Dopo le critiche il ministero precisa che l'invito è rivolto a personalità affermate, provenienti dal mondo accademico, che, in ottica di collaborazione istituzionale, desiderino mettere a disposizione le proprie competenze

di Gabriella Lax - Non si trattava di offerte lavorative. Così risponde per difendersi il Mef (Ministero dell'economia e delle finanze) dopo l'ira di avvocati e professionisti scatenato dal bando ministeriale che cercava persone con curriculum accademico consolidato, per due anni, a condizione di non ricevere compensi aveva scatenato.

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Bando consulenze gratuite, i chiarimenti del Mef

In primis, il dicastero economico, ha specificato che la richiesta non costituisce un'opportunità lavorativa. «Il bando relativo ad incarichi gratuiti pubblicato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e che ha suscitato polemiche nei giorni scorsi non costituisce un'opportunità lavorativa - si legge nella precisazione - la parola "consulenza gratuita" (nonostante sia richiamata nel bando) non è da intendersi come rapporto di lavoro o fornitura di un servizio professionale che come tale sarebbe regolato dalle procedure del Codice degli Appalti». Poi, lo stesso ministero, nel ringraziare coloro che si sono «candidati ad offrire gratuitamente e volontariamente supporto all'Amministrazione», evidenzia che «l'invito è rivolto a personalità affermate, principalmente provenienti dal mondo accademico, che, in ottica di collaborazione istituzionale, desiderino offrire la propria esperienza in termini di idee e soluzioni tecniche in materie molto complesse». Ragion per cui «Nessun professionista viene leso e nessuna regola è stata violata.

La procedura posta in essere dal Mef garantisce al Paese che l'Amministrazione, prima di elaborare norme e disegnare strumenti, assicuri un doveroso confronto con gli esperti di alto profilo competenti in materia che l'Italia sa offrire. Forme di collaborazione gratuita di questo genere sono diffuse in molte Pubbliche Amministrazioni». L'unica novità sarebbe dunque «nella pubblicità introdotta nella procedura, per esigenze di trasparenza e comparazione, come suggerito dalla Corte dei conti e ribadito dalla giurisprudenza amministrativa. Esula completamente da questi rapporti, quindi, il tema dell'equo compenso che si riferisce a rapporti professionali di lavoro nell'ambito del settore privato».


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