Politica e autorità sanitarie hanno fondato le rispettive decisioni non sulla propria autonomia ma sulla decisione dell'altra. Un vizio di forma che tiene legate l'una all'altra in un intreccio di responsabilità da cui non riescono più a separarsi

Green pass e Costituzione

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Quando certi studiosi di giurisprudenza dicono che la Costituzione non pone ostacoli al green pass e super green pass, siamo portati a pensare che esprimano un giudizio analitico, cioè - per dirla alla Kant - mostrino il predicato come già contenuto nel soggetto. Potremmo invece esserci tutti ingannati, e che la loro proposizione andasse intesa come 'sintetica', cioè empirica.

Probabilmente, queste persone fanno esperienza del fatto che, nonostante la Costituzione sia in vigore, il governo "sequestra" indisturbato le relazioni sociali, restituendole solo a chi paga il "riscatto" col vaccino o col tampone o con tutti e due. E dall'osservazione ripetuta di queste circostanze, traggono quella conclusione.

Con la dottrina "nudge" sta passando l'idea che sia possibile giungere in zone vietate alla semplice condizione di farlo per piccoli passi, distribuiti lentamente nel tempo, così da 'compartimentare' le reazioni, sedarle più facilmente, e diffondere un sentimento di rassegnazione. "Usucapione" e "Divide et impera" potrebbero essere i concetti primitivi a fondamento di questa strategia operata da chi dispone dell'intero da dividere e può permettersi di attendere.

Partiamo da un esempio storico a cui nessuno oggi fa più caso: il sequestro della libertà di circolazione nei centri città ai veicoli improvvisamente diventati inquinanti. Quella libertà viene restituita previo acquisto di un autoveicolo nuovo, che dà diritto ad un indennizzo sulla rivalutazione dell'usato la cui entità scompare di fronte al costo di un nuovo autoveicolo. Si badi, l'unica responsabilità che ha il malcapitato è quella di frequentare il centro città - magari perché residente o lavoratore - e per accedervi è costretto ad esibire un "green pass" per autoveicoli. Questi divieti alla circolazione sempre più estesi sono a tutti gli effetti "Obsolescenza programmata", attuata in questo caso dal legislatore; lo stesso che poi si scaglia - non si capisce bene con quale credibilità - contro quella vera escogitata direttamente dai produttori di tecnologia.

Obsolescenza sanitaria programmata

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Dalla lotta allo smog alla lotta al virus. Qui la posta in gioco è più alta, lo schema però lo stesso. Il governo ritiene di poter sequestrare prima la libertà di circolazione, a piedi questa volta, condizionandola all'uso di mascherine e distanziamento; poi è la volta delle attività di svago; poi di quelle lavorative; in un crescendo continuo, lento ma inesorabile, sia nell'estensione del "sequestro" che nell'entità del "riscatto", spingendosi fino a dare la caccia agli studenti alle fermate degli autobus e ai pensionati negli alberghi; tutti costretti a sottoporsi ad un vaccino che permetta loro di riattivare le proprie relazioni sociali per circa 5/6 mesi, prima che il certificato verde scada e si torni ad essere "inquinanti" e costretti ad una nuova somministrazione, sulle cui conseguenze avverse il governo, con il coraggio che lo contraddistingue in queste circostanze in cui chiede ai cittadini di sottoporsi al rischio del vaccino per il bene superiore della salute pubblica, richiede per sé e i suoi operatori lo scudo penale, e senza stabilire indennizzi per legge (artt 3 e 3-bis, DL 1° aprile n° 44 convertito).

Sorridiamo poi di quei sanitari chiamati ad investigare il "nesso causale" della morte di qualcuno per conseguenze avverse da vaccino. Perché l'unico modo che avrebbero per farlo sarebbe quello di analizzare la regola, alla quale però l'eccezione si sottrae per definizione, e quindi non lo scopriranno mai, come pure non scopriranno mai la corrispondente responsabilità, che sarebbe comunque depenalizzata.

Il paradosso dello stato di eccezione

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Se l'eccezione conferma la regola, lo stato di eccezione è quello stato in cui la regola è confermatissima. Si potrebbe chiamare il "paradosso dello stato di eccezione" (oppure "paradosso di Agamben", da Giorgio Agamben, il filosofo che ha analizzato in maniera illuminante il concetto di stato di eccezione).

