Cosa si intende per burocrazia, come si è evoluto "il potere degli uffici" e il problema della burocrazia in Italia

di Lucia Izzo - Nel linguaggio quotidiano, anche in quello dei media, si fa riferimento in maniera costante alla "burocrazia", e ciò avviene in diversi settori e ambiti; tuttavia, per l'interlocutore non sempre è agevole comprendere a cosa esattamente si faccia riferimento.

Cos'è la burocrazia?

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Il termine burocrazia fa tradizionalmente riferimento al complesso degli uffici e dei funzionari che compongono la pubblica amministrazione: l'etimologia ibrida del termine, che coniuga il francese "bureau" (ufficio) al greco "krátos" (potere), ne rivela l'origine tarda e la derivazione di matrice francofona.


Il "potere degli uffici" si riferisce all'organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità, imparzialità e impersonalità: in particolare è l'insieme di apparati e di persone al quale è affidata, a diversi livelli, l'amministrazione di uno Stato o anche di enti non statali.


Nel suo valore dispregiativo, il termine burocrazia viene utilizzato per indicare un'esagerata e pedantesca osservanza di regolamenti e forme procedurali, in particolare quando l'iter delle pratiche amministrative risulta rigido, complesso, pedante al punto da rendere difficoltoso il conseguimento di determinati obiettivi.

Storia della Burocrazia

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Nonostante l'espressione "burocrazia" sia stata introdotta nella seconda metà del Settecento (dal fisiocratico J.-C. de Gournay), nelle società umane la formazione della burocrazia ha rappresentato un fenomeno costante in pressoché tutti i paesi e in ogni epoca.


L'introduzione sistematica di un sistema di funzionari, suddiviso in uffici e basato su procedure in qualche modo unificate, è fatta risalire addirittura all'imperatore Claudio nel I secolo d.C. a seguito dello svuotamento dei poteri del Senato.


In epoca imperiale la burocrazia continuò a crescere ed espandersi, non senza risultare un potere frammentato, in mano ai burocrati, coinvolto da una proliferazioni di leggi e regolamenti. Ciò si manifestò chiaramente nell'impero bizantino, caratterizzato da un cerimoniale complesso, cavilloso e tortuoso.


L'apparato "burocratico" tipico ha assunto la sua forma più completa e rigidamente organizzata nella società moderna: in Francia fu Napoleone Bonaparte ad organizzare un apparato burocratico estremamente accentrato, fondato sulla funzione dei prefetti, che risultò snello e ben funzionante.


Nel Novecento, si assiste a una straordinaria espansione del processo di burocratizzazione in tutte le economie del mondo e appare fondamentale l'opera ideologica di Max Weber che definiti in aniera sisteatica la burcocrazia

La burocrazia secondo Max Weber

Il sociologo e filosofo Max Weber è considerato il maggior teorico dell'organizzazione e della burocrazia come fenomeno tipico dell'età moderna, da lui considerata un essenziale elemento di razionalizzazione dello società contemporanea e maggior sinonimo di modernità.

La burocrazia, secondo Weber, rappresenta l'apparato amministrativo tipico per l'esercizio del potere legale, ovvero un sistema di norme e regolamenti precisi, da applicare in modo tendenzialmente impersonale e imparziale, attraverso procedure sistematiche, precise e razionali.

Le organizzazioni che adottano i principi burocratici, secondo Weber, vedono un notevole aumento di produttività ed efficienza attraverso la sperzonalizzazione, standardizzazione e divisione scientifica del lavoro: le regole generali, che sostituiscono le strutture e i rapporti basati sulla pratica personale, garantiscono uniformità, continuità e stabilità.

Inoltre, trattandosi di un'organizzazione gerarchica, caratterizzata dalla separazione dei membri e delle funzioni svolte, viene consentito di coordinare il lavoro e facilitare i processi decisionali e si trae vantaggio da una gerarchia di uffici e competenze stabili, con funzionari la cui preparazione specialistica riduce il rischio di errori.

Il concetto di Burocrazia nel Novecento

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Le teorie di Weber, che negli anni successivi vennero confutate e discusse, non mancarono di raccogliere sostenitori e detrattori. Le tendenze critiche misero in luce i difetti del sistema ed evidenziarono come il processo irreversibile di burocratizzazione universale conducesse al rischio di imprigionare le persone in una rete di regole minuziose, rigide e cavillose.


Il termine ha assunto oggigiorno una connotazione principalmente negativa proprio a causa delle "conseguenze inattese" del fenomeno burocratiche rilevate da molti nel corso del Novecento ovvero rigidità, lentezza, incapacità di adattamento, inefficienza, inefficacia, lessico difficile o addirittura incomprensibile (il c.d. burocratese), eccessiva pervasività, tendenza a regolamentare ogni minimo aspetto della vita quotidiana.


Nel suo valore dispregiativo, il termine indica anche l'eccessivo iter o vincoli per il raggiungimento di determinati obiettivi personali o statali. Dall'altro lato della barricata, invece, i difensori della burocrazia giustificano tali aspetti in quanto consentono la corretta applicazione di leggi e procedure definite secondo i principi di legalità e uguaglianza.


Soprattutto nel secolo ventesimo, inoltre, si sono moltiplicate le definizioni di burocrazia, concetto scandagliato dal punto di vista storico, economico, psicologico, sociale e così via. Indubbiamente la maggiore sensibilità è stata accentuata dai cambiamenti dell'assetto geopolitico e dalla migliore consapevolezza acquisita dai cittadini a seguito del confronto con altre realtà oltre confine.


