Ghino di Tacco se ne stava rintanato nel Castello di Radicofani, un colle con fortezza ormai diroccata, che domina la Via Cassia, nel Senese, importante via di comunicazione nell'area sovrastata dal Monte Amiata; era sempre prontissimo ad incursioni sui viandanti che avvistava di lontano; basta ruotare il capo e la rocca di Radicofani è sempre visibile, in posizione strategica e paesaggisticamente stupenda (amo quei luoghi e non prendetemi in parola, sono di parte); era la metà del XIII Secolo e la vita non doveva essere piacevolissima. Ha ragione l'Amico Antonio SCURATI ("Gli anni che non stiamo vivendo" edito da Bompiani - cfr. news del 19 maggio 2010): "Nessuno ha vissuto meno male di noi"; in effetti, "noi, le donne e gli uomini venuti al mondo nel prospero e pacificato Occidente dopo la fine della Seconda guerra mondiale, apparteniamo al pezzetto di umanità più agiato, nutrito, longevo, sano e protetto che abbia mai calcato la faccia della terra". Boccaccio descrive Ghino di Tacco come un brigante gentiluomo, ma ricordo che in una delle mie varie permanenze in Toscana ne studiai la biografia con una certa profondità, ricavando il convincimento che in Ghino prevalesse più il versante-brigante rispetto al lato-gentiluomo alla Robin Hood ante litteram. Preferisco senz'altro imbattermi nell'AUTOVELOX
ad una scorribanda di Ghino di Tacco. Però, non è decoroso assistere ad imboscate con l'unico scopo di far cassa per rabberciare gli ammanchi delle casse comunali. Mi è capitato di assistere a scenette impudiche di vigili urbani letteralmente infrattati che, se non fossero stati vestiti di tutto punto ed in divisa, avrei pensato ad altro. Ora il nuovo Codice della Strada pone fine a tale indegna prassi, fatta di frenate improvvise e pericolosissime, talora in tamponamenti. Già da tempo l'autovelox
andava presegnalato a distanza di quattrocento metri da idoneo cartello. Ora gli apparecchi debbono essere sistemati a distanza di almeno UN CHILOMETRO dalla segnaletica che indica il limite di velocità. Muta anche la distribuzione dei proventi, talora paradossale. Possedere un tratto di strada statale comportava entrate faraoniche. Un Comune toscano (forse emulo del personaggio storico) sanzionò automobilisti per tre volte le entrate comunali al tempo dell'ICI-prima casa. Ora andranno divisi a metà gli introiti tra chi sanziona e l'ente proprietario (nel nostro esempio l'Anas per una strada statale). Infine, gli introiti debbono essere destinati alla manutenzione ed alla sicurezza delle infrastrutture stradali, troppo spesso in condizioni miserande. Ogni anno i Comuni debbono trasmettere una relazione al Ministero delle Infrastrutture con cui documentano in che modo hanno utilizzato i quattrini e guai se non lo fanno o dichiarano di aver distratto i fondi dal loro vincolo di destinazione: l'anno seguente la fetta di torta verrà ridotta del 30%. Inoltre, le apparecchiature non potranno più funzionare in pratica sotto l'egida esclusiva dei privati: saranno i vigili urbani a redigere i verbali.
Un argine al malcostume cui abbiamo assistito negli anni passati con ditte private che hanno notificato di tutto e di più. Tornando a Ghino di Tacco, per uno di quei casi del destino, se n'è curiosamente conservato il ricordo grazie al defunto Segretario del Partito Socialista e Primo Ministro, On.le Bettino CRAXI, che firmava con tale pseudonimo i suoi graffianti corsivi sul quotidiano di partito, "L'Avanti". Ricorda il Prof. Michele AINIS su "La Stampa" del 10 maggio 2010: "a quel tempo c'era il proporzionale puro, c'erano due grandi partiti (la Dc e il Pci), e c'era infine un terzo incomodo (il Psi) ago della bilancia per ogni esecutivo, e perciò dotato d'un potere di veto". E così Ghino di Tacco, quello vero, che in fondo in fondo mi è caro, invece di finire nel dimenticatoio medievale, rivive tutti i giorni, in questo frangente su Studio Cataldi, nella nostra era di internet.
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