La tragedia avvenuta nel centro Italia evidenzia l'importanza di un piano nazionale strutturale

di Valeria Zeppilli - Il centro Italia è stato colpito da una vera e propria tragedia: il terremoto della notte tra il 23 e il 24 agosto 2016 non potrà essere mai dimenticato.

Dietro a tutto questo dolore e a questa sofferenza, però, una immagine positiva, nonostante tutto, resta: quella di un paese che si unisce e mette in moto una macchina di solidarietà immensa che ci fa sentire davvero come parte di una grande famiglia.

Una grande famiglia della quale, purtroppo, non fanno parte tutti: anche se la mente umana fa fatica a comprenderlo, gli episodi di sciacallaggio sono già arrivati con un primo fermo nella giornata di ieri.

Mentre ancora si scava, si lavora, si soffre, iniziano poi a susseguirsi voci e polemiche su presunte responsabilità: davvero non poteva essere fatto nulla? Davvero non si poteva arginare il dolore?

L'immagine della scuola di Amatrice che ha ceduto, nonostante fosse stata recentissimamente ristrutturata al costo di 511.297,68 euro allo scopo di essere messa in sicurezza rispetto al rischio di vulnerabilità dei suoi elementi, è un emblema di come le cose, sotto questo punto di vista, siano ben lontane dal funzionare.

Il Comune non ha esitato a dichiararsi parte lesa e l'inchiesta con l'ipotesi di reato di disastro colposo si è già aperta. Come per la scuola, anche per il campanile di Accumoli.

Più in generale, in realtà, è quasi tutta l'edilizia che in queste zone non va e il costo di questa grande falla, per la protezione civile, è enorme: solo per l'adeguamento sismico degli edifici pubblici servirebbero 50 miliardi di euro. Per gli edifici privati, invece, il costo varia dai 300 agli 800 euro a metro quadro.

Le risposte vanno cercate e trovate, altre domande ancora andranno fatte. Ma per questo c'è un po' più tempo a disposizione: l'importante è farlo presto e non dimenticare. L'importante è organizzare un piano nazionale che sostenga delle opere che, ora più che mai è certo, andranno fatte il prima possibile considerando che, secondo recenti stime, nel nostro paese quasi 6 milioni di cittadini sono esposti a rischi idrogeologici e circa 22 milioni sono esposti a rischi sismici. 

Per la protezione civile i 965 milioni messi a disposizione dal Governo dopo il terremoto de L'Aquila non sono neanche l'1% di quello che serve: occorre darsi da fare.

Investimenti pubblici da un lato e incentivi ai privati dall'altro sono le due strade principali da seguire, sconfiggendo un grande ostacolo: la rigida burocrazia italiana che blocca l'aggiornamento della progettazione secondo criteri antisismici.

La priorità assoluta, però, per il momento è quella di ripartire e ricostruire bene, di dare a chi ha perso tutto la speranza per poter continuare, nonostante tutto.

Il Consiglio dei ministri, nella seduta del 25 agosto, ha provveduto a deliberare lo stato di emergenza per i territori colpiti dal sisma e stanziato 50 milioni di euro per i primi interventi di immediata necessità.

In concomitanza con i funerali delle vittime, previsti ad Ascoli Piceno sabato 27, sarà inoltre proclamato il lutto nazionale.

Valeria Zeppilli

Foto: 123rf.com
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