In base al decreto SR già sappiamo che molte province saranno destinate a sparire, o meglio ad essere accorpate alle città metropolitane di appartenenza.

La lista non è ancora definitiva e non lo sarà prima di qualche settimana. Il decreto impone infatti a Comuni e Regioni la soppressione di una certa percentuale di province, in base a parametri di dimensioni territoriali e densità di popolazione; quasi certamente si passerà da 110 a 50 province. I parametri non sono ancora stati stabiliti, il Governo dovrà provvedere entro 10 giorni dall'approvazione del decreto a darne comunicazione agli enti locali così da rendere possibile il loro lavoro di "pulizia". Alcune indiscrezioni parlano di superfici non inferiori a 3.000 km quadrati e popolazione non inferiore a 350.000 abitanti. Dal momento della comunicazione a quello della decisione non potranno intercorrere più di 40 giorni; va dato atto che la spending review impone delle tempistiche non da tipica burocrazia italiana. Ogni intervento è immediato oppure impone un'azione a brevissimo termine. E questo vale certamente un punto a favore di Monti & co.

Dati i tempi così ristretti è naturale che ciascuna regione si sia già messo all'opera per individuare quali province far accorpare alle città metropolitane (ma metropoli non poteva bastare? Ma città metropolitane ha un non so che di cacofonico, non si può sentire!), quindi una lista ufficiosa già esisterebbe. Tra le province che sparirebbero (presupponendo che siano applicati i parametri di non meno di 3mila km quadrati/ 350.000 abitanti): Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Lecco, Lodi, Rovigo, Gorizia, Pordenone, Imperia, Savona, La Spezia, Piacenza, Rimini, Massa Carrara, Pistoia, Livorno, Prato, Terni, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, Teramo, Pescara, Isernia, Benevento, Matera, Crotone, Vibo Valentia, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Oristano, Olbia Tempio, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia Iglesias.

Un'ecatombe che sta alzando molte critiche. Dalle Regioni perché si teme la perdita di un tassello fondamentale nel dialogo comuni-regione-stato, rappresentato appunto dalle province. Un tassello che ha senso soprattutto in realtà geografiche molto eterogenee, come ad esempio il Veneto. Lo stesso Luca Zaia, governatore della Regione Veneto, è assolutamente contrario al provvedimento, perché si impone di accorpare province dalle realtà economico-sociali troppo diverse dalla città metropolitana di Venezia. "La creazione delle città metropolitane voluta dal Governo é un vero e proprio blitz antidemocratico".

Intanto proprio poche ore fa sono trapelate delle indiscrezioni che mettono in (ulteriormente) cattiva luce il taglio previsto: secondo il servizio Bilancio dello Stato il passaggio di consegne da province a Comuni sarà estremamente oneroso. Il gioco dunque varrà la candela?
Vedi anche: I contenuti della spending review 2012
Barbara LG Sordi
Email barbaralgsordi@gmail.it

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