Il delicato cammino dell'avvocato tra la difesa dei diritti e il rispetto della dimensione umana e dei sentimenti


La separazione coniugale è un evento che incide profondamente sull'esistenza degli individui, un vortice emotivo che può facilmente trascendere in una conflittualità trasformando così quello che un tempo era un amore in un odio profondo.


Non è semplice trovare un equilibrio in momenti così delicati, motivo per cui la figura dell'avvocato assume un ruolo cruciale, non solo come esperto del diritto ma soprattutto come professionista capace di dare il massimo rilievo alla dimensione umana della crisi coniugale.


L'arte di condurre una separazione senza conflitti si fonda sulla premessa che ogni individuo ha il diritto di chiudere un capitolo della propria vita anche nel disaccordo con l'altro, e questa scelta merita rispetto indipendentemente dalla condivisione delle ragioni.


L'avvocato non deve solo saper navigare nella complessità delle norme giuridiche, deve possedere una spiccata empatia, dote essenziale per comprendere che dietro ogni processo di separazione tra coniugi c'è il dramma umano di persone con il loro mondo interno, con il loro vissuto fatto di sentimenti e di emozioni spesso contrastanti. Non va dimenticato che chi chiede assistenza per una separazione non cerca solo una soluzione tecnico-normativa, è anche alla ricerca di un nuovo equilibrio e di una nuova stabilità.

Ecco perché occorre saper bilanciare tra la tutela dei diritti del cliente e la ricerca di un dialogo costruttivo tra le parti. È un delicato gioco di equilibri, dove la legge incontra la dimensione umana e dove il rispetto delle parti deve guidare ogni azione.


Una gestione non conflittuale della separazione può comportare notevoli vantaggi per le parti ma si tratta di un traguardo tutt'altro che facile da raggiungere.

Sicuramente è richiesta una grande capacità di ascolto e una sensibilità tale da riuscire a calarsi nei panni dei clienti. Se ci sono questi presupposti, l'avvocato può riuscire a condurre le parti verso il superamento delle barriere dell'odio e del risentimento stabilendo un equilibrio tra il necessario rispetto dei diritti da un lato e la dignità delle persone dall'altro.


Insomma la dimensione umana nella professione forense non può mai essere considerata come una eventualità. Chi è soltanto un grande tecnico rischia di causare seri disastri, magari convinto di aver assicurato al cliente una vittoria legale indiscussa, non si rende conto di aver portato la parte a una sonora sconfitta sul piano umano pregiudicando il futuro delle sue relazioni familiari non solo con l'ex coniuge ma anche, se ci sono, con i propri figli.


In quanto avvocati, non dobbiamo mai perdere il contatto con la dimensione umanistica della nostra professione; è proprio in questo che si distingue un grande avvocato da un banale azzeccagarbugli.


In quanto avvocati non dobbiamo mai perdere il contatto con la dimensione umanistica della nostra professione perché è proprio questo contatto che fa la differenza tra un grande avvocato e un banale azzeccagarbugli.


Foto: 123rf.com
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