Il contributo mette in luce le diverse dinamiche interne alle famiglie, inconsapevoli, a volte, del fatto che la morte delle relazioni è un processo quotidiano di erosione che può essere evitato, assumendo ciascuno i propri doveri


Oggi si parla tanto di famiglia ma si interloquisce poco con la famiglia e si comunica ancora meno in famiglia.

Il sociologo Francesco Belletti rileva: "Nella triangolazione tra "potere", "servizio" e "bene comune" occorre riflettere sia sull'interno familiare, sia sulla relazione tra famiglia e contesto esterno. Secondo il primo ambito (quello interno), la famiglia è cambiata molto, in questi cento anni, in modo prevalentemente positivo, ma anche ambivalente. Nei modelli tradizionali il potere (autoritario) era un ordinatore potente delle relazioni familiari, sia nella coppia, tra uomo e donna, sia nelle relazioni intergenerazionali, tra genitori e figli (anche da adulti), e chi "serviva" si trovava poi in condizioni subordinate. I processi di modernizzazione da questo punto di vista hanno riequilibrato questa polarizzazione, generando relazioni familiari più dialogiche, più orizzontali, più "democratiche". I figli hanno finalmente avuto diritto di parola e crescenti spazi di libertà, le donne hanno potuto manifestare con maggiore franchezza la propria soggettività, alcuni compiti e funzioni sono stati maggiormente condivisi. Tuttavia questo processo virtuoso è stato "esasperato" e travolto da un altro processo culturale, catalizzato dal passaggio epocale definibile come "il Sessantotto", che ha radicalmente contestato la possibilità stessa di relazioni educative autorevoli, indebolendo così le responsabilità educative che sono connaturate all'esperienza familiare. Così, oggi, anche in famiglia è difficile educare al servizio e al bene comune dell'intera collettività, perché ognuno si fa norma a se stesso, e prevale il "particulare" di ciascuno, senza spirito di servizio né tantomeno amore al bene comune" (in uno dei lavori concernenti un Convegno internazionale a Caltagirone nel giugno 2019). La famiglia è disciplinata nella Costituzione sotto la rubrica "Rapporti etico-sociali" (artt. 29-31), ma purtroppo la famiglia odierna sta trascurando o ha dimenticato ogni sua funzione etico-sociale.

Il sociologo Pierpaolo Donati considera il binomio famiglia e capitale sociale primario: "La famiglia, insieme alle reti sociali primarie con cui è connessa, come parenti, vicini, amici, costituisce il capitale sociale primario in quanto luogo originario nel quale ogni persona impara a stare in relazione con altre persone, diverse per genere, età, carattere. Senza questa prima fondamentale capacità di stare dentro ad una relazione, quella familiare, la capacità stessa di stare in relazione con altri risulta fortemente minata. La famiglia è dunque il luogo nel quale si genera il capitale sociale stesso, che consiste nella fiducia primaria e nella reciprocità interpersonale come scambio simbolico. In questo senso, possiamo affermare che la famiglia è necessaria alla società, oppure che si forma una famiglia per costruire una società" (in "Famiglia e capitale sociale nella società italiana. Ottavo Rapporto CISF sulla famiglia in Italia", 2003). La famiglia è e deve essere fonte e fucina di diritto e giustizia come si ricava dalla disciplina e dalla collocazione nella Costituzione e dalle fonti internazionali. In questi compiti deve essere aiutata e deve accettare di farsi aiutare.

A proposito di aiuti, il sociologo Francesco Belletti spiega: "[…] per sviluppare politiche della famiglia serve un vero cambio di paradigma: bisogna essere convinti che la famiglia è una risorsa (e non un costo sociale), che ha responsabilità e creatività (anziché bisogni da soddisfare con nuovi servizi), che una famiglia solida genera valore sociale ed economico, un valore aggiunto nella produzione di un Prodotto interno lordo che non è solo economico-finanziario, ma riguarda la produzione di coesione sociale, speranza, progetto e solidarietà" (in un intervento del 19-11-2019). La politica e ogni altro settore pubblico devono rammentare che i cittadini provengono da famiglie e formano famiglie e bisogna riconsiderare - per rivitalizzarlo - l'art. 2 della Costituzione e la rubrica "Diritti e doveri dei cittadini" della Parte I della Carta costituzionale sotto cui è disciplinata la famiglia negli artt. 29-31. Anche le inadeguate o inesistenti politiche della famiglia ne concausano la crisi (come si ricava, per esempio, dal film di denuncia sociale "Sorry we missed you", del regista inglese Ken Loach, su precariato e nuove povertà: una famiglia che cerca di rimanere unita e di non perdere il sorriso nonostante i problemi di lavoro e nonostante le oppressioni del sistema).

