L'articolo si propone di fare luce su come e quanto ciascuna famiglia si inserisca nelle nostre comunità con la sua unicità, come sistema interpersonale e intrapersonale


La famiglia: cellula, tessuto, organo, corpo sociale. È quello che si ricava dalla Costituzione, dalle fonti normative internazionali e dalle scienze umane.

La famiglia era ed è ogni giorno attaccata da più parti, a cominciare dalla pubblicità che propaganda solo bellezza esteriore, sesso spiccio e fatica zero. La famiglia è sempre stata problematica e privilegiata, uno spazio esclusivo e, al tempo stesso, inclusivo, un luogo che diviene, spesso, "nonluogo", privo di una propria identità e da cui si transita solo senza fermarsi e conoscersi più di tanto.

La famiglia è il luogo di pre-parazione alla vita: coltivare e condividere l'amore per moltiplicarlo, il reciproco rispetto pur conservando le proprie differenze, la serena e paziente attesa, la sana autorità con cui credere, esprimere, vivere e trasmettere convinzioni e valori. Così la famiglia è "società naturale" (art. 29 comma 1 Cost.): "società", unione di soci, compagni, coloro che seguono, che accompagnano, "naturale", dal verbo nascere e, quindi, capacità di generare.

Molto interessante la rappresentazione grafica adottata dalle Nazioni Unite per ogni azione sulla famiglia: all'interno di un cerchio, verde scuro (come gli alberi sempreverdi), ben definito a rappresentare il mondo, è rappresentato "un cuore coperto e protetto da un tetto, collegato ad un cuore più piccolo, a rappresentare la vita e l'amore in una dimora dove ciascuno trova calore, cura, sicurezza, unità, tolleranza e accettazione […]. Il disegno è aperto, a significare che la continuità è collegata ad una certa dose di incertezza. Il colpo di pennello che completa la parte aperta del tetto sta a simbolizzare la complessità della famiglia" (cit.). Famiglia e casa, famiglia è casa: tetto e affetto, appartarsi ma al tempo stesso aprirsi, tratti comuni con altre famiglie e proprie peculiarità.

Una delle tante novità introdotte dalla riforma del diritto di famiglia nel testo degli artt. 143 e ss. del codice civile è la locuzione "bisogni della famiglia" nel 3° comma dell'art. 143. La famiglia non è quella dei propri sogni o per realizzare i propri sogni ma quella che si costituisce e si vive nella quotidianità ed esprime la sua esistenza ed essenza.

Nel testo previgente, invece, prevaleva una mentalità più "individualistica" per cui si diceva che "il marito è il capo della famiglia" (art. 144 cod. civ. fino al 1975) e "ha il dovere di proteggere la moglie, di tenerla presso di sé e di somministrarle tutto ciò che è necessario ai bisogni della vita in proporzione alle sue sostanze" (art. 145 cod. civ. ante 1975). La famiglia non è intesa più come una sistemazione personale ma un sistema interpersonale e intrapersonale.

Il sociologo Pietro Boffi scrive: "Le famiglie, con i loro legami, i loro progetti di vita, la loro funzione riproduttiva, educativa, di trasmissione di valori, infatti non sono un optional. Sono lo snodo fondamentale attorno al quale si generano le identità e i progetti di vita dei singoli, e la capacità di tenuta di tutto il sistema, anche nei suoi risvolti socio-assistenziali.

Il loro venir meno, il loro essere ridotte a micro-unità, rende estremamente difficile, se non impossibile, l'esercizio di queste funzioni. Pensiamo semplicemente alla questione anziani: siamo il Paese, insieme al Giappone, con il maggior numero di persone anziane, delle quali si fanno carico in via quasi esclusiva proprio le loro famiglie: ma le generazioni dei figli unici come faranno"" (nell'articolo "Una su tre è single: la famiglia "Lilliput" fa bene all'Italia"" del 30-12-2019). La famiglia è scuola di vita, di diritti, di solidarietà (art. 2 Cost.) e con l'aumento dei figli unici o delle famiglie monoparentali o altre situazioni simili vengono meno questi presupposti e si determinano faglie nel tessuto sociale.

Dal primo Rapporto internazionale del Family International Monitor (progetto di ricerca internazionale nato nel dicembre 2018 e presentato a giugno 2020) si ricava che in ogni nazione le relazioni familiari sono la più importante risorsa per affrontare le tensioni e le difficoltà interne ed esterne nella vita quotidiana delle famiglie, ma la loro importanza è ancora più decisiva per le persone più vulnerabili e marginali, a conferma della "fondamentalità" della famiglia, nonostante crisi e lacerazioni, come riconosciuta nelle fonti di diritto internazionale e dalle scienze umane e obiettivo anche dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Le ferite delle famiglie "possono essere risanate se saremo capaci di rivitalizzare la comunità. Esperienze comunitarie come il cohousing, ancora poco diffuso ma ricco di potenzialità, l'impegno nel volontariato di quartiere e vicinato, l'impegno per il welfare territoriale, l'affidabilità di tante "nuove famiglie", il supporto reciproco che si sviluppa tra coppie giovani con figli di una stessa scuola o di uno stesso quartiere, sono tutti segnali di ricomposizione del vissuto familiare su base comunitaria che, se opportunamente messi a fuoco e sostenuti, possono contribuire in maniera determinante alla ricucitura della realtà familiare ed al superamento delle sue ferite" (la sociologa Carla Collicelli, in "Dalle relazioni ferite alle relazioni risanate: la solidità dell'amore", 2020). Se la famiglia tornasse ad essere tale si avrebbe la piena attuazione dell'art. 2 della Costituzione e si realizzerebbe la cosiddetta ecologia delle relazioni: esercizio dei diritti inviolabili dell'uomo, formazione sociale per eccellenza, svolgimento della personalità, adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà.

