Studi scientifici condotti dall'Università Miguel Hernàndez di Helche e dall'Università Complutense di Madrid su 660 giovani di età compresa fra i 16 e i 18 anni, hanno mostrato che i bambini che subiscono violenza fisica o psicologica o che sono sottoposti a quelle condotte che i giuristi sussumono nella fattispecie criminosa di cui all'art. 572 c.p. (maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli) presentano un rischio maggiore di incorrere in dipendenze da alcool e droghe in età adolescenziale e giovanile. Ciò è attribuibile, secondo gli esperti, ad una alterata funzionalità del cervello che renderebbe le sensazioni piacevoli molto più difficili da provare, se non in condizioni estreme, come - appunto - quelle prodotte dall'uso di alcool e sostanze stupefacenti.

I risultati della ricerca non parlano di conseguenze immediate dei maltrattamenti, dunque, né di lesioni riconducibili alle tradizionali categorie di danno biologico (danno alla salute psico-fisica direttamente rilevabile) e morale (danno alla sfera emotivo-psicologica), ma di effetti che possono certamente rientrare nello spettro del c.d. "danno esistenziale" - tertium genus di danno non-patrimoniale definibile come: l'insieme delle lesioni di diritti e interessi che non afferiscono alla sfera strettamente emotiva o interiore del soggetto né producono un immediato danno fisico allo stesso, ma che ne pregiudicano la libertà di scelta e il naturale dispiegarsi della vita (soprattutto di relazione) e della personalità (cfr: Cass. 8827 e 8828/2003; Corte Cost. 233/2003; Cass. 19963/2013). 

Dati non trascurabili per gli operatori del diritto che si trovino ad avere a che fare con il delitto di cui all'art. 572 c.p..


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