L'espressione "leccac..." solitamente utilizzata per dare del ruffiano al proprio interlocutore è finita stto il giudizio dela Corte che rinvenuto nela fattispecie la sussistenza del reato di ingiuria. Nella sentenza della Quinta sezione penale (n.43060/2007) si legge: "si puo' ritenere che il termine 'leccac'. non sia soltanto forte o suggestivo, possedendo esso una indubbia carica offensiva e fuoriuscendo assolutamente dai canoni della continenza [...] espressiva". L'imputato
inoltre aveva definito pa persona destinataria dell'ingiuria come una 'acida nubile', Ma c'era stato già un precedente. Il condannato era già finito in tribunale per un'altra igniria avevdo dato del "leccapiedi" ad un avversario durante un'aspra polemica. I giudici di Piazza Cavour hanno che, anche se "e' vero che la polemica politica ci ha abituati all'uso di termini che un tempo erano considerati inammissibili" per cui "la critica per essere efficace deve contenere espressioni forti ed anche suggestive ed iperboliche per richiamare l'attenzione dei destinatari della critica", e' anche vero che non deve mai "trascendere nell'offensivo". Per questo la Corte ha ritnuto che dare del 'leccac...' a qualcuno è "offensivo" e, come scrive il relatore, "fuoriesce assolutamente dai canoni della continenza espressiva". La critica "puo' essere anche corrosiva e forte" ma "non puo' trascendere in gratuito attacco personale" fino rivolgersi a qualcuno per dargli del ruffiano. La Corte nela sentenza ha espresso il suo disappunto anche per l'uso della definizione 'acida nubile'.

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