Tra le tante famiglie ferite, lacerate quelle dei detenuti, come scrive Alessandra Bialetti, pedagogista sociale e consulente della coppia e della famiglia: "La perdita di una figura di riferimento importante ricade pesantemente su chi, fuori, deve lottare ogni giorno per la sopravvivenza propria e dei propri figli, su chi deve far da madre e padre a piccole vite in crescita, deve "tamponare" esigenze di ogni tipo soprattutto emotive e affettive. Un'ulteriore criticità è rappresentata dal giudizio che la famiglia di un detenuto vive sulla propria pelle. La discriminazione davanti a storie di vita così pesanti, ma anche la paura che ognuno di noi può sperimentare davanti a una realtà sconosciuta e critica, chiude l'intera famiglia in una solitudine relazionale che spesso pesa ancora di più della detenzione stessa" (in un articolo del 7 febbraio 2020). "Gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo separato da entrambi i genitori o da uno di essi di mantenere relazioni personali e contatti diretti in modo regolare con entrambi i genitori, salvo quando ciò sia contrario all'interesse superiore del fanciullo" (art. 9 par. 3 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

Alessandra Bialetti aggiunge: "[...] Nel carcere si incontrano tante storie, visi che portano dentro un vissuto e che rimandano, non solo alla storia personale, ma anche a un tessuto familiare fortemente compromesso. Dietro ogni detenuto c'è un'esistenza complessa, una famiglia, legami coniugali e genitoriali. Compito del percorso riabilitativo non è solo quello di far scontare una pena e reinserire nella società ma di prendersi carico di tutto il tessuto relazionale che il detenuto porta dentro di sé. [...] Occorre quindi chiedersi come porsi in ascolto di queste famiglie senza aprirsi al giudizio e al pregiudizio. Occorre accompagnare il loro cammino, confortare, tenere i contatti anche solo con una telefonata, poche parole per trasmettere consolazione, vicinanza e coraggio. "Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell'ambito della propria famiglia" (art. 1 legge 4 maggio 1983 n. 184 "Diritto del minore ad una famiglia"): questo diritto non deve essere trascurato in caso di bambini e ragazzi con genitore/i detenuto/i, casi in cui la comunità dovrebbe farsi ancor di più "famiglia di famiglie". Si ricordi, tra l'altro, la formulazione dell'art. 5 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia: "Gli Stati parti rispettano la responsabilità, i diritti ed i doveri dei genitori o, all'occorrenza, dei membri della famiglia allargata o della comunità, secondo quanto previsto dalle usanze locali, dei tutori o delle altre persone legalmente responsabili del fanciullo, di impartire a quest'ultimo, in modo consono alle sue capacità evolutive, l'orientamento ed i consigli necessari all'esercizio dei diritti che gli riconosce la presente Convenzione".

La famiglia è anche un soggetto economico perché luogo di economia ed economie e fonte di esternalità, effetti negativi o positivi su altri soggetti, dalla scelta della scuola privata o pubblica per i figli ai costi sociali ed economici di separazioni o divorzi più o meno conflittuali. La rilevanza economica della famiglia è presa anche in considerazione nell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: "Riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito, fornendo un servizio pubblico, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione di responsabilità condivise all'interno delle famiglie, conformemente agli standard nazionali" (punto 5.4). Rilievo alla famiglia è stato dato pure nel 6° principio del Pilastro europeo dei diritti sociali.

"[…] al di là di analisi sociologiche, politiche o economiche, una cosa certa è che, in questo contesto, la famiglia soffre, tra le altre cose, soprattutto di solitudine, e se la famiglia soffre, soffrono di più gli ultimi, gli emarginati. Nessuna istituzione, infatti, può aiutare, come le famiglie, i poveri, gli orfani, gli immigrati in modo continuativo e non emergenziale" (l'avv. Vincenzo Bassi in un articolo su L'Osservatore Romano, l'8 settembre 2020). Nell'art. 29 della Costituzione si parla di "diritti della famiglia" e nelle fonti di diritto internazionale si ribadisce l'aiuto alla famiglia o la protezione della famiglia (per es. l'art. 33 par. 1 della Carta di Nizza recita: "È garantita la protezione della famiglia sul piano giuridico, economico e sociale") ma nella realtà avviene sempre meno perché la "macropolitica" è in altro occupata o preoccupata, per cui si sviluppano forme di "solidarietà interfamiliare".

"Gli uomini hanno inventato i minuziosi codici, ma appena c'è occasione si azzannano senza legge" (lo scrittore Erri De Luca). Quant'è tristemente vero soprattutto per gli affari di famiglia, dal divorzio alla divisione di un'eredità: l'uomo ha fame di amore e famiglia, tutto il resto è solo surrogato.


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