Il Garante Privacy lancia l'allarme sui pregiudizi che possono derivare ai minori dallo "sharenting" e dà suggerimenti ai genitori per limitare i danni

Addio foto dei figli sui social?

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Ore contate per le foto dei figli sui social? Tra qualche tempo, si potrà dire addio ai vari Reels dei pargoli dei vari influencer su Instagram? Può essere. Mentre in Francia, infatti, si dichiara guerra al fenomeno dello "sharenting", ed è già pronta una legge ad hoc, in Italia, il Garante Privacy ha posto la questione all'attenzione del Governo e ha diffuso una serie di suggerimenti ai genitori per limitare i danni causati ai minori da questa ormai diffusissima pratica!

Cos'è lo sharenting

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Con il termine "sharenting", spiega l'autorità, si intende il fenomeno della condivisione online costante da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli/e (foto, video, ecografie, storie). Coniato negli Stati Uniti, il neologismo deriva dalle parole inglese "share" (condividere) e "parents" (genitori).

La gioia di un momento da condividere, pubblicando l'immagine dei propri figli, è un'emozione comprensibile, ma allo stesso tempo è necessario chiedersi se ci sono rischi nell'eccessiva e costante sovraesposizione online, scrive il Garante, che da tempo ha posto l'attenzione sullo sharenting soprattutto "per i rischi che comporta sull'identità digitale del minore e quindi sulla corretta formazione della sua personalità". Inoltre, "la diffusione non condivisa di immagini rischia inoltre di creare tensioni anche importanti nel rapporto tra genitori e figli".

I pregiudizi ai figli

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È dunque necessario che i "grandi" siano consapevoli dei pregiudizi cui sottopongono i minori con l'esposizione in rete (e quindi tendenzialmente per sempre) delle foto dei figli, anche in termini di utilizzo delle immagini a fini pedopornografici, ritorsivi o comunque impropri da parte di terzi.

Per questo, già dalla Relazione annuale 2021, l'Autorità "ha proposto di estendere a questi casi la particolare tutela assicurata dal Garante sul terreno del cyberbullismo".

Si deve riflettere, infatti, sul fatto che "postare foto e video di diversi momenti della vita dei minori, magari accompagnati da informazioni tra cui l'indicazione del nome o l'età o il luogo in cui è stato ripreso, contribuisce a definire l'immagine e la reputazione online".

Ciò che viene pubblicato online o condiviso nelle chat "rischia di non essere più nel nostro controllo e questo vale maggiormente nel caso dei minori. Quando qualcosa appare su uno schermo, non solo può essere catturato e riutilizzato a nostra insaputa da chiunque per scopi impropri o per attività illecite, ma contiene più informazioni di quanto pensiamo, come ad esempio i dati di geolocalizzazione".

Per di più, si chiede il Garante, "i nostri figli in futuro potrebbero non essere contenti di ritrovare loro immagini a disposizione di tutti o non essere d'accordo con l'immagine di sé stessi che gli stiamo costruendo. È bene essere consapevoli che stiamo fornendo dettagli sulla loro vita e che potrebbero anche influenzare la loro personalità e la loro dimensione relazionale in futuro".

I suggerimenti per limitare i danni

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Per chi proprio non può fare a meno di pubblicare immagini dei propri figli, il Garante fornisce una serie di suggerimenti ed accortezze per cercare di "limitare i danni":

  • rendere irriconoscibile il viso del minore (ad esempio, utilizzando programmi di grafica per "pixellare" i volti, disponibili anche gratuitamente online);
  • coprire semplicemente i volti con una "faccina" emoticon;
  • limitare le impostazioni di visibilità delle immagini sui social network solo alle persone che si conoscono o che siano affidabili e non le condividano senza permesso nel caso di invio su programma di messaggistica istantanea;
  • evitare la creazione di un account social dedicato al minore;
  • leggere e comprendere le informative sulla privacy dei social network su cui carichiamo le fotografie.


Foto: 123rf.com
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