Ciò ha contribuito a una comprensione più profonda delle dinamiche sociali che operano nella classe dirigente e ha spinto verso adeguate riforme e a necessari ridimensionamenti del "potere degli uffici", soprattutto a seguito di cambiamenti legati allo sviluppo tecnologico, della differenziazione e frammentazione della domanda sociale e della dispersione del potere politico su nuovi livelli anche transnazionali.


Il modello burocratico è stato, quindi, rivisto sia nella teoria che nella pratica e si sono sviluppate forme di amministrazione partecipata, flessibile, contrattata: si tratta del cosiddetto modello telocratico, dal greco "telos", insieme di strumenti per il raggiungimento di un fine/obiettivo.

La figura del burocrate

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Con il termine buròcrate si identifica di norma l'impiegato pubblico, mentre oggi, ovvero il funzionario che si occupa dei procedimenti pubblici: figure che dovevano riuscire, secondo il modello burocratico originario, a rendere maggiormente efficiente la P.A.

Il burocrate puro, secondo l'analisi weberiana, avrebbe dovuto svolgere il suo ruolo al meglio grazie a particolari competenze acquisite con la frequentazione di scuole, l'ottenimento di titoli e i corsi di tirocinio e organizzazione volti alla conoscenza approfondita e specializzata della normativa dell'organizzazione. Solo in tal modo si sarebbe potuto svolgere efficientemente un compito in seno a una burocrazia.

La figura del burocrate, tuttavia, è stata di recente analizzata in maniera particolarmente critica e non sono mancata discussioni inerenti, in particolare, proprio la preparazione dei dipendenti, nonchéla loro personalità, l'incorruttibilità e gli sviluppi di carriera.

Considerazioni critiche sono legate anche al concetto di "burocratismo", ovvero quella tendenza alla cavillosità, al formalismo di facciata, alla burocratizzazione eccessiva dei rapporti tra cittadino e istituzione che oggi tende ad assumere i connotati di una vera e propria piaga sociale.

Anche molti sociologi si sono occupati del fenomeno, scorgendo nella burocrazia la disumanizzazione della società a causa dell'esasperato formalismo giuridic,o non più correlato a superiori scopi e valori che risultano di fatto dispersi.

Il burocrate c.d. patologico è alla guida di una macchina organizzativa che investe direttamente la vita e i diritti dei cittadini: questi, anziché agire per migliorare le leggi e le normative, assicurandone il rispetto, viene visto come maggiormente interessato a maneggiare documenti e riordinare carte allo scopo di evitare sanzioni e conseguenze, sacrificando chiarezza e perdendo di vista gli obiettivi che si pone l'apparato per cui lavora.

Ancora, il burocrate è visto come un esponente di una classe sociale avente interessi propri diversi e contrastanti da quelli di altre classi. Ciò condiziona i fruitori del suo servizio e si risolve in conseguenze tendenzialmente egoistiche e in uno "spostamento di fini" a svantaggio anche della la volontà del legislatore che rischia di subirne pesanti condizionamenti.

La burocrazia in Italia

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Le conseguenze negative dell'eccessiva burocratizzazione sono particolarmente avvertite proprio nel nostro paese: l'Italia appare oggi come un sistema iperburocratizzato e ipercentrista, dominato dall'eccessivo potere della P.A., in cui si è enfatizzata la religiosa osservanza delle procedure, perdendosi di vista il raggiungimento degli obiettivi personali e statali.


Il nostro è il Paese con il maggior numero di regole e norme, ma con il maggior numero di controlli amministrativi e di enti che si sovrappongono. Secondo l'Unione Europea la pubblica amministrazione italiana si colloca al 23esimo posto su 28 per efficienza.


Nonostante molti Governi nazionali si pongano come obiettivo quello di un maggior efficientamento dell'apparato pubblico, in Italia si rende praticamente necessario snellire la macchina pubblica e semplificare le procedure.


A subire le maggiori conseguenze del dominio della pubblica amministrazione e del potere degli uffici, selle sue fomrme e gerarchie, sono soprattutto le imprese e i cittadini, ad esempio a causa di complicazione legate ad adempimenti fiscali, alle procedure in materia di edilizia, alle autorizzazioni di inizio attività d'impresa, agli adempimenti in materia di lavoro e previdenza, alle procedure per i disabili e per accedere alle prestazioni sanitarie.


Non sempre la politica ha risposto con segnali positivi a tale esigenza, seppur il legislatore negli ultimi anni si sia mosso sempre più nell'ottica della semplificazione e della trasparenza: per ottenere risultati concreti è necessario un radicale cambiamento e molti ritengono all'uopo fondamentale l'apporto del modello della cultura manageriale.


Si ritiene che un dirigente con le giuste capacità e competenze, scelto in maniera meritocratica, potrà innescare il cambiamento delle amministrazioni pubbliche, valutando l'operato di questi in relazione ai risultati e agli effetti che sono in grado di produrre.


A ciò molti ritengono che debba, ovviamente, accompagnarsi un intenso snellimento delle regole, un completamento della digitalizzazione di servizi e procedure, nonché nuove assunzioni per inglobare più competenze e/o forza lavoro giovane.


Foto: 123rf.com
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