Deve averlo scoperto ben prima di noi il governo, questo paradosso, se ritiene di poter giustificare la regolarità della durata dello stato di emergenza sanitaria oltre i due anni!

Differenza tra obbligo vaccinale e obbligo di Super Green Pass

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Ci si sta interrogando in cosa consista la differenza tra obbligo vaccinale e obbligo di super green pass, che, lo ricordiamo, consiste nell'impossibilità di accedere a tutta una serie di servizi, relazioni e diritti sociali, in continua espansione, e fondamentali per la vita delle persone, senza prima esibire un documento che attesti l'avvenuta vaccinazione, o guarigione entro 5 mesi.

La differenza tra i due obblighi è sostanzialmente NESSUNA. Sequestrare la vita sociale delle persone restituendola dietro presentazione del codice a barre di tipo "super" è di già l'obbligo più severo che ci possa essere. Allora - ci si chiede - perché esponenti del governo e della maggioranza evocano lo spettro dell'obbligo vaccinale, con l'aria di chi stia dicendo Finora abbiamo solo scherzato! quando invece la coercizione finora è stata fortissima?

Prendiamo un caso estremo, peraltro non più di attualità: l'obbligo di leva. Se ad un giovane fosse stato consentito di lavorare, utilizzare i mezzi pubblici, i servizi di ristorazione, gli alberghi, le palestre, le discoteche, ecc. solo dietro esibizione di un certificato di avvenuto servizio militare, possiamo tutti essere sicuri che non vi sarebbe mai stata una sola diserzione.

In attesa allora di conoscere i contenuti del provvedimento sull'obbligo vaccinale che ci farà scoprire in cosa consista la sua differenza con l'obbligo di super green pass; quale sanzione sarà prevista; chi avrà l'onere di individuarla e comminarla; se le sanzioni varranno solo per chi rifiuti la vaccinazione o non anche per chi l'abbia somministrata nei casi di conseguenze avverse, ecc., facciamo una congettura.

E' irresistibile il sospetto che il governo, dopo avere per mesi adottato comportamenti estorsivi nei confronti di una minoranza renitente ad un obbligo vaccinale surrettizio, si stia domandando se valga realmente la pena continuare a fare il poliziotto cattivo quando sarebbe tutto più semplice passare la patata bollente alla magistratura. Erano i magistrati del resto che andavano a pescare i coscritti che disertavano, i Carabinieri apparivano come innocenti esecutori nel ruolo di polizia giudiziaria. Perché, dunque - si starebbe interrogando il governo, e la sua maggioranza - continuare a farsi odiare dai disubbidienti quando è possibile farlo una volta sola nel momento dell'approvazione dell'obbligo e poi lasciare tutti gli impicci alla magistratura che avrà il compito di braccarli come abbiamo fatto noi finora?

Ma attendiamo il provvedimento per avere conferma o smentita.

L'intera campagna vaccinale anti SARS-CoV-2 nasce da una petitio principii

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Il governo dichiara lo stato di emergenza su richiesta delle autorità sanitarie e queste anticipano l'autorizzazione all'uso dei vaccini sotto la pressione dello stato di emergenza.

E' divenuto così possibile giustificare l'uso di sieri sperimentali su volontari - che col tempo sono diventati sempre meno volontari mano a mano che le iniziative "nudge" (estorsive) del governo dispiegavano i loro effetti.

Politica e autorità sanitarie hanno fondato le rispettive decisioni non sulla propria autonomia, ma sulla decisione dell'altra. Questo vizio di forma tiene legate l'una all'altra in un intreccio di responsabilità da cui non riescono più a separarsi.

La fretta di terminare la campagna, costi quel che costi, potrebbe essere spiegata dal timore di sapere di averla costruita su fondamenta mal sicure, e dall'ansia di sgomberare l'edificio prima che crolli.

