Il rapporto negativo della Corte dei conti evidenzia, per il sindacato dei dirigenti e direttivi P.A., la necessità che il fisco cambi strategia

di Redazione - Accertamenti fiscali ridotti all'osso, tanto che ormai un'impresa o un autonomo hanno 2,5 probabilità su 100 di subire una visita dell'Agenzia delle Entrate. I dati certificati dalla Corte dei Conti nel rapporto annuale sui conti dello Stato per il 2015 pubblicato in questi giorni sono preoccupanti e deludenti "per il forte calo degli accertamenti da verifiche aziendali al punto che un contribuente riceve una visita fiscale mediamente ogni 40 anni" evidenzia la Dirstat, il sindacato dei dirigenti e direttivi P.A., in una nota a firma del vicesegretario generale, Pietro Paolo Boiano.

In presenza di dati tanto deficitari, prosegue Boiano, "l'analisi diventa impietosa e la Corte denuncia che cala sensibilmente il contrasto all'evasione fiscale ed è vistoso il crollo della maggiore imposta accertata con un calo superiore al 16%".

Una tendenza negativa che non parte certo dal 2015, che segna solo un'accentuazione di un trend iniziato negli anni precedenti e con un forte rischio di peggioramento nel 2016 "in quanto la forza-lavoro, già insufficiente, risulta impiegata nel difficile lavoro di recupero dei capitali trasferiti all'estero (voluntary disclosure)".

Con questi dati il gettito erariale "è praticamente irrisorio - e ha ragione la magistratura contabile - a dare l'allarme". Di fronte al problema, rincara Boiano, è "inaccettabile la tesi dell'Agenzia delle Entrate" che giustifica questa negatività con la carenza di organico dovuta alla riduzione delle figure dirigenziali "a seguito della sentenza della Consulta n. 37/2015 che ha dichiarato illegittime 874 nomine dirigenziali", cui si aggiunge "il fine corsa del redditometro praticamente azzerato da varie decisioni delle Commissioni Tributarie che ne hanno dichiarato la illegittimità".

La Corte, spiega il vicesegretario, "aveva indicato in modo inequivocabile un percorso praticato da anni in tutte le pubbliche amministrazioni, vale a dire la reggenza ai più elevati in grado per il tempo strettamente necessario per la copertura dei posti vacanti previa rapida indizione dei concorsi rispettando rigorosamente il dettato legislativo". Ma il dictat della giurisprudenza "è stato aggirato - denuncia la nota - con la istituzione di Posizioni Organizzative con le stesse metodologie degli incarichi dirigenziali realizzando solo un mero cambio di nomenclature e determinando un generale malcontento tra gli addetti ai lavori".

A questo punto "serve sicuramente una scossa che assicuri un contrasto almeno decente al massiccio fenomeno dell'evasione fiscale". Secondo i dati, infatti, mentre crollano gli accertamenti sui grandi contribuenti, sia in termini di maggiore imposta accertata (-38%) che numerici (-12%), al contrario sono aumentati quelli sui soggetti economici di dimensioni modeste, con effetti in pratica nulli sul gettito erariale.

È vero "che le piccole e medie imprese costituiscono la gran parte della nostra imprenditoria ed è anche vero che la gran parte di esse versa in stato decozionale - evidenzia infatti il vicesegretario Dirstat - ma non si può pensare di poter recuperare gettito inseguendo solo i contribuenti minori. Il maltolto è in altre mani sotto la protezione di esperti del crimine fiscale contro i quali servono altrettanti specialisti".

La Dirstat - conclude Boiano - "è da tempo che si spende in tale ottica sollecitando l'amministrazione finanziaria a rivedere i propri piani di lavoro, archiviando quelli rivelatisi fallimentari e ripensandone di nuovi adatti alla bisogna ed utili al raggiungimento di quegli obiettivi fin qui miseramente naufragati".


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