che hanno portato alla proposta di questi emendamenti, vi è il fatto che alcuni studi legali hanno promosso e incentivato azioni legali avverso il personale sanitario che si trova a fronteggiare la crisi sanitaria, tra l'altro causando la reazione della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e il successivo intervento del Consiglio Nazionale Forense il quale, in qualità di istituzione di rappresentanza dell'intera avvocatura italiana, ha assicurato che procederà a vigilare attentamente su tutte le istituzioni forensi, sanzionando laddove fosse necessario ogni comportamento volto a speculare sul dolore e le difficoltà altrui, soprattutto in questo momento difficile di emergenza che il Paese sta vivendo.

Note critiche

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È chiaro che interventi legislativi del genere sono difficilmente compatibili con l'ordinamento, sia costituzionale, sia sovranazionale.

Da una parte, infatti, l'intervento a gamba tesa in ambito penale e l'eventuale estensione della portata dell'art. 2 c.p. sembrano collidere con il principio di legalità stabilito dalla Costituzione.

Dall'altra, invece, tale legislazione pare del tutto incompatibile con strumenti internazionali come la Convenzione Europea dei Diritti Umani e il Patto Internazionale per i Diritti Economici Sociali e Culturali.

A ciò si aggiunga il fatto che l'Italia è attualmente sotto l'esame del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti Economici, Sociali e Culturali, il quale potrebbe ravvisare eventuali violazioni del Patto proprio sotto il profilo della mancata tutela del diritto alla salute o comunque dell'accesso alla giustizia vincolato a tale diritto.

Est modus in rebus

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Oltre a considerazioni esclusivamente giuridiche, ve ne è poi una di carattere sociale che vale la pena menzionare in questo contesto.

Mentre, infatti, la popolazione si sta adoperando per far fronte alla crisi sanitaria, rinunciando alla libertà di circolazione e ad altre libertà fondamentali, non pare pertinente una riforma legislativa che mira a stabilire l'esclusione della responsabilità tout court per personale e amministratori sanitari.

In nessun caso, infatti, la "continuità" del servizio sanitario può andare a discapito della "qualità" dello stesso, specie considerando che ci si trova in un contesto in cui i cittadini vedono i propri cari entrare in una struttura ospedaliera senza sapere se e quando ne usciranno vivi.

Una scelta del genere potrebbe generare malcontento verso le istituzioni, alle quali, invece, si richiede di mantenere la calma per guidare il Paese verso la fine dell'emergenza, senza lasciarsi andare a legislazioni di emergenza che paiono vere e proprie barricate al libero accesso alla giustizia.

L'intervento dell'Ordine dei Medici di Roma

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Sul punto, è recentemente intervenuto anche l'Ordine dei Medici di Roma, il quale ha chiesto il ritiro degli emendamenti in questione, tra l'altro adducendo la necessità di salvaguardare lo stato di diritto e di far luce su eventuali responsabilità, poiché non si può pensare di assolvere a priori le strutture sanitarie e le istituzioni su cui incombe l'obbligo e la responsabilità della gestione della crisi.


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