Quando il virus sarà passato, tra le vittime conteremo anche la reputazione dei virologi e quella dei giuristi. I primi hanno generato il concetto dell'"umanità in pericolo" bisognosa di "cure" liberticide; i secondi hanno ideato gli strumenti giuridici "estorsivi" che il governo ha utilizzato per piegare il braccio dei disobbedienti.

Il caso dei virologi è emblematico. Ci spiegano che per combattere il virus bisogna agire sul sistema immunitario delle persone, che formano il suo ambiente: si vaccinano quelle per modificare questo e rendere la vita difficile al virus.

Sembrerebbe tutto chiaro e lineare. La parte che però manca è la seguente.

Per reciprocità, il virus concorre a formare il nostro, di ambiente. Se la mutazione del nostro sistema immunitario - che si ottiene col vaccino - si oppone al virus, vorrà dire che la mutazione del virus si opporrà al nostro sistema immunitario - negare quest'ultima affermazione significherebbe negare sia l'evidenza empirica che l'applicabilità del "darwinismo" al virus: su quale fondamento poggerebbe questa discriminazione?

La resistenza del virus porta così ad una recrudescenza delle misure di contenimento: cioè alla nostra di mutazione, come società, e alla conseguente somministrazione di ulteriori vaccini; che a sua volta porta ad una recrudescenza del virus, che muta nuovamente, e così via. Di fatto, stiamo inseguendo la nostra ombra. Solo chi non abbia avuto occhi per vedere ha potuto intraprendere una partita così incerta fin dall'inizio, mettendo in campo provvedimenti la cui severità è stata l'unica cosa certa che finora hanno dimostrato di avere.

La circolarità della sequenza causale - il serpente che si morde la coda - è dimostrata dalla schizofrenia della produzione legislativa in materia[1], dominata da continui correttivi che sembrano incaricarsi di correggere una road-map precedentemente stabilita, da portare a termine a tutti i costi a prescindere dalle sopravvenute nuove circostanze che la renderebbero obsoleta. Come a dire, il treno è ormai in corsa e non si può fermare. Quindi, vaccino per tutti comunque; se poi si rivelasse inutile, allora: tampone per tutti, isolamento e lockdown.

Il caso dei giuristi merita maggiore delicatezza. In fondo sono vittime anch'essi. Ci limitiamo solo a dire che, fossimo in loro, inizieremmo a preoccuparci di come smaltire tutta questa mole di "velivoli" giuridici che sono stati lanciati in orbita al solo scopo di portare le persone negli hub vaccinali e che terminata la loro missione andrebbero quantomeno riportati sulla Terra per lo smaltimento oppure accelerati fuori dall'orbita terreste, per evitare che ci possano un bel giorno ricadere sulla testa. Sono gli unici a poterlo fare.

I punti ciechi e la Costituzione come vincolo interno

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La politica non è in grado di rendersi conto se la sua azione stia opprimendo una minoranza, perché da quella direzione non ci sente e non ci vede, è il suo punto cieco. Il suo apparato sensoriale è tutto concepito a favore della maggioranza.

La sanità, da parte sua, non potrà mai accorgersi che si è infilata in un caso di accanimento terapeutico, cioè il suo punto cieco, perché è stata progettata per dare la caccia alla malattia e favorire la cura.

La giurisprudenza, infine, si limita a confrontare ciò che è con ciò che è giusto. Senza un fattore a essa esterno, che le ricordi su quale piatto ha posizionato il "giusto", potrebbe ogni tanto dimenticarselo, ed in quel caso - il suo punto cieco - non riuscirebbe più a scoprirlo perché la relazione della bilancia è in sé assolutamente simmetrica (lo esige il suo stesso principio di funzionamento).

Il meccanismo che impedirebbe ai sistemi autonomi di andare a schiantarsi contro gli altri sistemi autonomi, che rappresentano il loro ambiente cioè il vincolo esterno, è per l'appunto il vincolo interno. E noi ne avremmo anche uno, che si chiama Costituzione.

Rispettarla è nel nostro interesse, ed in quello del legislatore.

Ignorarla è possibile, ma lo è come disabilitare i freni delle cabine dell'impianto di risalita, pensando che tanto non servono e fanno solo perdere tempo.

[1] Si veda Sull'indeterminatezza di obiettivo del super green pass di Pierluigi Tramonte


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