"Da parte degli studiosi si sottolinea che occorre passare da politiche indirette e implicite a politiche dirette ed esplicite per favorire non solo le tutele giuridiche dei soggetti della vita familiare, ma anche la promozione della famiglia come soggetto sociale di primario interesse pubblico per la rilevanza delle funzioni sociali che essa svolge, in particolare ai fini della umanizzazione delle persone e della coesione sociale" (dal primo Piano Nazionale per la famiglia, "L'alleanza italiana per la famiglia", del Dipartimento per le politiche della famiglia, del 7 giugno 2012). Oggi in realtà sta sparendo la famiglia, non quella ideale o tradizionale, ma quella "umana".

Nella pluralità delle conformazioni familiari si stanno sempre più diffondendo i modelli della "famiglia allargata" e della "famiglia allagata". Eppure basterebbe un po' di impegno da parte di tutti (l'adultità, quella che manca di più!) per avere una famiglia allargata e allagata di amore.

"I genitori devono educare e poi lasciar andare i propri figli. I ragazzi devono staccarsi dalla famiglia per diventare adulti. Tutto ciò costa fatica e qualche (inevitabile) conflitto" (fra Fabio Scarsato, esperto di problematiche giovanili). Bisogna recuperare la dimensione del dovere, soprattutto nella relazione genitori-figli (cominciando col dover fare i genitori e il dover fare i figli nel reciproco ruolo e rispetto) per trasporla e viverla anche in altri ambienti. La famiglia è e resta il primo ambiente in cui "s'impara a imparare".

La famiglia stessa è sacrificio, "rendere sacro, fare cosa sacra", perché rende sacri la vita, l'amore, le relazioni esistenziali fondamentali. Così il "rinunciare", nel suo significato originario, era "riferire, annunciare dietro, rispondere", quindi è scegliere, decidere, una forma di responsabilità, tutto ciò che comporta una famiglia. Anche mediante sacrifici e rinunce la famiglia si costruisce e diviene quella "società naturale fondata sul matrimonio" come definita nell'art. 29 della Costituzione.

"Per una volta, ascolta davvero tua moglie, tuo marito, i tuoi figli. Sarà la sorpresa più bella della tua vita" (lo scrittore Bruno Ferrero). Ascoltarsi in famiglia serve a prevenire silenzi, muri, conflitti e a dare risposte a problemi che sembrano insormontabili. È fornirsi assistenza morale (di cui agli artt. 143 e 147 cod. civ.), è far emergere le vere esigenze di entrambi i coniugi e quelle preminenti della famiglia (art. 144 cod. civ.). La mancanza di ascolto e comunicazione in famiglia è una delle principali cause delle lacerazioni dei rapporti fra coniugi o partner e fra genitori e figli sino a causare problemi di salute personale e sociale e costi di ogni sorta.

Il sociologo Pietro Boffi evidenzia un altro aspetto: "[…] vi sono anche altre perdite rilevanti, dovute alla contrazione dell'ampiezza dei nuclei familiari. Il venir meno della fratria, cioè di quella scuola di socialità che aiuta a stare al mondo, ad imparare a rapportarsi con gli altri, ad uscire dal narcisismo infantile che sembra attanagliare una buona fetta della nostra popolazione anche ben oltre l'adolescenza, significa una sempre maggiore chiusura nell'individualismo autoreferenziale. Così come senza un adeguato ricambio della popolazione giovanile, è la dinamicità, la voglia di rinnovare, la forza con cui affrontare le sfide dell'oggi che vengono meno, e che rendono sempre più esangue, ferma, stagnante un'intera nazione" (nell'articolo "Una su tre è single: la famiglia "Lilliput" fa bene all'Italia?" del 30-12-2019). Alla famiglia si può applicare anche l'art. 9 della Costituzione intendendo la famiglia quale fattore di cultura e promotore della cultura, paesaggio (emozionale) e patrimonio storico.

Edoardo e Chiara Vian, esperti di famiglie in difficoltà, affermano: "Spesso ci troviamo di fronte a situazioni di matrimoni sfibrati, in cui più che farsi apertamente del male non si riesce più a produrre una dinamica di bene. Un lento ma costante allontanamento reciproco: il lavoro, i figli, la casa, il tempo per sé e per le proprie passioni riempiono le giornate e la relazione si deprime, ristagna in un vuoto terrificante. Le cose che inizialmente pensavamo a servizio del nostro amore sono diventate l'unico motivo del nostro stanco incedere assieme. La coppia, come sappiamo, o cresce o decresce, o avanza o arretra: essendo un elemento vitale non rimane mai ferma, o la alimenti e cresce o non la nutri e prima si impoverisce e poi muore". Il legislatore della riforma del diritto di famiglia del 1975 ha introdotto tra i doveri reciproci coniugali quello alla collaborazione nell'interesse della famiglia perché la famiglia comporta lavoro, fatica, in altre parole il peso della quotidianità.

"Famiglia, cellula fondamentale della società" (tra le altre fonti, Carta sociale europea, riveduta nel 1996). Ogni tessuto è fatto da più cellule, così il tessuto sociale. Tutto viene dalla famiglia e torna alla famiglia, nel bene e nel male, il ben-essere e il mal-essere.

La famiglia è l'autostrada della vita, le altre proposte di vita sono solo scorciatoie tortuose e ignote.


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